Allarme nell’isontino per la carenza di medici di base
GORIZIA «La situazione si sta facendo preoccupante. Ci stiamo avviando verso il culmine dei pensionamenti dei medici di medicina generale. Ciò determinerà, nei prossimi dieci anni, un’abbondante carenza di professionisti sul territorio isontino. Saranno più che dimezzati. Occorre fare qualcosa. E presto».
Adriana Fasiolo, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), è talmente realista da essere quasi brutale nell’esposizione dei fatti e delle prospettive. Già oggi, a Grado come a Gradisca d’Isonzo, si iniziano a vedere gli effetti pratici della carenza di medici di famiglia. E il tema è stato attentamente sviscerato in un incontro con il segretario nazionale Fimmg, Silvestro Scotti.
«Il trend preoccupa - esordisce Fasiolo -. Fornisco alcuni numeri su scala regionale. I medici di medicina generale sono 780 in Friuli Venezia Giulia. Nei prossimi 10 anni, se tutti andranno in pensione a 70 anni, usciranno dal mondo del lavoro 470 figure, molti più della metà. Ma è chiaro che qualcuno terminerà prima la sua esperienza, sfruttando i pre-pensionamenti, visti gli alti valori di stress accumulati nel periodo della pandemia. Già nei prossimi cinque anni vedremo, in maniera macroscopica, gli effetti, perché la loro sostituzione è tutt’altro che scontata. E a Gorizia la situazione è la stessa del resto della regione. Oggi abbiamo un centinaio di professionisti al lavoro, ma il loro numero è destinato a scendere. Drasticamente».
Perché ci si è trovati in questa situazione? «Semplice, non è stata fatta un’adeguata programmazione. Ripeto: stiamo già assistendo a scenari di difficoltà in vari Comuni, penso ad esempio a Grado e a Gradisca. I cittadini, nel mentre viene individuato un altro medico con incarico temporaneo, devono poter avere assistenza: assistenza di qualità». Invece, cosa capita oggi? Quando un medico raggiunge il traguardo della pensione, i pazienti vengono “spalmati” sugli altri professionisti. «Ogni medico dovrebbe rispettare il massimale di 1.500 pazienti a testa ma ci sono casi di 1.800, laddove ancora non è stato individuato un sostituto. Risultato? Si rischia di abbassare il livello della qualità dell’assistenza ed è una tendenza molto pericolosa. Siamo in overbooking».
Non migliore la situazione nel resto d’Italia. Se il numero rimarrà costante, ad essere rimpiazzati entro il 2028 saranno non più di 11 mila medici, a fronte dei circa 33.000 necessari. Già, perché nelle previsioni, da qui al 2028, l’emorragia è in aumento esponenziale: nei prossimi otto anni saranno andati in pensione 33.392 medici di base in tutta Italia. «Scontiamo anche la scarsa attrattività della medicina generale. Molti giovani, di fronte anche al caos stratosferico determinato dalla pandemia, sono portati a scegliere un’altra specializzazione. Molti, ad esempio, optano per il settore della Prevenzione in un momento in cui il coronavirus è entrato a gamba tesa nelle nostre vite».