Otto società di pompe funebri fanno ricorso al Tar contro l'Azienda sanitaria: «Autorizza bare con materiali diversi»
UDINE. Dicevano di avere presentato ricorso «a garanzia del corretto esercizio da parte della pubblica amministrazione dei propri poteri in materia di regolamentazione del settore mortuario». Una spiegazione assai poco plausibile, secondo il Tar del Fvg investito del caso, trattandosi di «enti privati con scopo lucrativo» difficilmente propensi a «farsi rappresentanti di un interesse di natura generale».
Il punto che ha stroncato le rimostranze delle otto società che, dal Veneto alla Sicilia, avevano tentato di inficiare un provvedimento dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, però, è un altro. Ed è semplicissimo: in quanto «produttori di cofani di zinco», non sono legittimate a impugnare alcunché. Tanto meno, l’autorizzazione all’uso di un altro materiale, il polipropilene (materiale termoplastico), rilasciata alla Kb-Plast srl di San Giorgio di Nogaro per la tumulazione con trasporto di salme a distanza inferiore a 100 chilometri.
La sentenza ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiudendo la vicenda senza neppure bisogno di entrare nel merito della contestazione. «L’autorizzazione – scrive il giudice estensore Luca Emanuele Ricci – è stata emanata nell’esercizio di un potere riconosciuto all’Asufc a tutela di interessi generali di natura sanitaria, all’esito di un procedimento volto a verificare l’idoneità del materiale “ad assicurare la resistenza meccanica e l’impermeabilità del feretro”». Neppure un eventuale «interesse anticoncorrenziale», che pure le stesse società, tutte del medesimo settore merceologico, avevano escluso, sarebbe bastato a fondare la legittimazione, «non essendo quello alla cui tutela è preposto l’atto impugnato», continua la sentenza. Le spese del giudizio sono state poste interamente a carico delle ricorrenti.