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Май
2021

«Didattica a distanza, smart working, possibile che solo la democrazia non ammetta digitalizzazione?»

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In questo titolo il punto focale dell’appello dell’Associazione Luca Coscioni. Marco Cappato e Marco Gentili hanno mandato una lettera al ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, chiedendo a gran voce che si possa utilizzare la firma digitale referendum. L’innovazione, secondo l’oro, sarebbe da inserire tramite il decreto Semplificazioni. Contestualmente hanno anche annunciato la decisione di cominciare una raccolta firme per la consultazione sull’eutanasia legale, sottolineando quanto – al di là della pandemia – sia fondamentale per moltissimi garantire il diritto di partecipazione alla democrazia tramite strumenti che abbiamo già a nostra disposizione.

LEGGI ANCHE >>> L’Associazione Coscioni accusa i capi di ogni fazione di essere «sordi ai richiami della Consulta sull’eutanasia»

Firma digitale referendum: questo è il momento

Inserire la firma digitale per i referendum ora, nel momento in cui la pandemia ha imposto il distanziamento e la digitalizzazione di parecchi aspetti delle nostre vite, sembra la cosa più sensata da fare. E non dovrebbero esserci scuse che tengano. In particolare, vista la delicatissima tematica di cui si occupano Coscioni e Gentili con la loro associazione, il riferimento è al referendum sull’eutanasia legale. Sulla scrivania di Colao sono arrivate le tappe così come previste da Coscioni, che ha annunciato l’inizio della raccolta firme con i banchetti per strada. A questo appello, per ora, sono arrivate già 500 firme.

Il diritto alla partecipazioni democratica digitale

Centra il punto con utilizzando i termini perfetti, Gentili, nella lettera a Colao: «In quanto promotore della proposta di referendum abrogativo con il comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale – e da persona affetta di sclerosi laterale amiotrofica e impossibilitata a muovermi in autonomia e a parlare con la propria voce – mi rivolgo a lei per chiedere che i diritti di partecipazione democratica siano urgentemente garantiti, anche attraverso le modalità digitali».

La firma digitale, infatti, garantirebbe una maggiore sicurezza per le persone in tempi di pandemia ma – più di tutto – darebbe la possibilità ai cittadini che ne hanno necessità di partecipare in maniera semplice alla vita democratica del paese. Del resto, come si ricorda nella lettera, le procedure per la raccolta firme dei referendum seguono leggi e regole vecchie di ben cinquant’anni che dettano delle «irragionevoli restrizioni» in questo ambito.

«Con lo scoppio della pandemia, raccogliere sottoscrizioni autenticate su moduli cartacei, da vidimare preventivamente e certificare successivamente, è diventato oltremodo difficoltoso – si legge nella lettera – e per chi si trova in condizioni di malattia e grave disabilità poi, l’esclusione degli strumenti digitali per la raccolta delle firme, diventa un impedimento assoluto alla partecipazione democratica».

L'articolo «Didattica a distanza, smart working, possibile che solo la democrazia non ammetta digitalizzazione?» proviene da Giornalettismo.




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