Monfalcone, Cattarini si sfila: «Ritiro la mia candidatura a sindaco. È mancato autentico rinnovamento»

La critica: «Un piccolo partito ha presentato un candidato di fatto sconosciuto e una parte del Pd l’ha appoggiato»

MONFALCONE. Uscita di scena a effetto. L’uomo extra Consiglio, che con ogni mezzo, in questi anni, ha fatto opposizione all’amministrazione Cisint, ma anche il primo nel luglio 2015 a denunciare pubblicamente il pasticciaccio brutto della transazione amianto, ai tempi della giunta Altran, si sfila. Riccardo Cattarini, classe 1953, tessera Partito democratico, componente del Forum nazionale giustizia, amico del ministro del Lavoro Andrea Orlando, membro del direttivo provinciale dem, avvocato ed ex presidente della Camera penale, ritira la sua disponibilità a candidare per sconfiggere la Lega e alleati alle prossime amministrative. Lo fa, 48 ore dopo la vittoria in primo grado nella causa mossa contro Ater, Regione, Comune, sulla documentazione supplementare richiesta gli stranieri, una condotta ritenuta dal giudice Laura Di Lauro «discriminatoria». Ma anziché sfruttare politicamente l’esito, indossa il casco, cavalca la Guzzi California e sgomma via.

Cattarini, molla tutto?

Ci ho provato, ma non ce l’ho fatta.

La vera domanda è: ma chi gliel’ha fatta fare?

La voglia di realizzare qualcosa per la mia gente. La disponibilità a una possibile candidatura come sindaco alle amministrative 2022 nasce così. Ho avuto il privilegio di un lungo percorso professionale che mi ha dato grandissime soddisfazioni a tutti i livelli, consentendomi in primis di stare vicino a tante persone in difficoltà.

Appunto. Chi gliel’ha fatta fare?

Mi era sembrato giusto e corretto dirmi disponibile, pur in un ambito diverso. Provando, per quello che posso, a dare una mano.

Come è nata l’idea?

I più alti livelli del mio partito hanno prospettato la possibilità di una mia candidatura: ho dato volentieri la disponibilità. Provo un malessere quasi fisico verso la realtà quotidiana, che ci propone questa classe di governanti da un lato improvvisati e dall’altro intellettualmente autoritari, che ha occupato la mia città e vorrebbe occuparne, pur se con modi spesso secondo me del tutto inaccettabili, l’intera società.

Una candidatura con carta bianca?

Ovvio che la mia disponibilità fosse rigidamente condizionata a un profondo rinnovamento di persone, non solo nel Pd, ma nel centrosinistra intero, essendo indispensabile reperire figure nuove, rappresentative, conosciute e autorevoli, con i necessari legami con nazionali, regionali e provinciali, cruciali in un mondo sempre più connesso.

E...

E che non fossero in alcun modo legate alle precedenti amministrazioni di centrosinistra e agli errori del passato. Su ciò chiesi un’approfondita analisi, per non correre il rischio, che oggi temo ci sia, di presentarsi ai cittadini nel 2022 con gli stessi identici temi esposti nel 2016.

Solo questo?

Continuo poi a ripetere da tempo come, da oggi alle elezioni, sarebbe indispensabile, e di certo faranno lo stesso gli avversari, creare una struttura operativa, non composta dai candidati, efficiente e articolata, dove far confluire le energie di tutti. Servirebbero organizzazione e mezzi, ma sinceramente non se ne vedono neppure le prime tracce. E men che meno le disponibilità personali. Si è tentata una strada di accordo tra quelli che dovrebbero manifestare voglia di cambiamento, ma i risultati raggiunti sono stati tutt’altro che incoraggianti.

Severo.

Serviva, l’ho sempre detto, una sorta di comitato di liberazione da questi amministratori senza cultura e senza progetti, che proponga in modo unitario una visione a lungo termine sui problemi veri del territorio: il futuro dell’industria cantieristica e, strettamente collegata, la gestione dei molti immigrati che in città vivono. Occorre però un cambio di passo culturale, assieme a un profondo rinnovamento di persone, non solo nel centrosinistra, ma pescando energicamente nella società tutta, essendo indispensabile reperire figure nuove, rappresentative, conosciute e autorevoli. Non necessariamente legate ai partiti, ma con almeno un po’ di esperienza politica, perché di dilettanti ne abbiamo davvero abbastanza.

Forse non è stato un abile tessitore?

Ho provato a creare un tessuto comune, ma davvero sinora non è stato possibile. Un piccolo partito di sinistra ha presentato un candidato (il riferimento è a Davide Strukelj) di fatto sconosciuto e senza esperienza alcuna, mascherandolo da candidato civico, e ottenendo incredibilmente l’appoggio di qualcuno del Pd.

Tre nomi a caso: Pizzolitto, Delbello, Gherghetta?

I nomi li fa lei. Nel mio partito è stata annunciata l’autocandidatura di un consigliere comunale sulla breccia da quasi 50 anni, che non pare proporre nulla di nuovo. Peccato, perché il centrodestra oggi al governo è debole, frammentato, non ha una vera maggioranza né alcun collegamento con la città, se non in alcuni gruppi sociali.

Lei come la vede?

Bisognerebbe occuparsi seriamente di industria e immigrazione, non fare spot con qualche vaso di fiori e costosissimi bus per la Rocca vuoti. Purtroppo la maggioranza dei monfalconesi sta peggio oggi che nel momento in cui si è installata l’attuale amministrazione, ma non saranno loro a dare l’indispensabile sterzata.

Quindi è un addio?

So come stare vicino alla gente, lo faccio da tanto tempo con la professione e continuerò con serietà. Certo, non servirebbe dirlo, darò anche dall’esterno, con tutta l’energia, una mano a chi presenterà per Monfalcone un progetto vero, innovativo e che renda possibile stare tutti meglio.