Nuova centrale nucleare magiara, l’agenzia austriaca lancia l’allarme: “Sismicamente non sicura”
L’impianto di Paks II sorgerebbe su una faglia tettonica secondo uno studio di esperti geologi
BELGRADO. Una nuova mega-centrale nucleare, da realizzare con un controverso straordinario prestito di Mosca, che potrebbe rivelarsi molto pericolosa. Perché costruita in zona sismica. È il timore che si sta facendo largo a proposito dell’impianto ungherese di Paks II, che in un futuro non lontano andrà a sostituire la vecchia Paks, dotata oggi di quattro reattori di produzione sovietica, costruita negli Anni Settanta.
La nuova Paks sorgerà più o meno nello stesso luogo della precedente, con il coinvolgimento di Rosatom, grazie a un investimento di oltre dodici miliardi di euro, di cui ben dieci coperti da fondi russi, uno dei progetti di punta del governo Orban. Ma sul futuro impianto cominciano ad addensarsi nuvole nere. Arrivano dalla vicina Austria – già in trincea in passato contro Paks II - attraverso un rapporto commissionato dall’Agenzia governativa per l’ambiente a due tecnici di fama, i geologi Kurt Decker ed Esther Hintersberger, che hanno analizzato a fondo gli studi geologici e di sicurezza utilizzati dall’Ungheria per concedere a Paks II una delle licenze per il sito scelto per l’insediamento del grande nuovo impianto nel sud dell’Ungheria, a ridosso del Danubio, che sarà dotato di due nuovi reattori da 1.200 MW. E hanno scoperto dettagli in prospettiva preoccupanti. Nello studio austriaco, infatti, si sostiene che il cosiddetto “Site Safety Report”, compilato dal management di Paks II, ometterebbe «dati rilevanti» contenuti invece nel “Geological Site Report”, elaborato da altri esperti. Il rapporto sulla sicurezza del sito "sponsorizzato" dalla centrale, sostengono gli studiosi austriaci, assicura che «eventi sismici occorrenti nell’area di ricerca in uno spazio di tempo di centinaia di migliaia di anni» non sarebbero infatti «in grado di spostare significativamente la superficie» del terreno e perciò l’area dovrebbe considerarsi sicura.
Non ne sono convinti però Decker ed Hintersberger, che sulla base delle ricerche del “Geological Site Report” hanno segnalato che la zona della centrale vecchia e nuova si troverebbero proprio su faglie sismiche. Ricerche a circa 700 metri dalla centrale, in particolare, hanno evidenziato delle «fratture» che sarebbero riconducibili a «due terremoti» che portarono a dislocazioni permanenti del terreno, molto significative, circa 19-20 mila anni fa. Ma ci sono altre indicazioni tecniche che fanno pensare che la cosiddetta zona di faglia “Dunaszentgyörgy- Harta” sia «attiva e capace» di produrre effetti rilevanti, si legge nello studio. In pratica, lo j’accuse nemmeno troppo celato tra le righe degli scienziati austriaci, le autorità magiare avrebbero glissato su problemi seri nascosti nell’area sottostante a Paks, dove «non si può escludere scientificamente l’accadere potenziale» di un sisma anche significativo, come richiederebbe anche la legislazione ungherese, terremoto che porti a spaccature del terreno pericolosissime, se nell’area sorge una centrale nucleare. Per questa ragione, «il sito di Paks II dovrebbe essere definito non idoneo», si legge nelle conclusioni dello studio, una sentenza ribadita nei giorni scorsi da Decker durante una conferenza online. Budapest «deve ritirare i permessi e cercare un altro luogo per Paks II», ha così attaccato, sulle basi delle nuove evidenze, il funzionario governativo austriaco Franz Meister, citato dal portale Euobserver. Preoccupazioni già espresse da analisi dei media magiari, in testa il portale Atlaszlò, che aveva parlato già quattro anni fa dei potenziali rischi sismici nell’area di Paks e che sono state condivise da diversi eurodeputati, che ad aprile hanno chiesto lumi alla Commissione. Lumi su un progetto che rischia di far passare notti insonni a molti a Budapest, alle capitali ad essa vicine – Vienna in testa - e anche a Bruxelles.