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Июнь
2021

Reggio Emilia: stuprò una 24enne in via Turri, condannato

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REGGIO EMILIA. Condannato a cinque anni e quattro mesi per violenza sessuale con l’aggravante della limitazione della libertà (ovvero il sequestro per un’intera nottata), assolto dall’accusa di lesioni personali. Si è concluso così, in rito abbreviato e in un’unica udienza, il processo di primo grado a carico di un 36enne nigeriano – con una richiesta di asilo politico in corso, nonostante i precedenti per lesioni personali e spaccio di droga – ritenuto responsabile del terribile stupro di una connazionale l’anno scorso in un appartamento di via Turri.

La vicenda risale alla notte tra il 26 e 27 luglio 2020, quando una donna ha allertato il 113 supplicando di andare a liberare un’amica che le aveva chiesto aiuto tramite il cellulare perché, dopo essere stata abusata sessualmente, era rinchiusa in una camera dal suo aguzzino. Quando la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento di via Turri ha trovato la 24enne in condizioni pietose, tanto che si è subito accasciata a terra indicando nel 36enne presente in casa, subito ammanettato, il suo aguzzino.

Fin dall’inizio le versioni dei due interessati sono stati divergenti. Secondo la vittima – residente a Ferrara dove per vivere realizza treccine afro e finita al pronto soccorso con una prognosi di due giorni – la vicenda ha avuto origine circa un anno prima, quando ha conosciuto il connazionale via Facebook e ha intrecciato una simpatia a distanza, senza mai vederlo: una genesi confermata anche dalla controparte.

Quando lui ha insistito per incontrarsi di persona, la giovane ha preso un treno ed è arrivata in città. Ma il 36enne l’ha attirata nel suo appartamento con una scusa e, quando lei ha opposto un rifiuto alle avances, l’ha costretta con la forza a rapporti per ore, finché non l’ha chiusa a chiave in una stanza, da dove la prigioniera, dopo essersi ripresa dalla svenimento, ha avvisato l’amica.

Lui invece ha negato con forza lo stupro, affermando che il rapporto è stato consensuale; è comunque rimasto in carcere a Modena da allora. Ieri in tribunale la rapida conclusione. Il 36enne corpulento, assistito da un interprete, ha risposto alle domande dichiarando che la ragazza si sarebbe prestata a un rapporto consenziente, ma poi avrebbe preteso del denaro per la prestazione sessuale, lui si sarebbe rifiutato e a quel punto lei, per vendetta, lo avrebbe denunciato.

Una ricostruzione contestata in aula dal pm Maria Rita Pantani, che nella sua lunga requisitoria ha sottolineato la pericolosità delle relazioni virtuali via social con sconosciuti, che appaiono amichevoli ma si rivelano violenti, l’illogicità della tesi dell’indagato (se lei si prostituisse non avrebbe bisogno dell’umile mestiere delle acconciature), la vulnerabilità della ragazza (sottoposta a incidente probatorio) e le testimonianze dei coinquilini del 36enne – tra i quali uno che dormiva in terrazzo – che avrebbero udito grida e pianti provenire da quella stanza senza intervenire. Partendo nel computo da otto anni con lo sconto dell’abbreviato, il pm ha proposto una condanna a 5 anni e 4 mesi.

L’avvocato difensore Nico Vaccari ha chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove, puntando sulle incongruenze nelle dichiarazioni della giovane. Il Gup Andrea Rat ha sposato toto la tesi dell’accusa. «Siamo soddisfatti per quanto concerne l’assoluzione, rispetto alla violenza sessuale faremo appello una volta lette le motivazioni della sentenza», ha dichiarato l’avvocato Vaccari. Assente la 24enne, che avrebbe dovuto costituirsi parte civile tramite l’avvocato Gisella Mesoraca: «La sentenza è fin troppo mite visto che la mia assistita è stata sequestrata, picchiata e stuprata per ore. Chiederemo un risarcimento danni in sede civile». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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