Se pensate che la cucina dei ristoranti d’hotel sia noiosa, non avete tutti i torti, spesso ancora lo è. Ma è altrettanto vero che, ormai, l’offerta gastronomica d’hôtellerie ha alzato l’asticella e sono molti gli indirizzi in cui rintracciare una proposta di grande valore, che vale il viaggio. Leggerete di ristoranti all’interno di meravigliosi hotel milanesi, tre posticini (+1 jolly fuori città) davvero niente male che ogni gastronomo, foodies o semplice appassionato dovrebbe inserire nel suo tour goloso alla scoperta della bontà offerta tra le vie (e le suite) di Milano.
Terrazza Gallia: dal mare a milano alla cotoletta
Siamo nell’Excelsior Hotel Gallia, il lussuoso palazzo accanto alla Stazione Centrale, qui ci sono due ragazzi, giovani e capaci, classe ’87 e ’91, campani, sono i fratelli Vincenzo e Antonio Lebano. I Cerea, anche loro fratelli ma del ristorante tre stelle Michelin, Da Vittorio a Brusaporto, qui sovrintendono la proposta gastronomica e hanno dato carta bianca ai due ragazzi, scegliendoli come precisi interpreti di una (alta) cucina tutta italiana. Il menù da cui scegliere è fresco e solare, colorato e saporito. La loro terra d’origine viene fuori ma non è mai eccessiva, la reinterpretazione e l’innovazione restano equilibrate. “Il menù cambia ogni tre mesi e gli ingredienti che prediligiamo sono le verdure di stagione”, commenta Antonio che troverete sempre al ristorante. Ma la ricciola alla brace, il pomodoro del Piennolo, la scarola riccia all’olio evo e gli spaghettoni Masciarelli “Miseria e Nobiltà” con pane atturrato che richiama la semplicità dell’aglio, olio e peperoncine, e per finire, il corallo di gamberi rossi alla base e caviale Asetra, da soli convincono e innescano l’applauso per i Lebano.
I menù degustazione non sono più presenti ma ogni venerdì sera viene servita la proposta “Il Mare a Milano” dove i fratelli chef regalano una ventata di sapori estivi ispirati al nostro mare e alle sue rive. Un nuovo piatto con echi orientali in cui compare del miso è la gustosa melanzana gratinata, un omaggio alla cucina giapponese, paese al quale i due sono molto legati dopo le esperienze che li ha visti protagonisti nella capitale del Sol Levante. Restano invece in carta gli iconici “Paccheri alla Vittorio” e la Cotoletta alla Milanese per esaltare e confermare la buona tradizione lombarda.
Dunque, un ristorante e cocktail bar al settimo e ultimo piano dell’iconico albergo milanese, 40 coperti nella sala principale, altri 10 in una piccola sala privata e ancora, durante la bella stagione (ma anche d’inverno perchè riscaldata), la terrazza che si snoda attorno a due lati dell’edificio da cui godere di panorama, sole e un’ulteriore proposta più “light” per il pranzo. Per tutto il resto ci sono il garbo e le scelte del sommelier Paolo Porfidio. (terrazzagallia.com)
Tre percorsi sensoriali al Mandarin Seta
Non che il Mandarin Oriental Hotel avesse bisogno di luce, ma le due stelle Michelin del ristorante Seta al suo interno di certo contribuiscono a renderlo uno degli indirizzi più formidabili di Milano. Al comando c’è lo chef pugliese Antonio Guida, conosciuto per la sua cucina di equilibrio, eleganza ma anche di vigore. Una volta accomodati, specialmente se a pranzo, restereste comodi per l’intero pomeriggio, qui si sta che è una meraviglia. A differenza della maggior parte dei ristoranti stellati, al Seta si può anche pranzare, optando per “Il menù del pranzo” più democratico e valido da martedì a venerdì: tre portate (due di chef Guida più il dessert del pastry chef Nicola Di Lena) scelte direttamente dalla cucina. Ma se siete giunti sin qui, probabilmente è perchè volete capacitarvi di cosa sia in grado di fare un cuoco di questo calibro insieme alla sua numerosa brigata. Forti radici pugliesi unite alle influenze derivanti dalle prestigiose esperienze pluriennali in Francia e in Toscana. Qualità delle materie prime, tecnica, rigore, talento, italianità e immediatezza di gusto. Il Seta, in una parola. La passione di Guida per le carni viene esaltata dal germano reale con cipollotto e chartreuse (al momento non in carta) e dal rognone di vitello con erbe e salsa al rafano, e quella per i risotti dalla versione al lampone con crema alle erbe. Se accettate di lasciarvi guidare allora optate per i tre percorsi sensoriali adattati ai diversi periodi dell’anno: "La Via del Seta", "Una Finestra sull'Estate" e il vegetariano "L'Orto Verticale" (e si spera che presto possa tornare anche l’esperienza unica dello Chef’s table, da vivere direttamente in cucina, in due, con chef Guida a coccolarvi.
All’abbinamento perfetto ci pensa invece l’head sommelier Andrea Loi (provate lo champagne Brut Blanc de Blancs della Maison Bourdelois Raymond realizzato ed etichettato esclusivamente per il Seta) che si destreggia tra le 1200 etichette (tra le altre cose il Seta è anche Krug Ambassade). Il Seta non ha solo un grande chef ma una squadra affiatata in cui giocano un ruolo centrale il sous chef Federico Dell’Omarino, braccio destro di Guida dal 2002, e il pastry chef Nicola Di Lena che dal 2006 firma il finale perfetto dei suoi menù.
Inoltre chef Guida appoggia l’Associazione L’Abilità Onlus aprendo la cucina di casa propria per un pranzo della domenica dedicato a 6-8 commensali che avranno il privilegio di vedere lo chef all’opera e il piacere di condividere a tavola con lui e la sua brigata la personale e prelibata cucina (per le date e le informazioni è possibile inviare una mail all’indirizzo raccoltafondi@labilita.org). (mandarinoriental.it)
Il tour gastronomico di Niko Romito da Bvlgari
Basta attraversare la strada dal Seta per entrare in un altro tempio del lusso e dell’alta cucina. Non permettete a Ferrari e Lamborghini parcheggiate all’ingresso di distrarvi, siete qui per il ristorante, benvenuti da Bvlgari! Dopo le aperture di Pechino, Shanghai e Dubai, lo chef Niko Romito, tre stelle Michelin nel suo Reale a Castel Di Sangro (Abruzzo), torna in Italia, dal 27 agosto 2018 nel Bvlgari Hotel. Qui tutto è firmato da Romito, dalle colazioni agli aperitivi, fino ai sensazionali menù di pranzo e cena. Chi lo conosce sa quanto vale e di come sia in grado di esaltare anche le più semplici materie prime. Questo luogo è sontuoso e si sta davvero bene, a tutte le ore, appunto. “Abbiamo lavorato per offrire grandi classici della nostra tradizione – non solo in termini di ingredienti e ricette, ma anche di presentazione e servizio – reinterpretandoli, sempre in modo filologicamente corretto. Un grande tour gastronomico del meglio della cucina italiana. Un'esperienza esclusiva e assoluta di ciò che è per me la cucina italiana oggi”, racconta. E infatti l’antipasto rende l’idea e potrebbe già bastare, elogia i sapori italiani da nord a sud: bruschetta al pomodoro, vitello tonnato, fiore di zucchine in pastella con ricotta e acciughe, emulsione di carne con maionese al lampone, frittata di maccheroni, moscardini alla luciana, calamaro arrosto, burrata bottarga e misticanza. Vale la pena assaporarne uno ad uno e non tralasciare nulla, neanche le descrizioni accurate e coinvolgenti che vi darà la preparata Restaurant Manager Anca Elena Buric. C’è il menù Condivisione (120€) ma è doveroso giocare e spaziare tra i piatti di alta godibilità come i ravioli di pomodoro con burrata e basilico, la ricciola con salsa alla pizzaiolo olive capperi e arancia Il Resident Chef è Claudio Catino, affiancato dai giovani Giuseppe Daniele e Marco Misceo.
Cena fuori porta al Filario, sul lago di Como
Da qui il lago di Como ha tutt’altra prospettiva. Per tutti quelli che “no, preferisco il mare perchè il lago è melanconico”, bè vi accorgerete che viverlo dal Filario Hotel and Residences è davvero stimolante. Siamo sulla sponda orientale dove potrete arrivare sì con l’auto, ma per godere a pieno dell’esperienza dovrete salpare a bordo di una delle romantiche e uniche imbarcazioni di Ernesto Riva che quest’anno festeggia ben 250 anni di vita. Insomma vale la pena immergersi totalmente nell’identità lacustre del posto, così da coinvolgere tutti i sensi ancor prima di arrivare a destinazione. In poco più di mezz’ora raggiungerete l’approdo goloso del Filario dove dinanzi al porticciolo a destarsi è subito il beach bar Yeast Side, dove Yeast sta per la parola “lievito” e il suono est con il preciso riferimento alla sponda del lago dove sorge. Qui si ferma chi ha voglia di qualcosa di facile e spensierato, per quanto una buona pizza possa esserlo, e sarete letteralmente con in piedi in acqua, accompagnati dai cocktail del barman Luciano Gusmeroli.
Il nome “Filario” è un omaggio a Como “Città della seta” dove “filo” e “Lario”, nome latino del lago, ne costituiscono il nome del design hotel guidato da Alessandro Sironi, giovane fondatore e general manager dalla spiccata propensione al bello e buono. Ma veniamo alla sostanza, pur sempre culturale e alta, dell’esperienza: conoscerete il silenzioso e sbalorditivo chef campano Alessandro Parisi, poco in pendant con il luogo ma evidentemente a suo agio stando ai piatti che riesce a creare nella cucina a vista.
Dal semplice bistrot che proponeva una cucina italiana con i suoi classici, oggi la veranda fronte lago ospita Filo, ristorante che merita il viaggio dove Parisi convince e appaga. La sua è una cucina vera che non deve per forza attingere dal lago ma sceglie il pesce del suo Mediterraneo, esaltandolo soprattutto negli antipasti (che predilige) come il carpaccio di capesante con tartufo nero, burro nocciola e prezzemolo croccante . Con la pasta non può che essere fortissimo e lo dimostra nelle linguine di Gragnano con seppie, piselli e limone, ma il suo talento più grande è da riconoscere nel piccione, prova di valore di ogni grande cuoco: in questo caso affumicato con scampi e fungo essiccato.