La novità, sembrano dire questi tempi, è scoprire, anzi avere la conferma, che le belle idee non hanno età. Certo, devono essere belle sul serio e non per forza devono essere mirabolanti trovate. Forse è anche per questa giovinezza e freschezza sovra temporale che le aziende sanno di andare a colpo sicuro rieditando, con eventuali aggiornamenti, molti pezzi della loro storia passata il che va di pari passo alla ininterrotta proposizione di maestri. Per fortuna di tutti, in Italia ne abbiamo molti. Quanto sta accadendo con i Castiglioni, Enzo Mari, Vico Magistretti, Joe Colombo, Mario Bellini, Franco Albini dice tutto. Uno ancora attivissimo e sul quale l’opera di rilettura del catalogo è agli inizi è Tobia Scarpa. Dopo il divano Soriana che Cassina ha rimesso in produzione è ora il turno della sedia Pigreco, rieditata da Tacchini. Con Pigreco andiamo addirittura all’esordio progettuale di Scarpa che la ideò nel 1959 quale progetto di laurea al termine degli studi in architettura, alll’Università di Venezia. Il concetto ispiratore è la forma triangolare applicato alla struttura sedia: ecco allora che le due gambe posteriori vengono molto ravvicinate, senza però incidere sulla stabilità generale né sulla robustezza del tutto. Forma e funzione lavorano all’unisono: posizionato direttamente sugli elementi portanti lo schienale assume la sua forma curva e avvolgente. Come riuscirci? Unendo cinque strati lignei curvi che così conferiscono a Pigreco un inconfondibile segno grafico visibile e decorativo. Dice il designer, che di sedute ne ha poi disegnate parecchie altre, a proposito di Pigreco: «Nell’ambito della sedia non vedo cos’altro si possa inventare, ma questa mi pare che sia più che sufficiente».
Il punto di vista di Casa Vogue. Sedia Pigreco, Tacchini
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La sedia Pigreco, design Tobia Scarpa per Tacchini. (foto Andrea Ferrari)
ANDREA FERRARITobia Scarpa con sedia Pigreco (foto Andrea Ferrari)
ANDREA FERRARI