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Июнь
2021

Il no di Baltici e Polonia: niente vertice europeo con Putin

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BRUXELLES

«Abbiamo bisogno di un dialogo con la Russia. Un dialogo esigente ed ambizioso per difendere i nostri interessi». Emmanuel Macron è arrivato a Bruxelles chiedendo unità nei rapporti con Mosca, ma il piano preparato con Angela Merkel ha avuto l’effetto opposto. L’idea di convocare un vertice con Vladimir Putin ha scatenato la dura reazione dei governi baltici, della Polonia e dei Paesi Bassi. Facendo emergere una spaccatura che ha reso felice soltanto il Cremlino. «Non mi interessa se i vertici Ue incontreranno Putin, io di certo non parteciperò» solleva le spalle Mark Rutte, irritato per la proposta last-minute confezionata da Parigi e da Berlino all’insaputa di (quasi) tutti.

Mario Draghi era stato preallertato durante il vertice di lunedì scorso con Merkel a Berlino. In linea di principio il premier non è contrario ad un summit Russia-Ue, che non si svolge sin dai tempi dell’annessione della Crimea, nel 2014. «La Russia è un interlocutore inevitabile, per la collocazione geografica e il peso politico». Ma ai due colleghi Draghi ha proposto alcuni caveat: con quale formula lo si incontra? Si sarà franchi sui molti temi che dividono l’Unione da Mosca? Dalla vicenda ucraina a quella bielorussa, dal caso Navalny alle comprovate interferenze cibernetiche verso l’Occidente, e infine l’inserimento del presidente del Parlamento europeo David Sassoli nella black list di personalità indesiderate a Mosca. «La posizione europea deve rimanere unita e ferma». Dunque, sì ad un vertice, purché si abbia la stessa prudenza degli americani, con i quali Draghi auspica si coordini anche questa iniziativa.

Merkel e Macon vogliono avere con Mosca un «approccio selettivo»: mano tesa sui tanti temi dove è possibile collaborare, ma senza fare sconti. In sostegno del piano franco-tedesco si è schierato anche l’austriaco Sebastian Kurz, motivando la scelta con una buona dose di pragmatismo. «Il dialogo non deve essere lasciato ai singoli Stati membri dell’Ue e certamente non soltanto agli Stati Uniti. Geograficamente siamo più vicini alla Russia che agli Usa».

Ma sono proprio i Paesi che condividono la loro frontiera con i territori russi i più contrari a un “reset” delle relazioni con Mosca. Come il lettone Krisjanis Karins, «molto preoccupato» per la proposta: «Prima risolviamo i problemi legati all’annessione illegale della Crimea e agli scontri nel Donbass». O come l’estone Kaja Kallas: «Le condizioni del 2014 non ancora rispettate, perché dovremmo cambiare idea?». Duro anche il polacco Mateusz Morawiecki: «La Russia continua ad avere una politica aggressiva, il dialogo è possibile solo con una de-escalation».

Dal Cremlino fanno sapere che Putin «sostiene la creazione di un meccanismo di dialogo e i contatti tra Bruxelles e Mosca». Ma il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha subito colto l’occasione per mettere il dito nella piaga delle divisioni Ue: «L’incontro proposto da Francia e Germania? E su quale argomento? Con quale agenda? Non sappiamo nemmeno se gli altri Stati membri dell’Ue siano d’accordo». Probabilmente lo sapeva benissimo. —




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