Il teatro Verdi riparte dalla Traviata: ecco la prima del 1856 a Trieste cui assistettero l’imperatore Francesco Giuseppe e Sissi con Massimiliano
“Traviata” riapre venerdì 25 giugno il Teatro lirico Giuseppe Verdi al suo pubblico. L’opera, tra i titoli più amati e popolari nel mondo, ritorna dunque a far sognare anche a Trieste. La prima di questa sera sarà seguita anche da Il Piccolo che alla fine dello spettacolo distribuirà agli spettatori una prima edizione in omaggio del giornale di domani, stampata per l’occasione.
Ecco una carrellata di “Violette” che hanno fatto la storia del Teatro Verdi di Trieste.
«Nella dolce lusinga che le Loro Maestà Imperiali Reali, gli augustissimi nostri Sovrani Francesco Giuseppe ed Elisabetta si degneranno di onorare lo Spettacolo con la Loro auspicata presenza, verrà eseguito da tutti gli artisti “L’Inno dell’Impero”. Quindi si produrrà l’Opera Seria in tre parti “La traviata”». La locandina del Teatro Grande di Trieste annuncia il programma per la sera di giovedì 20 novembre 1856. La prima volta a Trieste dell’opera di Verdi è imperiale. É la prima volta in città anche dell’imperatrice Sissi. Alla serata di gala partecipa pure Massimiliano d’Asburgo.
“La traviata” arriva tre anni dopo il fiasco della prima veneziana alla Fenice del 6 marzo 1853. L’opera, in cartellone per la prima volta al Teatro Grande (che nel 1901 sarà intitolato a Verdi), presenta un cast notevole diretto da Giuseppe Alessandro Scaramelli. Il soprano Marietta Gazzaniga Malaspina (Violetta Valery) è un’istituzione del teatro musicale verdiano: è la prima protagonista della “Luisa Miller” al Teatro San Carlo di Napoli l'8 dicembre 1849 e la prima Lina in “Stiffelio” proprio al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre 1850.
Quella di Trieste non sarà l’unica Traviata del viaggio della coppia imperiale che dopo Trieste visita Venezia. Il 25 novembre la Fenice offre la stessa opera di Verdi all’imperatore Cecco Beppe e alla sposa Elisabetta Amalia Di Baviera. Due “Traviate” in cinque giorni. Eppure la storia della signora delle camelie non pare del tutto adatta a una serata dedicata alla famiglia imperiale. Giuseppe Verdi ebbe non pochi problemi con la censura per la trasposizione del testo di Alexandre Dumas figlio.
Nella lunga storia del Teatro Verdi ci sono 32 rappresentazioni de “La traviata”: tre in tempo di guerra (1940-1945) e tre sotto il Governo militare alleato. La “traviata” resta l’opera che si dà in assoluto di più al mondo: 4.190 recite in 869 allestimenti. In pratica ogni giorno muoiono due Violette e qualcosa. Attualmente nel mondo, secondo le statistiche di Operabase, sono in cartellone 237 rappresentazioni de “La traviata” per 47 produzioni.
La romana Carlotta Carozzi Zucchi, la seconda Violetta triestina (8 rappresentazione nel 1857), diventa famosa a New York con “Il Trovatore” e la “Forza del destino”. Tre volte Violetta a Trieste nell’arco di un decennio è Gemma Bellincioni (1885, 1895 e 1896), il soprano verista per eccellenza, la prima Santuzza di “Cavalleria Rusticana”. «Non potrei giudicarla nella Traviata: anche una mediocrità può avere qualità per emergere in quell’opera, ed essere pessima in tutte le altre» scrive impietoso il maestro di Busseto in una lettera a Giulio Ricordi che gli raccomandava la cantante.
Nel 1914 (direzione di Gabriele Santini) fa lacrimare la Violetta di Rosina Storchio, la prima Cio-Cio-San della storia nella Madama Butterfly di Puccini oltre che amante di Arturo Toscanini. Negli annali resta la Violetta del 1948-49 di Margherita Carosio (direttore Antonio Votto) sbarcata a Trieste dopo i successi mietuti a Londra con il San Carlo di Napoli. Tatiana Menotti, nata a Boston nel 1909 e cresciuta a Trieste (per 25 anni artista principale alla Scala di Milano), veste per tre volte i panni di Violetta: nel 1945, nel 1948-49 e nel 1950-51.
Il trionfo di “Violetta” arriva nel 1952, in pieno Territorio Libero di Trieste, con Renata Tebaldi e Antonino Votto sul podio. Insuperabile. «L’edizione di iersera sembra aver posto “La traviata” su di un piano esecutivo difficilmente ripetibile, cioè in un distacco gioioso e nello stesso tempo triste, in quanto è logico pensare che il grande trionfo ottenuto iersera dalla Tebaldi renderà alquanto cauta la sovrintendenza del Teatro Verdi nel ripresentare la stessa opera, sia pure negli spettacoli popolari al Castello di San Giusto, con altre protagoniste che non sieno la Carosio o la Tebaldi» scrive Glauco Del Basso sul Giornale di Trieste il 21 novembre 1952.
Per fortuna seguono altre “Violette” a Trieste. E “La traviata” continua a segnare i cartelloni del Verdi. Nel 1976 esplode quello della chiacchierata coppia Katia Ricciarelli e José Carreras con la direzione di Bruno Bartoletti e la regia di Giancarlo Menotti. Nel 2010, sotto la direzione di Andrea Battistoni, va in scena l’incredibile “Violetta” ultrasessantenne di Mariella Devia (classe 1948) che raccoglie applausi a scena aperta al Verdi (sostituita nell’ultima recita da Daniela Mazzucato).
Nel 2014 arriva a Trieste la mitica Traviata degli specchi di Josef Svoboda e Henning Brockhaus (nata per lo Sferisferio di Macerata nel 1992) con sul podio l’immenso Gianluigi Gelmetti e Jessica Nuccio nel ruolo della protagonista. Da registrare anche una Traviata napoletana con la regia di Massimo Ranieri e l’amatissimo direttore Daniel Oren. Tra le perle rare c’è una Traviata coreana ospitata in esclusiva nel 2008 con l’esotica Violetta (Park Je-yeon) della Metropolitan Opera Company di Seul a incantare davvero il pubblico del Verdi. —
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