Fedriga: “Contro le varianti bisogna vaccinare il prima possibile, le prime dosi vanno riprogrammate”
UDINE. «Il lavoro è quello di vaccinare il prima possibile» perché «con la diffusione della variante Delta, che ha una contagiosità decisamente superiore a quella inglese, rischiamo anche che le misure come il distanziamento siano poco efficaci».
Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga a Canale 5. Serve, ha aggiunto, «una campagna vaccinale poderosa usando il periodo estivo in cui i virus hanno minore diffusione» per proteggersi in vista dell'autunno, quando ci si augura «che sia tutto finito» anche se si dovrà adottare «ancora qualche precauzione per accompagnare l'uscita dalla crisi pandemica».
«Credo che a livello nazionale dovremo riprogrammare alcune prime dosi per spostarle più avanti perché non ci sono sufficienti vaccini». Lo ha rimarcato lo stesso Fedriga, il quale ha spiegato che «oltre alla flessione nella fornitura di Pfizer, abbiamo un combinato disposto, cioè l'impossibilità di utilizzare Johnson e Astrazeneca per gli under 60», di conseguenza, «rispetto alle previsioni che ci facevano avere più di 20 milioni di dosi nel mese di luglio, abbiamo meno armi e quindi meno possibilità di vaccinare».
Nonostante ciò, ha detto di essere fiducioso del fatto che si potrà confermare l'obiettivo del generale Figliuolo di «coprire l'80% della popolazione entro settembre».
«Voglio illudermi, anzi voglio credere, che il convincimento delle persone a vaccinarsi – ha proseguito – sia l’arma vincente», ma «la mia preoccupazione è che quando c’è un obbligo non vorrei che poi ci sia un effetto inverso, cioè una resistenza ancora maggiore. Quindi noi dobbiamo metterci d’impegno e lavorare insieme ai cittadini».
«Il testimonial più che le star e i politici, deve essere la scienza - ha aggiunto - noi dobbiamo far parlare la scienza e l’appello che faccio alla scienza è che parli con una voce unica perchè in questo anno e mezzo abbiamo sentito delle contraddizioni che confondono».
«Io capisco che sia normale nel processo scientifico mettere il dubbio perchè così si evolve il processo, ma - ha concluso - la scienza deve anche capire che non sta parlando all’interno di se stessa, ma di fronte all’opinione pubblica. Su questo chiediamo chiarezza e soprattutto unanimità nelle dichiarazioni perchè altrimenti si crea confusione».