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Июнь
2021

C'era una volta il medico di base

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Pare l'inizio di una favola, semmai è quello di un incubo. La carenza di questi sanitari, che sono presidio essenziale per una società, mette a rischio anche la lotta alla pandemia che ci aspetta in autunno.

una volta - medici condotti. Ovvero il dottore che andava a casa dei pazienti e al quale loro si rivolgevano per qualsiasi tipo di necessità. Era il medico che visitava il paziente, non era il paziente che andava a fare visita al medico, magari a qualche chilometro dalla propria casa e senza la possibilità di utilizzare i mezzi pubblici.

Chi ha una certa età si ricorda questa istituzione con un affetto pari a quella con cui si rammenta il parroco. Un punto di riferimento che ti seguiva, nella maggior parte dei casi, da quando eri bambino a quando diventavi adulto. Una figura amica che conserva il tuo corpo e al quale ti affidavi per la sua cura. Erano, questi dottori, veri archivi viventi. Non avevano il computer ma possedevano umanità e capacità. Certo, non tutti erano uguali, c'era chi era migliore e chi peggiore, chi era più disponibile e chi lo era meno, chi era più avido e chi non lo era, ma comunque c'erano.

E in genere erano persone perbene. Poi è arrivata la cosiddetta «aziendalizzazione della sanità», i conti in cima a tutto, l'abbandono della cosiddetta medicina del territorio per centralizzare tutto negli ospedali e ingolfarli così definitivamente.

Oggi si chiamano medici di base e occorre lanciare un Sos perché di questi sanitari c'è una mancanza assoluta, soprattutto ora in tempi di Covid-19, quando dovremo deciderci a ricorrere alle cure domiciliari e deciderci rapidamente a sperimentarle, essendo che già molti medici le hanno sperimentate con successo. Tanto è vero che un signore che si chiama Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri, ha realizzato una ricerca dimostrando che la cura a domicilio con un protocollo di farmaci adeguati riduce i ricoveri del 90 per cento. Avete capito bene? Novanta su cento.

A oggi il protocollo ufficiale del ministero della Salute indica ai medici di base come cura solo due cose: la tachipirina e la vigile attesa. Roba da sbellicarsi dalle risate. Uno scandalo. Un'indecenza. Sono ormai migliaia gli appelli dei medici di base che sostengono che le cure domiciliari hanno effetti altamente positivi.

Ma oltre al protocollo mancante, ciò che manca e preoccupa di più sono proprio i medici di base. Prendiamo per esempio la Lombardia. A Milano ci sono 1.900 medici di base in attività e 200 pediatri. C'è da considerare però che negli ultimi dieci anni sono andate perdute mille posizioni di questi operatori. In 200 zone del capoluogo lombardo si registra inoltre una carenza di professionisti. L'ultimo bando ne ha inseriti 60 e, secondo voi, dov'è che mancano in modo più significativo i medici di base? Guarda caso, in periferia. A Milano il caso del quartiere del Giambellino è forse quello più eclatante. Una volta i medici condotti guadagnavano uno stipendio adeguato, oggi i medici di base sono pagati poco, anzi i meno pagati d'Italia. Dovrebbero avere sotto la loro tutela 1.300 pazienti - e già si tratta di un numero elevato -, in realtà ne hanno in media circa 1.500. Nei prossimi anni, in tutta la Lombardia, raggiungeranno l'età pensionabile 1.500 medici su un totale di 7 mila. Quasi uno su quattro. E tra sei anni nel Paese rischiano di rimanere «scoperti» 15 milioni di pazienti.

Andando avanti con la vaccinazione anti-Covid dovrebbe essere cosa ovvia, financo che la possano capire il ministro della Salute e questo benedetto Cts, che ci sarebbe da investire moltissimo e da predisporre con urgenza il necessario per curare il maggior numero di persone a domicilio. I medici di base hanno proposto un'infinità di soluzioni perché qualcuno non li ascolta? Ma poi, pandemia a parte, perché non ricostituire questa meravigliosa realtà dei medici di base? Perché vedete, se questa istituzione aveva un valore a partire dagli anni Cinquanta in una società diversa dalla nostra, in cui i punti di riferimento erano molti, in cui il senso di comunità non era inquinato dall'uso e dall'abuso della realtà virtuale, in cui i quartieri erano luoghi dove le persone si conoscevano e dove le istituzioni erano dei veri riferimenti, oggi, a maggior ragione, in una realtà dove ognuno è più solo, avere un punto saldo per un aspetto così delicato per la propria vita come la salute fisica, sarebbe evidentemente qualcosa da recuperare, da ripensare, da rendere centrale nell'organizzazione del sistema sanitario.

In conclusione, pensate agli anziani, a quell'incalcolabile numero di anziani che per andare a farsi visitare dalle periferie deve utilizzare i mezzi, deve aspettare magari sotto il sole o sotto la pioggia. Ma che civiltà è questa? Che società è?




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