Dopo Sekou arriva Seydou: in rifugio l’inclusione raddoppia
LA STORIA. Il rifugio Carducci non lascia ma raddoppia, confermandosi “capitale” di accoglienza ad alta quota. Non solo Sekou: da quest’anno al lavoro all’interno della struttura situata in alta val Giralba all’ombra della maestosa Croda dei Toni ci sarà anche Seydou. Amici africani, accomunati da un lungo viaggio che dopo mille peripezie ed altrettante fatiche li ha visti, da Lampedusa, una volta scesi da uno dei tanti barconi della fortuna che quotidianamente solcano il Mediterraneo, raggiungere prima l’Alpago e poi Auronzo. Era l’anno 2017. Insieme hanno vissuto sulla propria pelle di colore stenti e diffidenza. Senza mai arrendersi, credendo in un futuro migliore. Che, per chi sa aspettare, alla fine arriva puntuale. Merito di Bepi Monti e del suo socio Alessio Parrinello che hanno deciso di assumerli entrambi in rifugio, dove si fatica dall’alba al tramonto a 2300 metri d’altezza. Che, per due africani, significa “roba dell’altro mondo” . Sekou prima, Seydou poi. La storia di Sekou Samateh è già nota: gambiano ventenne, ha iniziato a lavorare al Carducci come lavapiatti per scoprire presto di essere bravo nel fare pizza e pane. Reminiscenze di una vecchia passione risalente ai suoi anni in Gambia e messa a frutto ai 2300 metri del Carducci sotto la spinta dell’amico Bepi Monti che ha deciso di dargli una chance dopo averlo conosciuto per le strade di Auronzo, ospite della locale struttura d’accoglienza. Sekou ha fatto strada e adesso sogna un futuro da chef. Nel frattempo ha maturato altre esperienze professionali durante l’inverno, altrove perche il Carducci, con la neve, diventa off limits. Detto di Sekou, quest’anno è stata la volta di Seydou Konate, assunto dal Carducci come lavapiatti.
Un’altra “trovata” di Bepi Monti, avallata senza indugi dal giovane socio Alessio.
Seydou non parla bene l’italiano, arriva dal Mali ed ha trent’anni, dieci in più di Sekou che fa da traduttore per raccontare la sua storia.
«Seydou è arrivato insieme a me, in Italia, nel 2017. Abbiamo viaggiato, seduti uno al fianco dell’altro, su un barcone della speranza. Abbiamo temuto di non farcela ma non abbiamo mai perso le speranze. Seydou è sposato ed ha due figli», racconta ancora Sekou, «ma non vede la sua famiglia da tredici anni. Io da cinque. Ha già lavorato in un bar ad Auronzo e da quest’estate è arrivato quassù a darci una mano. Si è subito ambientato bene. Seydou si trova bene ad Auronzo, gli piace la montagna. Un po’ come al sottoscritto. I nostri sogni? I suoi non so, immagino vorrà tornare quanto prima in Mali per riabbracciare la moglie ed i suoi figli. I miei? Anch’io vorrei un giorno tornare in Gambia ma solo per un breve periodo di vacanza. Ora la mia vita è qui in Italia, qui ad Auronzo tra le montagne. Qui sono felice».
Dei due parla anche Giuseppe Monti. Dietro la barba bianca e lo sguardo da “montanaro” si cela il buon cuore di chi ha deciso di aprire le porte del suo rifugio non ad uno ma a due migranti.
«Seydou nei giorni scorsi ha aiutato me ed Alessio a sistemare un sentiero qui in zona», ha rivelato Bepi, «si muove con disinvoltura, anche sulla neve. Sekou ormai è un veterano, fa su e giù lungo i sentieri della val Giralba ed all’occorrenza si trasforma anche in guida turistica».