Trieste, l’allarme di Ance e Confartigianato: misure di sicurezza assenti in molti cantieri

TRIESTE Scarse misure individuali di prevenzione e protezione dai rischi. È la fotografia che emerge da un giro tra le centinaia di cantieri edili che da oltre un anno, complici i bonus che garantiscono una detrazione fiscale, hanno letteralmente invaso le vie della città.

Basta alzare lo sguardo sulle alte impalcature che ingabbiano i palazzi triestini per accorgersi, in un batter d’occhio, della totale assenza, in molti casi, degli elmetti. Spesso non se ne vede neppure l’ombra, in altri casi non sono allacciati con il sottogola, talvolta sostituiti da semplici cappellini utili solo per ripararsi dal sole. Un segnale che mette subito in evidenza come, in quello specifico cantiere, non vengano applicate le dovute misure finalizzate a scongiurare un infortunio. Capita pure di vedere operai girare nel cantiere con ai piedi semplici, seppur robuste, scarpe da ginnastica. E quando le misure anti contagio le imponevano, latitavano persino le mascherine, portate sotto il collo o del tutto inesistenti.

Un fenomeno già evidente sia all’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, che a Confartigianato. «La situazione è ormai talmente nota anche in Cassa Edile – evidenzia il segretario di Ance Alto Adriatico Giovanni Bozzo – che Ance, nei mesi scorsi, incontrando il prefetto di Trieste ha segnalato anche questi casi di irregolarità. Situazioni anomale, come quella, tra l’altro, di cantieri che lavorano anche il sabato e la domenica, e che ci hanno spinto a chiedere l’attivazione della Prefettura in sinergia con le altre forze dell’ordine». Il tema è stato sollevato anche in un recente incontro di più ampio respiro tra il prefetto, il presidente delle Cassa Edile, Marcello Dell’Erba, e le organizzazioni sindacali di Trieste. «Le imprese locali che storicamente operano nel nostro contesto urbano, sono le più ligie al rispetto delle normative – sottolinea il rappresentante di Ance –, anche perché hanno un’immagine da preservare sul territorio e negli anni sono state più volte oggetto di controlli. La forza degli incentivi – aggiunge – ha portato nuovamente al centro l’interesse per l’edilizia, con molte opportunità che però vengo colte anche da imprenditori che si “improvvisano”». L’Ance Alto Adriatico copre, oltre a quello triestino, anche i territori di Gorizia e Pordenone, «e in queste altre due realtà – segnala Bozzo – questo fenomeno è meno evidente».

«A breve – anticipa il prefetto Valerio Valenti – abbiamo in programma degli incontri per fare il punto sulla situazione, e se mi dovesse essere chiesto di prendere in considerazione il tema legato alla sicurezza, non mi tirerei indietro, mettendo in campo strategie di maggiore efficacia».

Segnalazioni sono pervenute anche agli uffici triestini di Confartigianato, che conta mille iscritti nel settore delle costruzioni, tra edili, impiantisti, serramentisti, falegnami e fabbri meccanici. «Le imprese locali che gravitano attorno alla realtà di Confartigianato – valuta il direttore Enrico Eva – ritengo siano rispettose, perché periodicamente seguono con scrupolo gli obblighi formativi. Ci sono invece imprese arrivate da ogni parte d’Italia, talvolta nate per i lavori generati dai bonus, dove non c’è alcuna attenzione da parte del datore di lavoro sulla prevenzione infortuni».

Eva denuncia come «un cantiere edile dove non vengono messe in atto tutte le misure di prevenzione è pericoloso, lì si rischia la vita», e mette in evidenza un altro aspetto: «Una responsabilità importante è del committente, che non è esonerato dalle responsabilità. Se nomina un direttore dei lavori lascia in capo a lui le responsabilità, ma molte volte il committente è il proprietario». E aggiunge: «Mi farebbe piacere che l’Ispettorato del Lavoro facesse una verifica anche sui contratti del lavoro applicati da certe imprese, perché il contratto edile è il più costoso, mentre altri non pertinenti pesano meno sulle casse dell’impresa, consentendo così di avanzare preventivi più convenienti che favoriscono l’aggiudicazione di appalti». —