Proteste vietate in piazza Unità per arginare il virus, sanzioni a chi organizza cortei senza mascherine e distanze
TRIESTE. In anticipo sulle previsioni, il prefetto Valerio Valenti firma l’interdizione di piazza Unità alle manifestazioni e annuncia assieme al sindaco Roberto Dipiazza multe più salate per gli organizzatori di cortei e presidi, in cui non vengano rispettati l’obbligo di distanziamento e uso delle mascherine. Entità e applicazione della sanzione saranno decise martedì 2 novembre con prefetti e sindaci degli altri comuni capoluogo, ma l’emergenza si chiama Trieste, dove i contagi stanno salendo esponenzialmente e nella cui provincia non è vaccinata una persona su tre.
Da lunedì 1 novembre piazza Unità e le vie limitrofe si uniscono alla cattedrale di San Giusto e alla Sinagoga come «luogo sottratto al diritto di manifestare», dice Valenti nella conferenza stampa organizzata da Regione e Comune. L’ordinanza è motivata da presenza di «obiettivi sensibili», «situazioni di criticità» per l’ordine pubblico e lancio di oggetti verso palazzi tutelati dalla Soprintendenza nel corso dei giorni di occupazione da parte dei no pass. La misura resterà in vigore almeno fino al 31 dicembre: «Il diritto a manifestare – dice il prefetto – va temporaneamente compresso. Siete liberi di non vaccinarvi, ma lasciate vivere gli altri. Illustri costituzionalisti discutono come contemperare il diritto a manifestare con quello alla salute, ma per me quello alla salute prevale». Il decreto si rifà alla direttiva voluta dall’allora ministro dell’Interno Maroni e ammette solo le manifestazioni organizzate da enti pubblici.
Questo lunedì mattina si è riunito a ruota il Comitato provinciale per la sicurezza, che ha cominciato ad affrontare il secondo intervento annunciato nel corso della conferenza. Valenti sottolinea che l’intento è «far rispettare distanziamento e obbligo di mascherina in occasione dei cortei che sfidano il virus e portano gente da fuori ad appestarci: stiamo individuando a carico degli organizzatori sanzioni particolarmente gravose in caso di mancato rispetto delle regole durante la manifestazione».
La misura si tradurrà in un’ordinanza che i sindaci dei quattro capoluoghi sono tutti pronti a firmare. Si sta valutando l’entità della multa, che pare non sarà tuttavia tale da scoraggiare comportamenti fuori dalle regole, così come continuerà essere difficile irrogare i 400 euro di sanzioni a migliaia di manifestanti assembrati. Le decisioni saranno comunicate oggi, dopo il confronto tra prefetti e sindaci di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone. L’ordinanza introdurrà una sorta di “responsabilità oggettiva” per gli organizzatori, come avviene per le società calcistiche in casi di problemi allo stadio.
«Siamo una città – dice Dipiazza – di gente seria e rispettosa, ma abbiamo visto i bivacchi in piazza. Sono veramente amareggiato. Rendiamo off limits piazza Unità e prevediamo ammende importanti per chi fa manifestazioni: siamo vicini alla zona gialla e tornare a chiudere sarebbe un disastro. Ora bisogna applicare le leggi: ho già chiesto massima durezza e mi è stato risposto che la Costituzione prevede il diritto a manifestare», conclude il sindaco, togliendosi un sasso dalla scarpa rispetto a quanto più volte affermato dal prefetto in questi giorni.
La conferenza viene aperta dall’epidemiologo Fabio Barbone, che fa il punto sulla problematica situazione di Trieste: «Nell’ultima settimana c’è stato un aggravamento, che ha portato il tasso di incidenza in regione a 128 casi ogni 100 mila abitanti e al raddoppio della percentuale dei positivi sui tamponi svolti. La soglia di occupazione al 10% delle terapie intensive è stata superata con 18 pazienti ricoverati, ma è ancora lontano il superamento del 15% dei 1. 266 posti letto non intensivi», che porta in zona gialla. Per Barbone, «la situazione triestina è di particolare preoccupazione: in una settimana i nuovi casi sono stati 801 (nella precedente erano stati 398) e il tasso di infezione è arrivato a 350 per 100 mila abitanti. L’aumento è esponenziale: stiamo tornando ai mesi bui della primavera».
La nota dolente sono le vaccinazioni: «In Fvg – continua il medico – siamo alcuni punti sotto la media nazionale e Trieste ha un dato inferiore di 5 punti a quello regionale. La copertura è bassa nella fascia 40-70 anni e in provincia ci sono 70 mila abitanti non vaccinati su 230 mila. La variabile tempo è fondamentale». Ecco allora la necessità di fermare i cortei, tanto più alla luce del fatto che il focolaio derivante dalle manifestazioni è arrivato a 93 soggetti: «La prima spiegazione – sottolinea l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi – di quello che sta succedendo sono i cortei. Abbiamo un focolaio di un centinaio di persone derivante da essi, ma questo dato va sommato ad alcune centinaia di persone che non ci dicono dove pensano di aver contratto il virus».
Il presidente di Confindustria Agrusti: «Pazienza finita»
«La pazienza dei cittadini è finita», dice il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, che apprezza le ordinanze perché «va bene impedire che vengano qui i figli dei fiori e quelli di Medjugorje. C’è un reato che va valutato ed è quello di chi diffonde notizie false per turbare l’ordine pubblico. Chi non si è vaccinato è un disertore: chi diserta viene fucilato e qui non dobbiamo fucilare nessuno, ma sono queste persone a dover pagare le prossime restrizioni. Non ci saranno altri ristori».