Positivo nella Rsa di Dorno, muore 92enne. Ora stop visite e blocco dei ricoveri
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Tampone negativo all’ingresso, poi il figlio risulta positivo e l’anziano manifesta febbre: l’ospite della San Giuseppe di Dorno subito trasferito al S. Matteo dove è deceduto
DORNO
Quando è arrivato, da Monza alla casa di riposo San Giuseppe di Dorno, il tampone anti-Covid a cui è stato sottoposto ha mostrato esito negativo. L’anziano, di 92 anni, aveva più patologie, alcune delle quali particolarmente delicate, ma si era concluso che il Covid proprio non ce l’avesse. Era venerdì scorso. Già dal giorno dopo, però, le cose sono cambiate. È stata una telefonata del figlio a far crollare ogni certezza.
La febbre dopo l’arrivo nella Rsa
«Ho chiamato per dirvi che sono risultato positivo al tampone anti-Covid», ha spiegato l’uomo, chiedendo, a quel punto, una verifica anche per suo padre. Nel frattempo l’anziano ospite giunto da Monza ha iniziato ad avere la febbre. E la struttura, non senza fatica, è riuscita a ottenerne il ricovero al San Matteo, nel reparto di Malattie infettive. Dove purtroppo è morto poco dopo.
A quel punto, alla casa di riposo è scattata la procedura anti-Covid: ospiti e dipendenti sono stati sottoposti due volte a tampone molecolare e si sono chiuse le porte, sia ai familiari dei degenti, sia ai nuovi ospiti in arrivo.
La Rsa di Dorno non si aspettava proprio un epilogo del genere. Lo conferma il direttore, Emilio Biscaldi. «Chi si può immaginare che il virus arrivi all’improvviso dopo che un tampone ha dato esito negativo? – si chiede –. La nostra casa di riposo, che ha 85 posti praticamente tutti occupati, non vedeva casi di contagio dal maggio dello scorso anno. E poi, comunque, anche prima di allora non sono mai stati molti: complessivamente 4 registrati a marzo e poi più nulla. Questo ci aveva reso ottimisti».
Porte chiuse ai familiari
Proprio per evitare che la situazione peggiori, la San Giuseppe ha deciso di sospendere le visite agli ospiti da parte di familiari e amici. Come ha deciso pure di non accettare altri anziani in entrata, almeno per questo periodo di recrudescenza della pandemia: infatti 2 nuove ammissioni (un pavese e un milanese) sono rimaste in stand-by.
«Ci dispiace moltissimo per questo nostro ospite, ma non potevamo fare di più – prosegue Biscaldi –. Mi conforta è il fatto che, grazie all’ala separata con 6 posti letto e personale dedicato su cui possiamo contare, si sia riusciti a circoscrivere il contagio a una sola persona. Questa soluzione ci ha aiutato anche in passato. In questo “repartino” annesso alla casa di riposo, infatti, ancora oggi ricoveriamo per qualche giorno i nuovi ammessi. Funge da camera di compensazione e ci consente di arginare possibili casi positivi». «Ma anche le attrezzature specifiche di cui disponiamo ci permettono di fronteggiare il virus – conclude il direttore della San Giuseppe –. Mi riferisco alle due macchine ad ozono con cui, ciclicamente, trattiamo tutti gli ambienti della casa di riposo. Penso che sia stato soprattutto questo ad averci salvato dai focolai».