La mano di Marinotto all’ex Opp e al Fabiani «Alcune sculture ho preferito distruggerle»
L’artista e insegnante, che oggi compie 83 anni, è l’autore di opere realizzate quando gli enti bandivano i concorsi
GORIZIA
Durante le riprese di vari film su Franco Basaglia fu rimossa, per coerenza storico-filologia, dalla collocazione centrale che occupa da oltre quarant’anni. Ma quanti riconoscono la mano di uno scultore goriziano nell’opera a tutto tondo in marmo di Carrara che accoglie chi entra dal cancello dell’ex Ospedale psichiatrico? Gallerista, artista, insegnante, Franch Marinotto compie oggi 83 anni di cui oltre 60 trascorsi in città, dove era giunto da Venezia per sostituire l’amico Dino Basaldella alla cattedra di Decorazioni plastiche all’istituto d’arte Fabiani oggi liceo artistico.
Marinotto è figura storica dell’attività culturale fuori dalle istituzioni. La sua galleria “La Bottega” di via Nizza, aperta nel 1973, presto festeggerà i 50 anni. Un esordio alla grande con il maestro udinese Giorgio Celiberti. Erano anni di vivacità culturale e non mancavano luoghi privati dove esporre, dalla Galleria “Il Torchio” al centro Stella Matutina e al Caffè Teatro, ma Marinotto decise di aprire. Schietto al limite della ruvidezza, allievo dello scultore Alberto Viani all’Accademia lagunare, per oltre metà secolo ha proposto artisti locali e nazionali, con un ritmo da formula uno, una mostra al mese, salvo poche eccezioni. In contemporanea ha continuato a insegnare fino agli anni Novanta, a scolpire marmo, plasmare creta e bronzo. «Ho lavorato molto nella mia via. – racconta Marinotto nella sua prima intervista – Quando gli enti bandivano concorsi per realizzare delle opere da collocare in edifici pubblici partecipavo e vincevo. Ecco perché le mie sculture, dipinti, bassorilievi e mosaici vetrosi sono nelle scuole di Cormòns, di Gorizia ma anche del Veneto. Alcuni anni fa ho preferito distruggere sei grandi sculture in gesso piuttosto che lasciarle abbandonate in magazzino. L’arte va vissuta. Con la galleria ho fatto conoscere artisti di linguaggi diversi. Certo i tempi sono cambiati e oggi è tutto più difficile».
Carrà, Seghizzi, Zigaina, D. Basaldella, Vedova, Viani, Santommaso, Tramontin, De Gironcoli, Pope, Guidi, Righi, Perizzi, Spacal, Music, Licata, Di Iorio: sono solo alcuni degli artisti passati per “La Bottega”. «Sono tanti che hanno esposto da me – prosegue Marinotto – con alcuni è nata un’amicizia lunga tutta la vita, fatta di scambio di idee, collaborazione e rapporti professionali onesti e sinceri. Come con Sergio Altieri, Gianna Marini, Vittorio Ruglioni o Giuliana Pais. C’è un legame forte fra artista e gallerista, un sodalizio che deve essere saldo e corretto per poter funzionale. Senza un gallerista un artista rischia di sparire dal mercato e questo non è bene. A Gorizia un tempo vi erano collezioni importanti frutto di cultura e passione che si sono disperse quando i figli non hanno saputo e voluto raccoglierne l’eredità dai genitori». Ma chi è artista per Marinotto? «Per un artista è colui che sa creare qualcosa di nuovo, diversamente da un bravo artigiano che si limita a riprodurre, copiare anche con maestria. Sono due cose diverse. Che cosa rappresenta la galleria nella mia vita? È la libertà, mentre la scultura oggi è il mio divertimento. Entrambi sono l’impegno per ricordare mio figlio David, anche lui scultore, prematuramente comparso. Anche se è difficile io non intendo chiudere. Non mi interessa fare mostre di mie opere ma di altri, penso a Afro Basaldella o Leonor Fini. Certo il dubbio è sulla capacità della città di apprezzare».