Offre vino alla polizia per non pagare la multa: titolare di un bar di Trieste assolto dal giudice
TRIESTE Alla fine il giudice lo ha assolto perché «il fatto non costituisce reato». Ma Giuseppe Valentino Zucchini, 60 anni, titolare del bar “Centro” di via Giulia 82, è incappato in un vero guaio giudiziario: una denuncia della polizia e un’incriminazione per “istigazione alla corruzione” con tanto di procedimento penale e udienze in Tribunale.
Il motivo? Il commerciante aveva offerto un paio di bottiglie di vino alla pattuglia della polizia che lo aveva pizzicato, in zona arancione, con il locale aperto fuori orario e i clienti all’interno. Per non prendersi la multa Zucchini voleva «risolvere in amicizia» (così, testualmente, dagli atti). Il periodo è quello dell’ondata pandemica dello scorso marzo, con le conseguenti restrizioni per i locali e le forze dell’ordine che vigilano per verificarne il rispetto.
È la sera di sabato 13: la polizia passa in via Giulia, si accorge che il bar “Centro” è aperto oltre l’orario consentito dal Dpcm anti Covid, entra e dentro trova il titolare con alcuni clienti. La multa è inevitabile.
Il sessantenne Zucchini non si arrabbia più di tanto. Ma, insomma, la sanzione non è che gli faccia proprio piacere. Dunque che fa? Prende due bottiglie di vino da sotto il bancone e le offre agli agenti. «Dai, chiudiamola in amicizia...» .
Per i poliziotti è tutt’altro che un “beau geste”. La pattuglia verbalizza, sostenendo che il titolare «offriva insistentemente» le due bottiglie di vino, così da evitare la multa.
Il verbale approda in Procura, che quindi apre un fascicolo con l’ipotesi di reato regolamentata dall’articolo 322 del codice penale (“istigazione alla corruzione”, appunto) e chiede il rinvio a giudizio del sessantenne.
Zucchini, difeso dall’avvocato Paolo Pacileo, è stato giudicato con il rito abbreviato dal gup Luigi Dainotti. Il giudice ha assolto l’imputato perché «il fatto non costituisce reato sotto il profilo dell’elemento soggettivo psicologico». In altri termini, con quelle due bottiglie l’esercente non aveva in mente di «corrompere» gli agenti.
«Se non ricordo male erano le dieci di sera passate – racconta il titolare del bar – tenevo ancora aperto per fare le pulizie. Era entrato un amico con la sua compagna per usufruire del bagno; con me c’era invece una amica. Non pensavo di far nulla di male... capisco la multa – aggiunge il sessantenne – ma quando poi mi è arrivata a casa la raccomandata con l’indagine a mio carico per quelle due bottiglie di vino, ecco... sono davvero caduto dalle nuvole. Per fortuna il giudice ha capito e sono stato assolto».