Dal giornaliero per Cortina in voga nel 1965 al primo charter su Düsseldorf due anni dopo: il Trieste Airport festeggia 60 anni
TRIESTE All’interno di un rapporto scritto dal Comando dell’aeroporto “F. Grego” di Gorizia si legge che le origini di Trieste Airport risalgono al 1935: il campo di aviazione di Ronchi viene utilizzato come base di supporto all’addestramento del quarto Stormo Caccia. L’inizio dell’attività commerciale dell’aeroporto del Friuli Venezia Giulia è però datato 60 anni fa. Il primo volo di linea è un Douglas DC3 della Sam, Società Aerea Mediterranea. Decolla il 2 dicembre 1961, Giovanni Gronchi presidente della Repubblica, Amintore Fanfani premier, la Regione Fvg non ancora istituita.
Da allora le vicende sono quelle di un piccolo scalo regionale che ha avuto spesso difficoltà ad attrarre vettori e traffico. Il record di passeggeri sulle 24 ore è del 6 ottobre 2019 (7.500 presenze), quello sui 12 mesi del 2012, quando se ne contarono 882.146, ma l’ambizione, più volte dichiarata da istituzioni e manager, è quella del milione di presenze. Un traguardo che sembrava possibile proprio nel mandato in corso, con Antonio Marano presidente e Marco Consalvo amministratore delegato, professionisti incaricati in era Serracchiani e confermati dalla giunta Fedriga.
A seguito dell’investimento da quasi 33 milioni di euro per il 55% delle quote da parte del fondo F2i, con la controllata 2i aeroporti, Trieste Airport è entrato infatti in un network che comprende gli scali di Milano, Torino, Bologna, Napoli, Alghero, Olbia, e indirettamente Bergamo. Una rete che gestisce il 40% del traffico aereo nazionale. Tutto pronto, in sostanza, per aumentare collegamenti e passeggeri, come da piano industriale. Ma, dietro l’angolo, ecco il Covid che, inevitabilmente, costringe a congelare per chissà quanto tempo ogni programma di medio-lungo periodo.
Nei festeggiamenti molto sobri per i 60 anni dell’aeroporto c’è comunque soddisfazione per la solidità economica di un’azienda che nel 1997 aveva attraversato un’altra svolta: la compartecipazione Consorzio per l’Aeroporto Fvg (51%) e Regione (49%), con quest’ultima che avrebbe acquisito il 100% nel 2009.
Tante le tappe che hanno segnato la storia di un’infrastruttura con attività inizialmente limitata ai soli servizi da e per Roma con scalo intermedio a Venezia, quando a fungere da aerostazione c’era nulla più di una baracca di legno. Risale al 1965 l’inaugurazione del primo tronco della pista di volo, la pista di raccordo e una moderna aerostazione passeggeri.
Al giornaliero su Venezia si aggiunge quello su Cortina d’Ampezzo, con un Pilatus PC6 della Aeralpi. Nel 1966 viene costruita la torre di controllo, mentre il 1967 è l’anno del primo volo internazionale, un charter della tedesca Luft Transport Unternehmen, un Fokker F27, proveniente da Düsseldorf.
Nel 1970, continuando con l’amarcord, si toccano i 100 mila passeggeri annui, nel 1971 si assiste al primo volo intercontinentale diretto, direzione Toronto, con un Douglas DC8-62 di Alitalia. Passa un anno e Ronchi, il 6 ottobre 1972, vive pure il dirottamento – il primo in Italia – di un volo Ati per Bari. L’aereo viene fatto rientrare a Ronchi da un estremista di destra armato, poi ucciso dalla polizia.
Nel 1975, il 16 settembre, Franco Basaglia porta i suoi pazienti psichiatrici a bordo di un DC9 dell’Ati. Nel 1976, l’8 aprile, in regione atterra per la prima volta un aereo a fusoliera larga, un Boeing B747-200 di Alitalia. Tra piste di volo allungate (1978), nuove torri di controllo (1981), l’aggiunta di un terminal partenze (1984), collegamenti internazionali (si parte con il Monaco di Lufthansa nel 1984), i 500mila passeggeri annui (1996), i lavori di ampliamento (1998), il primo low-cost, da Londra, un Boeing B737-800 di Ryanair (2001), Ronchi cambia spesso volto, come nel 2018 con il via al polo intermodale.