Chivasso. Intestino perforato col clistere, infermiera a giudizio
/ chivasso. «Le ho detto basta, fermati, mi fai tanto male. Ma non si è fermata». L’anziana 85enne, sulla sedia a rotelle, ha testimoniato mercoledì 15 dicembre di fronte alla giudice Antonella Pelliccia. A giudizio c’è Giada De Palma, l’infermiera 31enne dell’ospedale di Chivasso che il 17 marzo 2019 ha eseguito il clistere che le ha perforato l’intestino per cui ha dovuto patire, dopo un’operazione, fino al 28 novembre successivo. La giovane, difesa dall’avvocato Giovanni Anania, è accusata di lesioni personali colpose gravi commesse in ambito sanitario. L’85enne invece si è costituita parte civile tramite il legale Marco Bortuzzi, che ha chiamato in causa come responsabile civile l’Asl/To4, rappresentata dall’ avvocato Giuseppe Caccavo.
Secondo quanto accertato dalla pm Elena Parato l’infermiera avrebbe eseguito una manovra erronea nell’inserimento della sonda rettale, senza osservare le buone pratiche previste dalla professione.
Un’ipotesi che la difesa e il responsabile civile mettono in dubbio: se De Palma avesse seguito le linee guida previste, infatti, sarebbe esclusa ogni punibilità.
Al banco dei testimoni si è seduta anche la consulente della procura, la dottoressa Silvana Temi, medico legale che ha esaminato il caso. «La perforazione successiva a un clistere - ha spiegato - è rarissima in letteratura medica, tanto che non è nemmeno segnata una percentuale d’incidenza. Diciamo che o c’è una debolezza delle pareti, o un’allergia al medicinale, oppure la manovra non è stata eseguita correttamente, con troppa forza o troppa pressione nell’inserimento. Le prime due ipotesi, però, sono da escludere, anche perché la signora aveva già fatto un clistere senza complicazioni il 12 marzo». La difesa ha messo in dubbio la ricostruzione e ha già annunciato che chiamerà altri consulenti per fornire una versione alternativa.
L’anziana era entrata all’ospedale di Chivasso per subire un intervento al femore, che si era rotto. Il secondo clistere è stato somministrato dopo l’intervento, che era riuscito. Secondo quanto ricostruito dalla donna e dalla figlia, chiamata a testimoniare, l’anziana avrebbe presentato subito febbre e sanguinamenti, che avrebbero fatto insospettire i medici. Dopo una tac all’addome, è stata confermata la lesione e la donna è stata operata, con l’apposizione di un sacchetto esterno rispetto al colon. «Il medico mi ha detto - ha ricordato l’85enne -, o fai così o muori».
La figlia ha raccontato i momenti convulsi in cui la madre aveva freddo e, nonostante avesse chiesto una coperta, pare che in quel momento non fosse disponibile. «Me ne ha data una la sua vicina di letto». La giudice Antonella Pelliccia ha rinviato per i prossimi testimoni al 24 gennaio. Ma l’istruttoria sembra ancora lunga.