Rivarolo. Lavoratori ex Olisistem spostati a Moncalieri
rivarolo canavese
Non c’è pace per i lavoratori dell’ex Olisistem, l’azienda leader nel mercato italiano dell’Ict (Information e communication technology) che, dopo tutta una serie di trasformazioni, conta ancora, in organico, tra gli altri, circa una settantina di lavoratori canavesani, molti dei quali residenti a Rivarolo. Proprio a Rivarolo, la società operò a lungo, fino al novembre del 2015, in via Cuccodoro, nei locali che furono la scuola della Salp, storica azienda conciaria che segnò un’epoca e fece le fortune della città, prima del declino, fallimento e chiusura.
Tra i clienti c’è intesa sanpaolo
Mercoledì, i lavoratori hanno incrociato nuovamente le braccia per l’intera giornata (l’ultima mobilitazione è del luglio 2020) perché, nonostante un accordo sindacale sottoscritto nel gennaio dello stesso anno in cui, nel rilevare la commessa di Intesa Sanpaolo della filiale online (internet Banking), che impegnava, attraverso un accordo sindacale a non spostare la sede aziendale da Settimo Torinese, la Nbt (Numero Blu Torino), l’azienda per la quale ora lavorano gli ex dipendenti Olisistem, ha comunicato nei giorni scorsi alle stesse rappresentanze sindacali di aver già disdettato l’attuale sede di Settimo ed avere in previsione, appunto, lo spostamento dei 130 lavoratori in un non precisato stabile nell’area di Moncalieri. Come non bastasse, è arrivato anche l’annuncio della non conferma di diversi lavoratori interinali.
condizioni considerate inaccettabili
«La sede di Settimo Torinese era già stata scelta a suo tempo da Olisistem per spostare l’azienda, prima situata a Rivarolo, tenendo conto della provenienza dei lavoratori - sottolinea Vito Bianchino della Fim Cisl Torino e Canavese-. Le garanzie di non spostare la sede erano previste proprio per la tipologia di lavoratori, quasi tutti part time a 4 ore. Oggi, prevedere lo spostamento della sede a Moncalieri significa gravarli di ulteriori 1000 km in più di viaggio al mese, rispetto agli attuali, che significa altre 2 ore giornaliere di tempo per raggiungere il posto di lavoro in aggiunta a quello già impiegato. In sostanza, buona parte dei lavoratori si troverà, da primi calcoli effettuati, a dover sostenere costi di viaggio che alla fine, in molti casi, ridurranno la retribuzione mensile a 350/400 euro. Francamente inaccettabile».
costi aggiuntivi insostenibili
Costi aggiuntivi, in sostanza, che vanificherebbero la retribuzione attuale creando, alla fine, per la maggioranza di loro, condizioni tali da spingerli a una scelta obbligata, estrema, in prospettiva, ovvero la rinuncia del posto di lavoro. «Si tratta di lavoratori prettamente giovani e di genere femminile a cui verrebbe stravolto, da questa decisione, la propria retribuzione già ridotta, la possibile gestione del secondo lavoro part time o l’attività di studio/università, senza considerare le conseguenze sulla gestione dei figli per le mamme lavoratrici - aggiunge Bianchino - . Un risparmio al prezzo di un importante disagio sociale. Inoltre, un calo di volumi sulla commessa portano l’azienda a non confermare circa il 40% degli interinali, senza prima verificare con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, un percorso temporale di traghettamento su commesse alternative presenti negli altri stabilimenti o su possibili nuove future commesse, come richiesto dalla nostra organizzazione sindacale, mentre tuttora parte delle attività inizialmente previste a Settimo Torinese sono svolte nelle altre sedi italiane dove viene applicato un contratto di lavoro non confederale, uno di quei contratti di minoranza che hanno retribuzioni e tutele inferiori. È vero che l’azienda ha dato disponibilità a far diventare strutturale un parziale smart working, ma la questione và affrontata partendo dal rispetto degli accordi sottoscritti».
L’azienda Numero Blu, come gruppo conta in Italia 1.300 dipendenti, con un fatturato di circa 30 milioni annui e sette stabilimenti in Italia. «Noi pensiamo che abbia le capacità economiche per trovare altre soluzioni - rimarca Vito Bianchino - e non scaricare sui lavoratori tutti i disagi derivanti da scelte improprie e unilaterali».