Belluno, a 24 anni cura duecento capre da latte bio
Manuel Chierzi è il principale fornitore di Lattebusche. I suoi animali arrivano a produrre 700 litri al giorno in primavera
BELLUNO. A 24 anni, Manuel Chierzi, di Sois, è il più grande allevatore di capre da latte della provincia: una storia fatta di passione e di innovazione nella tradizione di famiglia.
Tutto è partito con una scommessa, quattro anni fa, ora Manuel gestisce un’azienda da 200 capre (di cui 180 in mungitura), nutrite con alimenti biologici. Numeri che lo rendono il principale fornitore locale di Lattebusche.
Gli animali stanno nel suo allevamento a Libano e in estate arrivano a produrre 700 litri di latte al giorno, che vengono venduti tutti in giornata. Il latte di capra è infatti molto ricercato, grazie alla ridotta quantità di lattosio e di grassi e alla maggiore digeribilità, oltre alla ricchezza di sostanze come il selenio, che rinforza il sistema immunitario. È molto apprezzato anche per produrre formaggi, ricotta e yogurt.
«Sono partito con 20 capre, dopo aver finito l’istituto agrario a Feltre», racconta Manuel, che è seguito da Confagricoltura Belluno. «La passione degli animali ce l’avevo nel sangue: mio nonno allevava vacche da latte e mio padre da carne. Avevo sentito che Lattebusche cercava latte di capra bio e così mi sono buttato nella nuova avventura. Ho comperato le capre Saanen, una razza svizzera delicata ma molto produttiva, che si adatta bene al nostro territorio, e ho subito avuto soddisfazione, perché ho sempre venduto tutto il latte e la redditività è attualmente migliore rispetto al latte di vacca, dato che si arriva a guadagnare 90 centesimi al litro».
«È vero anche che le spese sono maggiori», continua, «perché le capre mangiano alimenti biologici al 100 per cento, che costano 60 euro al quintale. Il doppio, cioè, del mangime convenzionale. Le capre, tenute in box da 24 posti, non sono legate, ma libere, e di giorno possono brucare l’erba nel paddock esterno di 5.000 metri. Anche la mungitura è molto libera: le capre, infatti, vanno autonomamente nella sala dove si trova la mungitura automatica».
La straordinaria produttività di queste capre arriva a 700 litri al giorno nei momenti di picco tra aprile e maggio, per poi calare a 300 in dicembre. Lattebusche raccoglie il latte e lo vende inscatolato o facendo formaggi freschi e stagionati. Un settore, quello del latte di capra bio, che sta funzionando molto bene: «Lattebusche ha dei bei progetti per il futuro in questo settore», conferma Chierzi, «è un tipo di allevamento che sta prendendo piede, tanto che in provincia di Belluno i produttori sono saliti a 15, anche se alcuni stanno per andare in pensione. Io sono quello che ha più animali e potrei crescere ancora, perché nelle stalle ho posto per altre 50 capre. Sono molto soddisfatto, tanto che, oltre ad avere al mio fianco mio padre che mi dà una mano, ho anche assunto un dipendente».
Una scelta felice, sottolineata anche da Confagricoltura: «Ho sempre sostenuto che quello del latte di capra sia un settore interessante», sottolinea il presidente, Diego Donazzolo, «si tratta, tuttavia, di una produzione di nicchia, che necessita di strutture ad hoc in grado di commercializzarlo come merita. Credo perciò che in futuro i produttori dovranno cercare di fare squadra e mettersi assieme, magari sotto forma di cooperative, per valorizzare il prodotto e avere più forza sul mercato, mettendo in piedi una struttura commerciale forte che riesca a vendere il latte di capra bellunese anche fuori provincia».