Morti bianche, nel 2021 hanno perso la vita 22 lavoratori in Friuli Venezia Giulia. «Prezzo insostenibile per la ripartenza»
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Il 2021 si conferma anno nero per gli infortuni in Friuli Venezia Giulia La Cgil: «Dati in aumento. E il nostro allarme finora inascoltato»
TRIESTE L’incidente in Porto Vecchio in cui venerdì 17 dicembre ha perso la vita l’operaio Daniele Zacchetti segna un tragico sorpasso rispetto ai numeri pre pandemia. Si tratta del ventiduesimo infortunio mortale in Friuli Venezia Giulia, uno in più dei 21 registrati nel 2019.
La differenza è ancora più netta rispetto a un 2020 attraversato dal lockdown: nel primo anno dell’emergenza sanitaria le vittime sul lavoro in regione sono state 15. A inizio dicembre la Cgil Fvg aveva rilanciato i dati Inail: 12.930 denunce di infortunio in regione da gennaio a ottobre, con una crescita del 15% rispetto al 2020, dal +13% dell’industria al +52% del comparto pubblico, e incrementi in tutte le province: +42% a Gorizia, +14% a Udine, +13% a Pordenone, +7% a Trieste.
«Il dato inaccettabile», ribadisce il segretario regionale Villiam Pezzetta, è quello degli infortuni mortali, in un contesto nazionale in cui, sempre nei primi dieci mesi dell’anno, se ne sono contati 1.017 contro i 1.036 del 2020. Cifre drammatiche che a più riprese, nel corso dell’anno, sindacati e politica hanno commentato.
«Una strage di Stato», denuncia il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni nell’elencare i morti sul lavoro delle ultime ore, compreso il cinquantottenne veneto travolto da una gru sul Molo Terzo. «E poi si chiedono perché tanta rabbia, perché lo sciopero», aggiunge il leader di Si, accusando il governo di «vivere sulla luna».
Il sospetto di Pezzetta è che «la rincorsa a recuperare i ritardi produttivi da pandemia metta in secondo piano la sicurezza». Una preoccupazione che è anche di Debora Serracchiani. La deputata del Pd dice «no a una ripresa pagata in vite umane», sottolineando che «fermare questa sequela terribile di morti e infortuni sul lavoro è sempre più un’emergenza del nostro tempo. Il dolore umano e la rabbia per la morte di un operaio sulle banchine del nostro porto devono trasformarsi in azioni preventive e sforzi ulteriori in formazione, vigilanza e regolazione del lavoro».
Di qui la richiesta «che abbiano al più presto effetto le nuove norme sulla sicurezza sul lavoro inserite nel decreto fiscale appena approvato, che amplia i poteri dell'ispettorato e ne aumenta l’organico, prevedendo controlli e sanzioni più stringenti». È ancora Pezzetta a evidenziare come proprio i numeri chiariscano che non ci troviamo davanti a fatti episodici. «Si impone a tutte le parti in causa, imprese, mondo del lavoro, istituzioni, una profonda riflessione e misure concrete – dichiara il segretario della Cgil – da un lato per garantire il rispetto delle misure di prevenzione, dall’altro per promuovere nei fatti una vera cultura della sicurezza. Cultura che stenta a imporsi e che sembra anzi segnare il passo in questa difficile fase economica, ancora duramente segnata dagli effetti della pandemia». Non a caso, ricorda Pezzetta citando il documento programmatico della Cgil in vista della Finanziaria 2022, «abbiamo sollecitato gli assessori alla Salute e al Lavoro, in sede di confronto, a un incremento delle risorse destinate ai servizi di prevenzione e vigilanza delle aziende sanitarie». Anche Adesso Trieste interviene sulla questione: «A un giorno dallo sciopero generale indetto da Cgil e Uil, è sempre più evidente che il governo debba delle risposte forti e inequivocabili a lavoratrici e lavoratori che con il loro impegno quotidiano mandano avanti il Paese senza essere adeguatamente tutelati». — © RIPRODUZIONE RISERVATA