Caso Djokovic tra regole ed eccezioni, tutti escono sconfitti ma Nole per primo
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foto da Quotidiani locali
No, qui non c’è da accanirsi contro gli australiani forcaioli come fa il governo serbo per difendere il suo campione. Né stracciarsi le vesti perché un uomo di sport deve dare l’esempio. La storia, del resto, ci insegna che è pieno di grandi talenti ma pessimi esempi: Maradona ci incantava con la magia dei suoi tocchi di palla, eppure era un inarrestabile assuntore di cocaina. Baudelaire preferiva l’hashish ma ci ha regalato quel capolavoro che sono I fiori del Male. No, la storia di Novak Djokovic e della sua espulsione dall’Australia dopo undici giorni di patetico tira e molla fra comitati sportivi, organizzatori, magistrati, corti federali, governo e legali del serbo, è una banalissima storia di regole.
Regole che se ci sono vanno rispettate senza andare a caccia di cavilli, postille, fantomatiche esenzioni costruite da grandi studi legali internazionali con il supporto di sponsor milionari che non possono vedersi bruciare la prestigiosa vetrina dell’Open di Melbourne per colpa di un vaccino. Un trofeo con un montepremi stellare incrementato del 4,5% rispetto al 2021 e portato a 75 milioni di dollari australiani. Ma il punto è proprio questo. Le regole e la possibilità di aggirarle. È da mesi che le autorità australiane e gli organizzatori sventolano al mondo il fatto che per partecipare al prestigioso torneo nella terra dei canguri ci vuole il vaccino. È da mesi che stampa e tv parlano di “Australian Open a rischio per Djokovic”.
Sono mesi che Nole non fa mistero delle sue posizioni no-vax anche se non entra mai nel merito della questione. Djoko, insomma, conosceva le regole e ha provato a forzarle. Si potrà obiettare che il regolamento dello Slam australiano prevede per partecipare la vaccinazione o l’esenzione e che il numero uno al mondo è partito solo quando gli stata assicurata l’esenzione. Ma anche questa storia, alla fine, si è rivelata un brutto pasticcio. Che Djoko ha contribuito a rendere ancor più confuso. Primo non dichiarando una positività al virus poi emersa con un incerto balletto di date. Secondo sparando balle sui suoi movimenti quando, invece, avrebbe dovuto essere in isolamento.Terzo, addossando la colpa delle falsificazione dei fogli di viaggio (è accertato che Nole ha concesso un’intervista al giornalista dell’Equipe quando era già positivo) al suo agente.
Salvo poi scusarsi ma a scoppio ritardato. Insomma, in questa storia, alla fine hanno perso un po’ tutti: Djokovic per primo che dopo questo schiaffo rischia di vedersi sfumare 50 milioni tra premi e sponsor ritirati oltre allo scettro di n.1 al mondo. Ma anche il governo australiano con quella panzana che la presenza del serbo a Melbourne avrebbe incitato rivolte del popolo no-vax. Alla fine ci associamo volentieri alle parole di un altro campione, Rafa Nadal, che dopo aver bacchettato il collega, in un’ intervista ormai sfibrato dal tira e molla, ha detto: ora basta, parliamo di tennis.