Ritrovata dopo 79 anni la piastrina di Luigi Godeassi, l’alpino manzanese disperso in Russia: ora sarà restituita ai parenti
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Rinvenuta durante un sopralluogo sul Don da uno studioso di Varese
MANZANO. L’ultima immagine apparsa agli occhi di Luigi Godeassi è stata l’infinita distesa bianca della Russia. Da quel lontano giorno del 1943, la sua famiglia a Manzano non ha più avuto sue notizie, con il nome inserito nel lungo elenco di dispersi durante la tragica campagna militare. Sabato 22 gennaio, in mattinata, la piastrina del caduto farà ritorno a casa dopo quasi 80 anni dall’arrivo del suo proprietario in Russia, andato a combattere come migliaia di altri alpini durante la Seconda guerra mondiale e mai più ritornato.
La cerimonia in programma alle 11 all’Antico Foledor, organizzata dal presidente della sezione locale dell’Associazione combattenti e reduci, Rosario Genova, permetterà quindi di riabbracciare il ricordo del manzanese. Tutto grazie al ritrovamento della piastrina di riconoscimento del militare, scoperta in riva al fiume Don da Giovanni Bloisi, pensionato di Varese e appassionato di storia che nel 2019 ha costeggiato il corso d’acqua in bicicletta.
Durante quel viaggio - sopralluogo Bloisi trovò nove piastrine militari talmente logorate dal tempo da renderle quasi illeggibili. Con cura, le ripulì fino a decifrarle nuovamente.
Tra queste c’era quella di Godeassi, nato nel 1917 e arrivato al fronte nel 1943 come riservista dell’Ottavo reggimento. Dapprima di stanza nei Balcani, il 25enne fu tra gli ultimi a essere spedito sul Don, poco prima della ritirata costata la vita a tanti soldati italiani.
Dopo la battaglia di Nikolayewka, il suo corpo non venne ritrovato, o quantomeno identificato. Lo studioso lombardo ha quindi chiamato l’anagrafe del Comune di Manzano, che a sua volta si è messa in contatto con i discendenti. Quando Paolo Godeassi, pronipote del disperso, ha scoperto che quella piastrina era riemersa dalle pieghe della storia, la gioia è stata enorme, così come per la zia Leonilda, che conobbe il parente da piccolina.
Fin da subito è nata l’idea di organizzare un evento per celebrare questo ritorno. A causa della pandemia, però, il tutto ha dovuto attendere due anni, decidendo nel frattempo di coinvolgere le associazioni d’arma locali.
«La cerimonia inizialmente doveva essere intima – spiega Paolo Godeassi –, ma poi abbiamo pensato di estendere l’invito».
La capienza massima della sala, con le restrizioni sanitarie, sarà di circa 40 persone, ma in ogni caso «è giusto che il paese riaccolga uno dei suoi figli, partito per la guerra».
Dopo la celebrazione di domani, seguirà quella di domenica al Tempio di Cargnacco, dove sarà custodita la piastrina. Assieme a Bloisi, alla ricostruzione della storia del cimelio ha preso parte anche Riccardo Bulgarelli, professore torinese e socio dell’Unione nazionale italiana reduci di Russia, nonché autore del libro “Fronte del Don. Dicembre 1942”. Sabato 22 gennaio la presenza di entrambi non sarà possibile, purtroppo, a causa delle condizioni sanitarie che hanno costretto i due a rinunciare ad arrivare fisicamente in loco.