Uccisa con 19 coltellate, l’amica racconta le ultime ore di Aurelia: «Era terrorizzata»
L’imputato e la vittima quattro ore prima del delitto avevano litigato per una foto sui social
PORDENONE. Un ritratto di famiglia, con Aurelia Laurenti e Giuseppe Mario Forciniti, con la didascalia “Semplicemente noi”, pubblicato dal compagno su instagram ha innescato la miccia, quattro ore prima del femminicidio, la sera del 25 novembre 2020.
La coppia ha litigato a casa dell’amica del cuore di Aurelia, nonché sua dirimpettaia a Roveredo in Piano, Monika Janina Wajda, 39 anni. «Quella sera, verso le 19.30, è entrato in casa mia Giuseppe, che urlava tantissimo. Mi diceva – ha riferito la teste in Corte d’assise a Udine, dove Forciniti è imputato dell’omicidio aggravato della compagna – che Aurelia si è arrabbiata perché lui ha postato la foto. Cercavo di calmarlo, era fuori di sé».
A detta di Monika, a infastidirlo erano i commenti sotto al post di Cristina, una conoscente che sembrava sapere tutti «i fatti loro».
Aurelia ha raggiunto Giuseppe a casa dell’amica un quarto d’ora dopo. E hanno cominciato a litigare. Monika ha cercato di placare gli animi, ha invitato Giuseppe a ritornare a casa dai bambini. Aurelia è rimasta da lei fino alle 21.30. «Piangeva seduta sul divano».
Ha chiesto a Monika di prestarle le chiavi della camera da letto (avevano scoperto che le chiavi delle porte interne delle villette a schiera erano tutte uguali) perché erano sparite tutte le sue e voleva chiudersi dentro («Perché lui entrava in camera a disturbarla, la fissava, a volte la accarezzava. Dormivano in stanze separate da un po’»). «Era terrorizzata», in quanto gli avrebbe «detto tutto, non solo di Cristina, ma anche di qualcun altro». «Presa dal panico, le ho detto dormi da me, lei ha detto “no madrina, ho tanto sonno, poi ho il mal di pancia, non vedo l’ora di andare a letto”».
Alle 21.41, poco dopo il rientro a casa di Aurelia, Giuseppe ha chiamato Monika. «Mi ha detto che non la voleva più». La telefonata è durata 32 minuti. L’amica ha poi sentito via whatsapp e al telefono Aurelia, per sincerarsi che stesse bene. Si sono salutate alle 23.18. Pochi minuti dopo Aurelia è stata uccisa da Giuseppe con 19 coltellate, nella sua camera.
Dall’analisi dei tabulati telefonici emerge che l’imputato ha chiamato una collega di lavoro alle 23.39. Alle 23.44 ha telefonato a Antonietta Magliarella, zia materna di Aurelia, per dirle che le avrebbe portato i bimbi a casa. «Si è affacciato – ha riferito la zia in aula – alla porta dell’ascensore, solo con il volto, i bimbi erano insonnoliti, gli ho chiesto cosa è successo, lui ha risposto “no no niente, tienimeli come fossero i tuoi figli”. E Aurelia dov’è, gli ho chiesto. Lui ha risposto che era a casa, poi ti dico. Mi sparisce. Io e mio marito ci siamo guardati, ho chiamato mia nipote ma non mi rispondeva. Allora ho chiamato mia sorella Annunziata, le ho detto di andare a vedere».
Annunziata ha chiamato la vicina di casa Monika, le ha chiesto di andare alla villetta. L’amica ha visto uscire Forciniti, poi ha cominciato a suonare al campanello, vedeva la luce nel corridoio, ma nessuno le apriva. Poco dopo la mamma di Aurelia ha chiamato il 112.
Si sono susseguite le telefonate. Forciniti alle 23.49 ha chiesto perdono alla mamma Giovanna Ferrante, alle 00.21 ha chiamato la zia per parlare con il primogenito: «Perdonami, fai il bravo, comportati bene». Poi si è costituito in Questura.
Attraverso i racconti di amiche e parenti è affiorato uno spaccato della vita di coppia visto dalla vittima. «Aurelia voleva mollarlo», ha confermato la cugina Valentina Prata. Dopo aver trovato le prove del secondo tradimento di lui, mentre si trovavano in vacanza in Calabria in agosto, si negava alle sue insistenti richieste di intimità. Aurelia ha riferito all’amica Simona Annamaria Stet che Giuseppe le avrebbe detto, pochi mesi prima del delitto: «O sei mia o sei di nessuno».