Siccità, l’acqua dal Garda al Po: c’è l’ipotesi soft sul tavolo
MANTOVA. Prelevare acqua dal Garda per farla confluire direttamente nel Po che oggi soffre di una crisi idrica eccezionale. I Consorzi di Bonifica, che gestiscono la rete di irrigazione dell’Alto e Medio Mantovano sono saliti sulle barricate e minacciano di adottare misure drastiche, sino alla sospensione dell’irrigazione: per questo è stato convocato per lunedì un tavolo urgente con le associazioni agricole.
I forti timori sono stati espressi da Massimo Lorenzi, presidente del Consorzio del Mincio, ovvero l’organismo che regola la ripartizione delle acque in uscita dal Garda, destinandole all’area della bonifica Garda Chiese (Ovest mantovano) e territori del Mincio (Est mantovano). E si basano su dichiarazioni del segretario dell’Autorità di Bacino, l’emiliano Meuccio Berselli, che a breve assumerà il ruolo chiave di direttore dell’Aipo, l’Agenzia interregionale per il Po, che, di fatto, detiene le chiavi per aprire e chiudere le dighe che distribuiscono l’acqua sostituendo lo storico direttore, il gardesano Luigi Mille. Così come sono emiliani il direttore nazionale delle bonifiche (Anpi) e il nuovo segretario dell’Autorità di bacino.
Un blocco territoriale a guidare la gestione delle acque sbilanciato a favore dell’Emilia che, temono i Consorzi alto mantovani, potrebbe usare il Garda come serbatoio per rimpinguare il Po, che nelle zone emiliane a valle soffre di problemi come la risalita del cuneo salino e di abbassamento delle falde.
Ai due tavoli d’emergenza idrica convocati recentemente da Regione Lombardia e poi Autorità di bacino, in effetti è arrivata la proposta dell’Aipo per una gestione dell’acqua del Benaco che, salvaguardando le esigenze degli utilizzatori primi, agricoltori e produttori di energia elettrica, dia anche un segno tangibile di “solidarietà” alle aree in forte crisi idrica bagnate dal Po. In sostanza, si tratterebbe di aprire un po’ di più il rubinetto per far defluire più acqua a valle del Garda.
Una proposta “soft” della quale non beneficerebbero comunque le aree del Basso Mantovano. «Noi deriviamo l’acqua per irrigare i nostri territori che stanno a sud del Po - spiega Ada Giorgi, presidente del Consorzio Terre dei Gonzaga - da Boretto. Quindi un eventuale rilascio aggiuntivo che scendesse dal Garda al Mincio non ci tocca, perché preleviamo a monte». Il Consorzio ha una concessione per derivare 20 metri cubi al secondo; altri 40 sono del Consorzio Emilia centrale. «Il Po è circa sui 500 metri cubi al secondo - conclude la Giorgi - e la nostra derivazione, pur potendo arrivare a 20 metri cubi, in realtà viene sfruttata al massimo alla metà».
Il 13 si dovrebbe tenere un incontro fra Aipo, Autorità di Bacino e la Provincia. Tavolo al quale, altro elemento di dissidio, non sono al momento stati invitati i Consorzi dell’Alto Mantovano. Ingenerando il sospetto che il “fronte emiliano” voglia tagliar fuori dalla gestione del Garda proprio gli utilizzatori mantovani.
Insomma: tra tensioni, sospetti, minacce di chiudere le dighe, o lasciare gli agricoltori a secco, la “guerra dell'acqua” fra Garda, Mantova e il Po è di nuovo in scena.