Siccità, Adige a rischio: acqua, nuovo no di Trento. E Albarella vara l’austerity
ROVIGO. Trento chiude ancora una volta la porta. Niente acqua per il Veneto, nulla più del minimo indispensabile per la sopravvivenza dell’agricoltura regionale. Questo è emerso ieri, nel corso della riunione urgente convocata nella sede dell’Osservatorio permanente per la crisi idrica presso l’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi orientali.
Tema: il fiume Adige malato terminale. Attorno al tavolo c’erano una quindicina di tecnici della Regione Veneto, delle Province autonome di Trento e Bolzano e dei Consorzi di bonifica.
Nel fiume Adige il cuneo salino sta entrando prepotentemente, il mare sta salendo. Questo mette in crisi non solo le irrigazioni ma anche l’acquedotto. Servirebbero 180 metri cubi al secondo rilasciati dai laghi trentini, a favore del fiume veneto. Ma ancora una volta è giunto un diniego.
«Trento si è detta disponibile a rilasciare 140 metri cubi per i prossimi dieci giorni ma nulla di più» riferisce Andrea Crestani, direttore dell’Anbi Veneto, che raggruppa i consorzi della regione. «Siamo ai limiti, il sistema idropotabile è a rischio ma nulla di più viene concesso».
La richiesta dei consorzi era di rilasciare almeno 150 metri cubi d’acqua, una quota stimata come sufficiente per assicurare le irrigazioni e garantire l’acqua potabile. Ancora una volta però si sono messi di traverso i rappresentanti delle centrali idroelettriche, che da quell’acqua puntano a produrre energia evidentemente più che ad irrigare campi di mais.
«Hanno 17 milioni di metri cubi d’acqua in più dopo le precipitazioni della scorsa settimana ma non vogliono aumentare il rilascio» continua Crestani. «Ancora una volta si mette l’agricoltura in una posizione da Cenerentola: i danni impatteranno nell’intero settore».
Intanto in provincia di Rovigo ci sono già le prime conseguenze tangibili, di questa crisi idrica. E non si parla più di agricoltura, bensì di turismo.
Venerdì a tutti gli ospiti dell’isola di Albarella, località di proprietà del gruppo Marcegaglia, è stato recapitato un messaggio con l’invito a non consumare acqua dalle 23 alle 6 del mattino: “Invitiamo a spegnere l’irrigazione e il carico piscine durante la notte”. Un invito chiaro, che la dice lunga su quale sia la situazione nella provincia di Rovigo, una delle zone che più dipendono dal fiume Adige per l’approvvigionamento di acqua.
Durante la riunione i toni sono stati accesi, ma il direttore dei consorzi veneti prova a riportare la discussione sul piano della concertazione. «Non c’è tempo di litigare» dice Crestani. «Per uscire da questa situazione serve un lavoro corale». Intanto, sempre venerdì, lo stato di “severità” del fiume Adige è passato da “medio” ad “alto”. Ennesimo segnale per nulla incoraggiante.