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Июль
2022

La grande sete: «Erba medica bruciata e mais da buttare»

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MANTOVA. Dal 16 luglio gran parte delle coltivazioni dell’Alto Mantovano derivanti da 800 aziende non potrà più essere irrigata con l’acqua del canale Arnò, che chiuderà per la secca del fiume Chiese. E i danni per l’agricoltura e l’allevamento saranno irreversibili.

Ne sa qualcosa Marco Vivaldini, allevatore di vacche da latte e agricoltore di Castiglione delle Stiviere. Il mais è l’elemento base dell’alimentazione delle vacche, senza questo l’animale non assume i nutrimenti necessari per la crescita, per cui la mancanza d’acqua per irrigare i campi di questa coltivazione ha degli effetti evidenti anche sull’allevamento.

Chiese in secca tra casalmoro e Asola

«Entro mercoledì, massimo giovedì della settimana prossima, dobbiamo iniziare a raccogliere il mais, altrimenti senza acqua diventerà tutto secco. Non è del tutto maturo e una parte rischia anche di essere malata, il che lo rende inutilizzabile per alimentare le vacche» spiega Vivaldini. Che aggiunge: «Se non avremo abbastanza mais per il futuro dovremo cercarlo all’estero, ma adesso non si trova facilmente nemmeno fuori dall’Italia, anche per via della guerra in Ucraina».

Tra gli agricoltori e gli allevatori dell’Alto Mantovano c’è molta preoccupazione per le sorti del proprio lavoro, ma secondo Vivaldini la crisi che sta vivendo il settore agricolo avrà ripercussioni molto più ampie: «Se noi non potremo più cibare le nostre vacche saremo costrette ad abbatterne alcune. Di conseguenza ci sarà meno latte e le persone compreranno quello che c’è a prezzi molto più alti del normale. Non ha senso voler risparmiare acqua adesso che non ce n’è, bisognava farlo quando non era ancora finita».

In una situazione analoga a quella dell’allevatore di Castiglione si trova Claudio Mattesco, compaesano di Vivaldini. Mattesco alleva vacche da latte che nutre con il proprio mais, che però è di primo raccolto, per cui questo è il momento giusto per trinciarlo. «Io sono abbastanza fortunato perché non devo raccogliere del mais non ancora maturo perché non c’è più acqua per irrigarlo, ma chi fa la granella, che necessita di molto più tempo, avrà dei danni enormi» informa Mattesco.

«Io coltivo anche la medica, che però abbiamo praticamente abbandonato per dare la priorità al mais, perché necessita di meno acqua – aggiunge Mattesco – Abbiamo fatto due sfalci, ma adesso è bruciata. Per quanto riguarda le risorse di acqua, ci avevano detto che avrebbero abbassato di un metro il lago D’Idro, in realtà è andato giù di 50 centimetri. E pensare che fino a vent’anni fa lo abbassavano anche di tre metri»

La mancanza d’acqua nei laghi e nei fiumi è un grave problema nell’ambito dell’approvvigionamento d’acqua per l’irrigazione delle coltivazioni, ma di per sé anche le temperature elevate dell’ultimo periodo, che aumenteranno fino ai 40° nei prossimi giorni, sono dannose per l’agricoltura. Un monitoraggio della Coldiretti Lombardia, infatti, evidenzia che il grande caldo sta ustionando la frutta e la verdura.

In particolare – precisa la Coldiretti Lombardia – si segnalano casi di peperoni, zucche e meloni scottati dal caldo, con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari ombreggiando i prodotti, anche attraverso erba e foglie come barriere naturali. Le scottature da caldo infatti danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili.




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