Consorzio Venezia Nuova, il giudice respinge ricorso del consulente: a rischio tutte le parcelle
PADOVA. Il consulente dei commissari straordinari non può avere un incarico superiore ai sei mesi, prorogabile una sola volta. Deve essere autorizzato dal prefetto e non può percepire un compenso superiore al 10 per cento di quello dell’amministratore straordinario.
Con queste motivazioni, contenute nelle Terza Linee guida dell’Anac, l’Autorità Anticorruzione, del 2016, il giudice del lavoro Chiara Coppetta Calzavara ha respinto il ricorso dell’ex responsabile dell’Ufficio stampa del Consorzio Venezia Nuova, licenziato all’arrivo del commissario straordinario Massimo Miani nel 2020.
Antonio Gesualdi, giornalista professionista, padovano, era stato chiamato dall’amministratore straordinario Giuseppe Fiengo per cercare di rendere più trasparente la comunicazione del concessionario unico dello Stato, travolto dallo scandalo Mose e dalla corruzione. Ma il nuovo commissario Miani ha ritenuto inutile quella figura, disponendone il licenziamento immediato. Ricorso del lavoratore, e adesso la giudice del lavoro ha emesso la sua sentenza. Accogliendo in pieno le tesi del Consorzio.
«Quel contratto è nullo perché viola le terze linee guida dell’Anac», ha scritto nel dispositivo. L’amministratore straordinario nominato dal prefetto di Roma dopo lo scandalo, nel 2014, percepiva un compenso di 240 mila euro. Dunque Gesualdi avrebbe dovuto percepire al massimo 24 mila euro, e non gli 80 mila del suo contratto di responsabile dell’ufficio stampa e del sito web, aperto proprio grazie al suo lavoro. Adesso quella figura è stata abolita.
La comunicazione viene gestita da un’agenzia esterna (Comin &partners) chiamata dal nuovo commissario straordinario Elisabetta Spitz, con un compenso di 70 mila euro l’anno. Un problema che ora interessa anche tutti i nuovi consulenti del Consorzio e dei commissari straordinari.
Tra quelli di Spitz figura anche l’altro ex amministratore straordinario ed ex direttore dei lavori del Mose, l’ingegnere torinese Francesco Ossola. Che guadagnava 240 mila euro l’anno, oggi percepisce un compenso di 1100 euro al giorno, per un massimo di 100 mila. Ben di più del 10 per cento del compenso di Spitz, che riceve 50 mila euro l’anno (più 50 mila se raggiunge l’obiettivo affidatole, cioè lo sblocco dei lavori del Mose) e ha disposizione un milione di euro per collaborazioni e consulenze.
Ci sono anche le nuove consulenze affidate dai commissari. Per Miani, che doveva liquidare il Consorzio Venezia Nuova, il legale milanese Stefano Ambrosini, coinvolto in guai giudiziari, esperto in fallimenti. E l’avvocato veneziano Sandro Grandese, autore della difesa contro il ricorso del consulente licenziato. Spitz ha ingaggiato anche lo studio legale di Vincenzo Fortunato, ex collaudatore del Mose, per 60 mila euro, e lo studio legale Lg per 180 euro l’ora; l’architetto Marco Agliata, a 600 euro al giorno, per assistenza ai cantieri.
E infine l’esperto francese in corrosione Nichloas Larcher, che ha garantito che la corrosione del Mose non è un problema, smontando le consulenze degli ultimi anni, e ha ricevuto finora 7150 euro. E poi l’Eni, a cui il commissario ha affidato uno studio per le energie alternative. Incarichi che potrebbero essere riconsiderati, alla luce delle terze linee guida dell’Anac invocate dal giudice del lavoro.