Trieste, a San Giusto il rock blues delle Larkin Poe, le sorelle di Nashville
TRIESTE «Il pubblico può aspettarsi un’esplosione di energia, siamo contente di essere di nuovo “on the road” a portare il nostro show alla gente». Sono una forza della natura le Larkin Poe, da Nashville, band roots rock trainata dalle sorelle polistrumentiste Rebecca (classe ’91) e Megan (’89) Lovell. In pista da più di dieci anni, il sesto album in arrivo a novembre, collaborazioni con Elvis Costello e Steven Tyler, partecipazioni a grandi festival come il Glastonbury, il loro album “Venom & Faith” era stato nominato ai Grammy Award come miglior disco di blues moderno: una chicca nel cartellone di “Hot in the City” (Trieste Estate) che gli amanti del rock non possono perdersi, lunedì alle 21 al Castello di San Giusto. In apertura delle Larkin Poe (in formazione a quattro) ci sarà la friulana Eliana Cargnelutti, vista di recente nel programma Rai1 “The Band”.
«Adoriamo essere in tour in Europa, ci sentiamo a casa – dicono le sorelle Lovell raggiunte telefonicamente in Francia – la musica è universale. Siamo già state in Italia, troviamo un pubblico entusiasta che ci supporta molto, poi è tutto splendido, il cibo, le passeggiate, la storia…».
Ma è vero che siete imparentate con Edgar Allan Poe?
«Certo. Larkin Poe era il nome del nostro bis-bis-bis-bis nonno che era cugino del famoso scrittore, quindi c’è una discendenza anche se molto lontana e ci affascinava richiamarla con il nome della nostra band».
Vi definiscono “le sorelline degli Allman Brothers” che ne pensate?
«Lo prendiamo come un complimento, li abbiamo sempre ascoltati, e proveniamo dalla stessa zona».
Giovani ragazze che fanno una musica così radicata nel passato. Com’è iniziata?
«Abbiamo cominciato con il bluegrass da preadolescenti, a 13 anni, è stato il nostro primo approccio con la musica tradizionale americana ed è una passione che ci è rimasta sempre. Prendere della musica che ha così tanta storia e anima e continuare a condividerla con le nuove generazioni in una maniera che sia ancora più inclusiva, visto che siamo donne a capo di una blues band, è grandioso e penso che continueremo a farlo finché vivremo».
Il vostro sesto album “Blood Harmony”?
«Ne siamo orgogliose, con il passare degli anni siamo sempre più a nostro agio con la nostra identità e il fatto di mettere tutto il cuore e l’anima non solo nella musica ma anche nei testi. È un album che continua nella scoperta di noi stesse e speriamo che gli ascoltatori possano immedesimarsi con i sentimenti positivi e la gioia di vivere che cerchiamo di condividere».
Pensate ai live quando registrate?
«Negli ultimi album sì, è un aspetto che consideriamo perché ci siamo rese conto che in passato c’è stata un po’ una separazione tra dimensione in studio e live. Volevamo colmare la distanza. Il nuovo disco in particolare è rappresentativo di come suoniamo sul palco, infatti è potente, energetico, la produzione è semplice, si avvicina molto a quello che siamo dal vivo».
Che effetto vi ha fatto la nomination ai Grammy?
«Siamo state molto orgogliose, lo abbiamo preso come un segno che eravamo sulla strada giusta e ti dà una spinta a continuare in quella direzione».
Si può dire che Elvis Costello è stato il vostro mentore?
«È il nostro eroe. Molti anni fa ci ha preso sotto la sua ala. Eravamo teenager quando lo abbiamo conosciuto a un festival in North Carolina, ci ha dato poi la possibilità di seguirlo in tour in diverse modalità, sia come band di apertura che come membri del suo gruppo e abbiamo imparato tantissimo da lui».