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Июль
2022

Lite per l’acqua, il Piemonte bacchetta il consorzio Est Sesia: «Deve salvare le risaie novaresi, quelle lomelline ormai sono in gravi difficoltà»

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La Regione Piemonte sta valutando di intervenire con una diffida, e poi eventualmente di impugnare l'atto del consiglio di amministrazione del consorzio irriguo Est Sesia, «per la scelta discriminatoria nei confronti di un territorio che può ancora essere salvato rispetto a un altro, la Lomellina, oramai in grave difficoltà. Proprio perché l'acqua è veramente limitata, bisogna salvare il salvabile e non attuare misure che possano sprecarla». Ad annunciarlo, in una nota, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l'assessore all'Ambiente, Matteo Marnati, coordinatore del Tavolo per l'emergenza siccità, a proposito della scelta del consorzio Est Sesia di chiudere le derivazioni delle bocche di irrigazione del canale Cavour, del Quintino Sella e dei canali minori per permettere di irrigare i campi del territorio della Lomellina a discapito di quello novarese. «I canali sono di proprietà di Regione Piemonte - aggiungono Cirio e Marnati -, ci si aspettava una maggior concertazione, anche in ragione della delicatezza del provvedimento».

L’attacco della Regione Piemonte al consorzio Est Sesia, guidato dal lomellino Camillo Colli, fa seguito a quello dei risicoltori novaresi che venerdì hanno accusato il presidente dell’ente di aver chiuso le bocche dei canali irrigui novaresi per «favorire la Lomellina». Venerdì mattina ci sono stati momenti di tensione a Novarello, il centro congressuale alle porte di Novara dov’era in programma l’assemblea dei delegati del consorzio che gestisce una rete di oltre 10mila chilometri su 334.500 ettari, di cui il 55,3% in Lombardia (Lomellina e, in minima parte, Oltrepo di pianura) e il 44,7% in Piemonte (Novara, Vercelli, Alessandria e Verbano Cusio Ossola).

Il presidente Camillo Colli, dietro i cancelli del centro congressuale, ha discusso per circa mezz’ora con una ventina di agricoltori associati a Confagricoltura e Cia Novara: a sostegno di Colli, veterinario di Sant’Angelo in pensione, c’erano diversi risicoltori della Lomellina. «Est Sesia – ha detto Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara – ha deciso di aprire l’acqua verso la Lomellina senza darci un congruo preavviso, come deciso nella riunione del primo luglio scorso: chiediamo per il futuro più trasparenza e programmazione. Una scelta incomprensibile, perché nel Novarese siamo alle soglie del raccolto, mentre in Lomellina la situazione è largamente compromessa».

Colli ha replicato, fra varie proteste, citando i dati idrometrici dei vari canali pubblicati ogni giorno da Est Sesia: «Nel Regina Elena, per esempio, abbiamo le portate al 50% dalla seconda decade di giugno. Mancano 30 metri cubi al secondo per arrivare ai 70 di media stagionale. Est Sesia ha agito nell’interesse di tutto il consorzio in una situazione drammatica».

Manrico Brustia, responsabile del settore riso di Cia Piemonte, ha puntato il dito contro il presunto aumento di risaie in Lomellina: «Si parla di 30mila ettari in più negli ultimi 40 anni, mentre Novara è cresciuta meno del 10%, senza contare che la rete irrigua è rimasta sempre la stessa».

Qualche agricoltore novarese ha chiesto a gran voce le dimissioni di Colli.

Alle posizioni dei novaresi controbatte Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia. «In questa fase – dice – non servono le urla e le proteste, ma un senso di responsabilità comune visto che Est Sesia è un consorzio sovraregionale. Occorre rivedere i decreti di riparto delle portate concesse, atti ormai vecchi di 40 anni, ma soprattutto immaginati in un tempo con un clima meteorologico diverso dall’attuale. Dighe, manutenzione, rotazioni colturali, quota e tempi di invaso del lago Maggiore, sommersione invernale con ricarica della falda: queste le parole d’ordine di Confagricoltura Pavia».Smentito poi il presunto aumento delle risaie citato da Novara: «Dal 1990 a oggi Novara è rimasta stabile intorno ai 33mila ettari, mentre Pavia è aumentata solo da 79.400 a 81.300 ettari, e quindi non del 50%. E non è vero che in Lomellina i raccolti sono totalmente compromessi. Ora si deve salvare il salvabile e non certo abbandonare la Lomellina a se stessa». —




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