L’archeologo Capulli: «Ecco perché il relitto della nave trovato a Grado potrebbe cambiare la storia dell’Alto Adriatico»
GRADO Quando, avvisato dai carabinieri subacquei, dopo essersi tuffato si è trovato davanti alla maschera quei pezzi di legno, ha subito capito che non si trattava di una scoperta qualunque. Massimo Capulli, docente di Archeologia subacquea e navale all’Università di Udine, che ha partecipato in qualità di esperto ai tre giorni di monitoraggio effettuati dai carabinieri, non ha avuto dubbi: «Appena sceso in acqua - dice - ho trovato conferma che si trattava del relitto di una grande nave romana».
Perché?
«Le imbarcazioni di epoca antica avevano le tavole di fasciame fissate l’una alle altre tramite due sistemi caratteristici: cuciture con fibre vegetali o incastri con mortase e tenoni. Nel caso del nuovo relitto erano così evidenti nello spessore delle tavole le mortase con preservati parte dei tenoni: si tratta inequivocabilmente dei resti di un naufragio di età romana».
Perché è così importante la scoperta?
«Per almeno due ragioni. Prima di tutto sembra si sia ben preservato lo scafo, l’ossatura della nave. Vale la pena ricordare che per l’alto Adriatico se si escludono pochi elementi decontestualizzati come quelli del canale Anfora o dell’isola di Villa Nova, abbiamo solo altri tre scafi romani: il relitto di Monfalcone, il relitto Grado I e il relitto Stella 1. Il secondo elemento è il contesto di giacitura: si tratta infatti del primo trovato in laguna, per la precisione a poco più di un chilometro in linea d’aria dal centro di Grado.
Il nuovo relitto rappresenta pertanto un fondamentale tassello per lo studio del sistema portuale diffuso della metropoli Aquileiese e potrebbe innescare ricerche destinate a ridefinire il ruolo dello scalo gradese, una vera cerniera tra le rotte marine e la vasta continuità d’acque interne fluvio-lagunari dell’arco adriatico. Mai era stato trovato qualcosa di simile prima: una nave romana letteralmente alle porte di Grado. Le potenzialità informative di questo relitto sono tante e insostituibili, ma è necessario un corretto approccio metodologico e un giusto tempo di attuazione».
Si farà uno scavo?
«Se lo chiede a me non è solo possibile, ma senz’altro auspicabile, e come Università di Udine saremmo ben lieti di poter dare il nostro contributo. Le risposte storiche potrebbero essere molte e per certi versi non reperibili in nessuna altra fonte, soprattutto se come mi è sembrato si sia preservato anche il carico. Se infatti le tavole osservate sotto le ordinate costituiscono il fasciame assemblato a mortase e tenoni, quelle superiori sono invece quelle del pagliolato, ossia il “pavimento flottante” della nave. Non essendo inchiodate erano tra le prime a perdersi in un naufragio, a meno che qualcosa di pesante non le tenesse in posizione. Quindi potrebbe esserci ancora il carico. Tuttavia lo scavo di un relitto implica una serie di fattori, soprattutto di tutela, di competenza dei colleghi della Soprintendenza, pertanto spetta a loro decidere quali dovranno essere le azioni future».
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