Bob's Burgers, Il Film è un prodotto alternativo di basso profilo, un'affascinante, piacevole e intelligente controprogrammazione rispetto alle sale gremite e all'intrattenimento più appariscente dello spettacolare Top Gun: Maverick, disponibile su Disney+. È lo stesso ruolo ricoperto dal 2011 come serie animata senza pretese e di portata minore nel palinsesto domenicale di FOX, dove è diventata lentamente una tra le commedie di animazione più longeve della televisione, nonché una delle migliori.
Nel panorama delle prestigiose miniserie rilasciate nel 2022 e degli show che durano al massimo tre stagioni, il continuo successo di Bob's Burgers, aiutato dalle repliche e dallo streaming, appare come un vero fenomeno. Si tratta di una creazione di Loren Bouchard, già conosciuto grazie a Home Movies e Lucy, Daughter of the Devil, le serie preferite dal programma contenitore notturno Adult Swim, sul canale televisivo via cavo e satellitare Cartoon Network.
La storia della famiglia che gestisce un locale dove si vendono hamburger non ha mai avuto grandi pretese e, senza ricercare l’attenzione a tutti i costi, ha fin dall’inizio rinunciato a inseguire le tendenze restando fedele alla propria originaria ispirazione. Per 12 stagioni e 238 episodi mai scontati, divertenti e spesso commoventi, ha mantenuto il focus sulla famiglia Belcher: i genitori e ristoratori Bob (doppiato da H. Jon Benjamin) e Linda (John Roberts) e i loro tre figli: Tina (Dan Mintz) di 13 anni, Gene (Eugene Mirman) di 11 anni e Louise (Kristen Schaal) di 9 anni. Al pari del ristorante che ne è il fulcro, lo show è rimasto sostanzialmente fermo, in attesa che i clienti entrassero e lo scoprissero, nella speranza di far tornare coloro che man mano lo scoprono.
Undici anni fa, l'idea che lo show potesse durare così a lungo, per non parlare della realizzazione di un film, di vari album di colonne sonore, giocattoli e altri prodotti, era del tutto impensabile. La prima stagione di Bob's Burgers ha ottenuto alcune recensioni positive, ma un numero altrettanto elevato di giudizi contrastanti o di vere e proprie stroncature. Sul Washington Post, Hank Stuever l'ha definito «l’ennesimo cartone animato volgare in cui si ride sul nulla [...] inutilmente volgare e noioso» e ha suggerito che «da qualche parte, ancora una volta, Fred Flintstone sta piangendo». Su TV Guide, il critico Matt Roush lo ha definito «rozzo e sgradevole», dopo avere ammonito gli spettatori di «evitarlo a tutti i costi». Anche coloro che, fin dal principio, hanno apprezzato lo show hanno moderato le loro lodi. Su The A.V. Club, Emily St. James lo ha definito un «caso limite» meritevole di una «raccomandazione molto blanda» sulla base dei precedenti lavori di Bouchard, Benjamin e Schaal.
Il numero degli spettatori ha rispecchiato la tiepida risposta della critica. La prima stagione ha ottenuto ascolti abbastanza buoni da far sì che il sito di rating TV By Numbers la definisse «un'incognita» in vista di un possibile rinnovo. «Abbiamo sempre avuto la sensazione di poter essere cancellati in qualsiasi momento», ha dichiarato Bouchard a The Hollywood Reporter nel 2016, attribuendo i successivi rinnovi tanto al passaparola e all'entusiasmo intangibile di chi lo aveva seguito, quanto a una serie di segnali tradizionali che Fox «non riscontrava necessariamente nei dati numerici, ma venivano fuori dalle chiacchiere con gli amici, dai figli e dai social media».
Maureen Ryan, redattrice di Vanity Fair, ha recensito positivamente lo show alla sua seconda stagione nel 2012 per l'Huffington Post e oggi si dichiara contenta di aver saputo pazientare. «Per un po' di tempo non è stato difficile trovare programmi d'animazione che si ispirassero a South Park e ai Simpson, senza però mostrare l'intelligenza pungente che questi capisaldi dell’animazione comica sanno esprimere nei loro momenti migliori», dice ora la Ryan a GQ. «Credo di avere istintivamente liquidato Bob's Burgers come un'altra serie un po' volgare e un po' divertente, senza rendermi conto di quanto cuore avrebbe avuto alla fine».
Se Bob's Burgers ha avuto bisogno di tempo prima di trovare sé stesso, ci è voluto anche un po' perché gli spettatori capissero a quale tipo di show si trovavano di fronte. Il suo stile di animazione non corrispondeva a quello dei Simpson, dei Griffin o di altri simili che lo circondavano. L’attenzione tutta concentrata su una famiglia strampalata seppur poco trasgressiva assomigliava di più a King of the Hill, una serie che aveva chiuso i battenti dopo 13 stagioni due anni prima del debutto di Bob's Burgers. Non a caso, Jim Dauterive, sceneggiatore e produttore di King of the Hill, ha contribuito all’elaborazione e allo sviluppo dello show accanto a Bouchard.
È stato necessario abituarsi anche ai personaggi e all'approccio narrativo. Il quarto episodio dello show, Sexy Dance Fighting, è incentrato sulla cotta di Tina per il proprio istruttore di capoeira. È il genere di storia a basso profilo tutta incentrata sul carattere dei personaggi che Bob's Burgers utilizza di continuo, una trama orizzontale sempre valida. Una vicenda, insolita per l’epoca, in contrasto con la trama più alta del singolo episodio. Un livello di contrappunto che aveva superato quello dei Simpson ed è sempre stata un’intenzionale dissonanza narrativa al centro dei lavori di MacFarlane. Tina, per esempio, era l’unico personaggio televisivo femminile a cui venivano affidate vicende riguardanti i confusi alti e i bassi della pubertà.
Il risultato avrebbe potuto essere ancora più spiazzante. I Belcher non hanno mai consumato carne umana, ma ci sono andati vicino: Bouchard aveva originariamente concepito Bob's Burgers come uno show su un ristorante gestito da cannibali. Il filmato di prova in bianco e nero disponibile nella collezione di DVD della prima stagione mostra una scena in cui Bob e Linda, intrisi di sangue, macinano mani e piedi mozzati come una coppia di moderni Sweeney Todd americani. Dopo aver perso le parti del corpo mozzate, Bouchard riciclò la scena due volte, prima per il filmato di prova che vendette lo show e poi come episodio pilota, Carne umana, in cui i Belcher devono fare i conti contro le false voci che li accusano di cannibalismo.
Rivedere oggi Carne umana serve a ricordare quanto poco sia cambiato lo show nel corso degli anni, nel senso migliore del termine. La coerenza con il proprio umorismo e l'impegno nei confronti dei personaggi sono i veri segreti del suo successo. Sin dall'inizio, Bob's Burgers è stato guidato dal facile e affettuoso botta e risposta generato dall'unione delle sensibilità comiche del cast. L'amore che i Belcher nutrono l'uno per l'altro è tanto indissolubile quanto cristallino. «Siete i miei figli e vi voglio bene», dice Bob ai bambini all'inizio dell'episodio. «Ma siete tutti pessimi in quello che fate qui. E sento di dovervi dire che vi licenzierei tutti se potessi».
Come è stato possibile che uno show tanto eccentrico e incentrato su di sé abbia preso piede e sia durato nel tempo? «Credo che una ragione fondamentale», suggerisce Ryan, «risieda nel carattere della famiglia Belcher: non è un nucleo completamente cinico e distruttivo. Non amo l'umorismo frivolo o leziosamente cinico fino a diventare fine a sé stesso. Lo show ha cominciato a essere divertente non solo per le idee degli episodi, ma anche per le interazioni familiari, alla ricerca di momenti inaspettatamente dolci o agrodolci. Qualsiasi serie che riesca a bilanciare stravaganza, umorismo, emozioni e idee fuori dagli schemi è molto più probabile che mi piaccia».
Se altre serie animate e sitcom di lunga durata tendono a diventare noiose con il passare delle stagioni, Bob's Burgers, almeno finora, ha evitato questo problema grazie a una combinazione di storie intelligenti e all'impegno nel mantenere i suoi personaggi vivi e mai scontati. Tutto ciò si riflette in The Bob's Burgers, Il Film, una sorta di episodio in formato gigante che condivide il fascino della serie e il suo impegno a mantenere un ritmo lento senza troppe pretese. La trama riguarda la scoperta di uno scheletro nel terreno adiacente al ristorante, ma è altrettanto incentrata sull'ansia di Gene riguardo alle proprie ambizioni musicali. Non si tratta di una conclusione della lunga serie, ma di un altro capitolo di una storia di successo imprevista e piacevole che è ancora in corso, anche se, in linea con il proprio stile, si svolge un po' in disparte rispetto all'azione principale e si accontenta di rimanere in una nicchia tutta sua. Il suo mondo è piccolo, ma al contempo ricco e profondo.