Bimbo di due anni morto a Longarone. Autopsia: potrebbe aver ingerito droga a casa dei genitori

LONGARONE. Nicolò potrebbe aver mangiato droga. A casa, non al parco Sydney di Codissago. Ecco perché il piccolo di due anni è morto giovedì scorso, all’ospedale di Pieve di Cadore. Sono queste le prime risultanze dell’autopsia eseguita ieri dal medico legale incaricato dalla magistratura Antonello Cirnelli, all’obitorio del San Martino di Belluno.

Sono stati prelevati anche i campioni necessari all’esame tossicologico che la Procura della Repubblica ha commissionato a un laboratorio di fiducia. All’esame autoptico ha assistito il medico trevigiano Michele Cottin, come consulente nominato da Diego Feltrin, che è il padre del piccolo.

È lui l’unico iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Gli viene contestata l’omessa vigilanza.

Il dottor Cirnelli ha ricevuto dai carabinieri reperti sequestrati in una perquisizione nell’abitazione di via 2 Giugno, nella frazione longaronese di Codissago. Dovessero coincidere con quello ritrovato nello stomaco del bimbo ci sarebbe la certezza che Nicolò ha mangiato quella sostanza tossica, che l’ha portato alla morte. Arresto cardiaco per intossicazione.

Va detto che l’anatomopatologo di Portogruaro, che è uno degli specialisti di fiducia della Procura, è sempre molto attento e prudente. Non si sbilancia, se non è proprio sicuro di quello che dice in scienza e coscienza, ma ieri sera ha distillato le parole che poteva dire con precisione e fermezza: «C’è un forte sospetto che il bambino abbia ingerito della droga e il parco giochi non c’entra nulla. Dev’essere successo nella casa, a questo proposito aspettiamo il necessario confronto tra i reperti trovati nell’abitazione dai carabinieri e quello che ho rinvenuto nel suo stomaco».

A rafforzare quella che è ancora un’ipotesi, per quanto fondata, c’è la somministrazione al bambino del farmaco Naloxone da parte del medico del Pronto soccorso del Giovanni Paolo II di Pieve. Un narcotico che agisce invertendo gli effetti di altri narcotici. Non ci fosse stato il timore che il bambino avesse ingerito una sostanza stupefacente, non avrebbe avuto alcun senso il suo utilizzo.

Il decesso è stato constatato alle 16, due ore dopo l’arrivo nel reparto di emergenza. Nicolò accusava gravi difficoltà respiratorie e stava davvero molto male. È arrivato in codice rosso e tutti i tentativi di salvargli la vita purtroppo non sono riusciti.

I carabinieri sono andati, nell’immediatezza dei fatti, ad acquisire le cartella clinica, sulla quale c’è scritto come hanno agito i sanitari. Non risulta alcun indagato tra coloro che si sono occupati del paziente. Cirnelli si è riservato tre mesi di tempo, per consegnare la sua relazione al pubblico ministero Simone Marcon, il titolare del fascicolo aperto per l’ipotesi di reato di omicidio colposo e, per allora, arriverà anche l’esame tossicologico. A quel punto, il magistrato sarà in grado di chiudere il fascicolo.

I quesiti riguardano la causa della morte e il nesso di causalità tra la condotta di Diego Feltrin e il decesso del piccolo avuto due anni fa da mamma Serena. —

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GLI EFFETTI DEGLI STUPEFACENTI

Blocco cardiorespiratorio più probabile nei bimbi

Ingerire della droga può avere degli effetti potenzialmente letali in particolare per chi non è abituato ad assumerla. La sostanza stupefacente, spiega un medico bellunese, «va ad agire a livello cerebrale, dei centri del respiro e di quelli che regolano l’attività cardiaca. Può quindi provocare la morte per un blocco cardio-respiratorio». Non tutte le sostanze sono uguali, e non si sa ancora cosa possa avere ingerito il piccolo Nicolò. Le prime risultanze dell’autopsia parlano di ingestione di droga: il bimbo l’avrebbe mangiata a casa, e non nel parco giochi dove era stato in mattinata con il papà.

Quale sostanza può provocare una morte tanto rapida, qual è stata quella di Nicolò? E in quale quantità? «Difficile a dirsi, senza sapere che tipo di droga possa aver mangiato il bambino», continua il medico. «La cocaina provoca una depressione dei centri del respiro e un blocco cardio-respiratorio. L’hashish è più difficile porti alla morte, anche se comunque provoca una grave alterazione del ritmo cardiaco. E comunque dipende sempre dalla quantità assunta».

Nei bambini, inoltre, i sintomi sono più gravi, «perché le capacità di metabolizzare queste sostanze sono inferiori rispetto a quelle di un adulto», conclude il medico. Che non è stupito del fatto che Nicolò non abbia vomitato quel giorno: «La droga non agisce a livello dello stomaco, ma del cuore e del respiro». —

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