McCarty vs Biden: la posta in palio nelle elezioni di Midterm
Tra un mese e mezzo l’America va alle urne, rinnoverà 435 deputati e 35 senatori (su 100). Per raccontare la campagna elettorale la newsletter di Alberto Simoni, corrispondente da Washington, si trasforma per qualche settimana: se volete ricevere “Metternich DC speciale Midterm” ogni mercoledì mattina potete iscrivervi nella nostra pagina dedicata alle newsletter
CORRISPONDENTE DA WASHINGTON. Un botta e risposta fra il leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy e il presidente Joe Biden ha di fatto sancito l’inizio della campagna elettorale per le elezioni di Midterm. In un Paese dove la Camera si rinnova ogni due anni e la campagna e la ricerca di finanziamenti sono a ciclo continuo, vi sono comunque dei momenti che segnano più di altri l’inizio, la fine o una tappa significativa. Venerdì 23 settembre, fra la Pennsylvania e Washington D.C. è scoccato il gong.
Fra 46 giorni l’America va alle urne, rinnoverà i 435 deputati e 35 senatori (su 100) di cui 21 seggi sono oggi repubblicani e 14 democratici. Gli americani sceglieranno anche governatori e consigli municipali, contee in un grande e tradizionale Election Day, 8 novembre. McCarty e Biden hanno mostrato le loro carte in vista del lungo duello.
La posta in palio. È il controllo del Congresso e quindi dell’agenda legislativa. Attualmente la Camera è a maggioranza democratica e la Speaker (presidente) è Nancy Pelosi, rappresentante di San Francisco. I democratici occupano 221 seggi, i repubblicani 212. Due sono vacanti. Al Senato i democratici hanno 48 seggi, i repubblicani 50, ma ci sono due indipendenti affiliati al caucus democratico. La parità quindi (50-50) è rotta dal voto della vicepresidente Kamala Harris. I sondaggi ritengono che i repubblicani dovrebbero conquistare la Camera, ma il Senato è in bilico. Dei sette stati incerti, in cinque vinse Biden nel 2020 contro Trump, in due (Ohio e Nord Carolina) prevalse il repubblicano. Una fotocopia del 2020 presidenziale consegnerebbe il Senato ai democratici poiché in questo scenario questi ultimi strapperebbero la Pennsylvania ai repubblicani.
McCarty vs Biden. Il capo della minoranza repubblicana ha svelato il piano del Gop per le elezioni. Il suo intento è quello di dotare i candidati del Gop di un messaggio unico da distribuire nei comizi in giro per l’America. Il riferimento del suo “Commitment to America” è al celebre Contratto di Newt Gingrich. Risale al 1994 e l’allora capo dei repubblicani sfidava Bill Clinton. Vinse a valanga dando origine a un nuovo movimento conservatore collocato su posizioni più radicali in tema di tasse, potere dello stato federale e diritti. Si parlò di rivoluzione conservatrice. McCarthy è stato meno enfatico, ma la sua agenda aggiorna i temi trumpiani in materia di economia, controllo dei confini e politiche sociali e sicurezza.
Il presidente Biden gli ha risposto qualche ora dopo da Washington. E ha elencato le priorità per il Paese secondo la sua agenda democratica. Anzitutto ha dipinto il Partito repubblicano come ostaggio del movimento Maga (i trumpiani, Make America Great Again) come già aveva fatto nel discusso discorso di tre settimane fa a Philadelphia. Quindi ha elencato i temi – tutti di politica interna – vitali per la tenuta e la forma del Paese nei prossimi 30 anni. Secondo Biden, infatti, ci si trova dinanzi a una sfida unica per questa generazione e il voto di Midterm plasmerà la nazione per i prossimi tre decenni. Il presidente si è impegnato – “se mi darete due senatori in più” – a codificare in legge la Roe versus Wade, la sentenza che legalizzò l’aborto nel 1973 e rovesciata lo scorso giugno; ha promesso una norma contro le armi da fuoco d’assalto; ha difeso i programmi sociali, dal Medicare al Medicaid denunciando i tagli che a suoi dire faranno i repubblicani. “Non è un’iperbole dire che è la stessa democrazia in ballo, siamo a un punto di curvatura”, ha detto il presidente scandendo una frase diventata ormai la cifra della sua Presidenza.
I temi. Economia, inflazione e aborto. Sono questi al momento i macro-temi che stanno dominando la campagna in lungo e largo per l’America. Sono le tre questioni che i sondaggi indicano come pressanti per gli americani. Gli Stati Uniti sono un Paese vasto ed eterogeneo. Altri temi a livello locale potranno avere un impatto maggiore e decisivo. In questi giorni sta tornando di prepotenza fuori la questione del controllo dei confini con il Messico, quindi il tema immigrazione. Per Stati come Arizona, New Mexico, Texas e Florida è un tema fondamentale.
E l’Ucraina? Anche quando fino a metà estate Biden andava male nei sondaggi (oggi la sua popolarità è risalita al 43-45%) l’unico tema su cui veniva promosso era la gestione del conflitto in Ucraina. Un conto però è approvare l’operato del presidente, un altro è pensare che la guerra in Ucraina sia un fattore decisivo nell’urna. Non lo è. Anzitutto perché il voto di Midterm ha una valenza più locale rispetto alle presidenziali; in secondo luogo, perché almeno altri tre dossier (quelli citati poc’anzi) sono più urgenti per l’elettore americano. Eppure, il nuovo Congresso avrà un impatto sulla vicenda Ucraina. Elliot Abrams, alla Casa Bianca con Bush e inviato per il Venezuela con Trump, in un’intervista alla Stampa ha sostenuto che se molti candidati targati Maga dovessero entrare a Capitol Hill (per la porta principale, non assaltandolo come il sei gennaio 2021) influenzerebbero le decisioni. Potrebbe emergere un distacco, un disinteresse maggiore. Nella galassia Maga, infatti, la tentazione isolazionista è forte. Fra 46 giorni ne sapremo di più.
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