Truffa da oltre 400 mila euro: condanna a due anni a un commercialista
Con la scusa di non meglio precisate difficoltà, di natura a volte economica e altre di salute, Plinio Daneluzzi, 66 anni, ragioniere commercialista di Gruaro (Venezia), era riuscito a farsi prestare oltre 400 mila euro da un cliente, 21.500 da un ristoratore e 70 mila euro da altri tre conoscenti.
Tutti soldi che non aveva poi restituito e che, anzi, si era affrettato a trasferire nelle disponibilità di Matteo Buriollo, 42 anni, originario di San Donà di Piave (Venezia), residente a Lignano e con fama di “re” delle truffe, meglio se a tanti zeri.
Proprio come quella che soltanto una verifica fiscale avviata nel 2017 dalla Guardia di finanza di Latisana nei confronti della ditta di Edi Dovier, 70enne di Latisana, prestatosi, in ipotesi accusatoria così come Cristian Pacini, 52enne di Lignano, a fare da “ponte” per i trasferimenti finanziari, riuscì a smascherare e interrompere. Con il risultato di mandare tutti a processo.
Difeso dall’avvocato Rinaldo Belvedere, Daneluzzi chiese di essere ammesso al rito abbreviato e questo ne determinò lo stralcio della posizione.
Il procedimento si è chiuso lo scorso maggio con la condanna a 2 anni di reclusione e 1.200 euro di multa (sospesi con la condizionale), a fronte dei 2 anni e mezzo chiesti dal pm, e al risarcimento dei danni ai due veneti che, dopo la denuncia, decisero di costituirsi parte civile, rispettivamente con gli avvocati Andrea Gaiardo e Serena Bellamio, nella misura che il tribunale civile riterrà di quantificare. La motivazione della sentenza è stata depositata nei giorni scorsi.
«Seppure parte attiva nella raccolta di denaro e apparente braccio destro del Buriollo, nondimeno Daneluzzi non era al corrente di tutto l’assetto organizzativo ideato dal Buriollo, tanto da essere stato anche lui tratto in inganno», scrive il giudice monocratico Carla Missera.
Data per «pacifica» la partecipazione dell’imputato alla commissione di tutte le truffe contestate, il giudice gli ha tuttavia riconosciuto «un ruolo subalterno rispetto al Buriollo», anche alla luce di diverse delle conversazioni telefoniche intercettate, «dalle quali si desume che il burattinaio era il Buriollo e lui un burattino».
A insospettire i finanzieri, era stata l’individuazione di versamenti di denaro privi di giustificazione, per circa 300 mila euro, attraverso ricariche della carta Poste Pay intestata al Dovier.
Il quale, interrogato, aveva negato di conoscere Daneluzzi e spiegato come fosse stato Buriollo a proporgli l’attività di incasso, a fronte di compensi pari a 50 o 100 euro alla volta. Il processo prosegue anche nei confronti di Barrie Tuggey, 73 anni, residente a Lignano Sabbiadoro e coinvolto con l’accusa di avere assunto la falsa identità di ispettore di una società milanese.