Studenti trevigiani i migliori del Veneto. Record di centini, voti top all’università
Studiosi e da super voti, i diplomati della Marca al top in Veneto: qui il più alto numero di centini, qui la più bassa percentuale di non ammessi. Sono stati 588, al termine dello scorso anno scolastico, gli studenti promossi con il 100 agli ultimi esami di maturità in provincia di Treviso, che salgono a 754 con i 100 e lode.
E il numero dei non ammessi è quasi impercettibile, il più piccolo fra le province venete: 162, pari al 2,2% dei maturandi.
«La qualità elevata dell’istruzione trevigiana fa la differenza, nelle gare regionali e nazionali le nostre scuole sono spesso fra le migliori. Ma forse c’entra pure quella laboriosità che è nel nostro Dna», la chiave di lettura di Renata Moretti, preside del Besta.
Bravissimi di Marca
I dati sono stati pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale: nessun’altra provincia ha saputo raggiungere il totale di centini della Marca; in rapporto al numero di diplomati Treviso è seconda (ma vicinissima) solo a Padova, 7,99% di bravissimi contro 8,18%. Con la media veneta al 7,8%. Ma come spiegare un simile exploit? Scuole di livello e studenti “secchioni”? O commissioni più generose?
«Ripensando alla mia esperienza di insegnante al Duca degli Abruzzi, so di tanti studenti bravi formati nelle nostre scuole che poi hanno saputo farsi valere all’università e nel mondo del lavoro», sottolinea Moretti, «segno che la preparazione è valida, questi dati sono la dimostrazione del livello elevato dell’insegnamento. D’altronde: un bravo docente crea bravi studenti».
«E peraltro le nostre scuole spiccano, quando c’è da competere: ricordo il Besta secondo a livello regionale al premio Scuola Digitale 2020, pur al cospetto di licei di altre province».
Istruzione al top, ma pure altri aspetti da considerare: «Non dimenticherei la corresponsabilità delle famiglie, da noi tengono molto al fatto che i figli vadano bene a scuola», conclude Moretti.
I numeri nel dettaglio
Entrando più nel dettaglio, si contano 7.362 diplomati trevigiani, il secondo totale più alto del Veneto dietro solo ai 7.394 della provincia di Vicenza. A ruota dei 588 centini di Treviso, ecco i 570 di Padova (su 6.966 diplomati), i 547 di Vicenza e i 543 di Verona (su 6.833). Il grosso dei voti si attesta fra 71 e 80/100, fascia occupata nella Marca da 2.164 studenti.
Ma è la prestazione da record dei “bravissimi” a farsi largo. Assieme al bassissimo numero di bocciati: 2,2%, contro il 2,6% di Padova o il 3% di Verona (media regionale 2,7%). E i non diplomati, cioè bocciati dopo l’esame? Solo quattro in tutta la Marca, secondo risultato più basso dietro ai due non promossi di Rovigo.
«Un successo figlio del background socio-culturale-economico, qui c’è un sistema che funziona, sa fare rete e offrire opportunità ai ragazzi», l’analisi di Mariarita Ventura, dirigente del Canova, «una perfetta sinergia fra scuole, istituzioni, mondo produttivo economico, associazioni di categoria e culturali. E, con questi dati, è pure scientificamente provata la tradizione della nostra didattica. Di alto livello».
Insomma, una “chimica” perfetta garantita dal contesto culturale.
Regole più morbide
Ma c’è chi intende evidenziare altri aspetti, in realtà “spendibili” anche per altre realtà: «Mi soffermo, più in generale, sull’alto numero di 100, figlio pure delle regole di quest’anno, che attribuivano al credito scolastico lo stesso punteggio massimo delle prove d’esame», osserva Francesca Mondin, preside del Riccati.
«In pratica, 50 e 50. Senza contare che il credito è calcolato sulla media dei voti recuperati, rientrano quindi certi “6” che prima non lo erano. Penso ci sia stata più generosità, indotta dai due anni di pandemia».
Il collega Mario Dalle Carbonare, dirigenti del Da Vinci, ritiene sbagliato generalizzare: «Non credo si tratti di voti regalati né che i trevigiani siano in assoluto i più preparati. I voti vanno collegati alla singola scuola: noi abbiamo contato 50 centini su 240 diplomati. E ritengo che il secondo scritto “casalingo” (a cura della singola scuola) abbia influito».
E sulle non ammissioni pressoché inesistenti? «Bisognerebbe considerare le bocciature degli anni precedenti», sottolinea Anna Durigon, dirigente del Mazzotti.