Sbarra: «Si intervenga sui salari e si fermi il caro bollette altrimenti rischiamo la catastrofe sociale»
TRIESTE. In due regioni, Friuli Venezia Giulia e Veneto, con un tessuto manifatturiero e occupazionale comparabile, «è arrivato il momento di pensare a progettualità comuni per affrontare le criticità del mercato del lavoro». Una delle sollecitazioni anticipate dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, oggi, dalle 17, ospite all’auditorium Concordia di Pordenone a un evento con i presidenti Massimiliano Fedriga e Luca Zaia.
Segretario Sbarra, quasi sei milioni di poveri, inflazione, caro bollette. Che autunno stiamo vivendo?
«Siamo molto preoccupati. Sta arrivando una grave fase di recessione che, insieme all’impennata dei prezzi, farà aumentare diseguaglianze, povertà, disoccupazione. Servono interventi urgenti per sostenere salari e pensioni, bloccare l’aumento dei costi energetici per famiglie e imprese, predisporre un piano straordinario di ammortizzatori sociali. Senza misure adeguate a Bruxelles e a Roma, rischiamo una catastrofe economica e sociale peggiore di quella Covid».
C’è un governo che nasce. Che cosa chiedergli, da subito?
«Facciamo i migliori auguri di buon lavoro alla presidente Meloni e alla nuova squadra di governo. L’auspicio è che l’esecutivo si apra subito al riformismo e alla progettualità sociale, sviluppando un confronto stabile con il mondo del lavoro. Bisogna muoversi su un doppio binario: uno di emergenza, l’altro di prospettiva. Nell’immediato occorre un nuovo decreto di sostegni prima della legge di bilancio».
Qual è invece l’agenda della Cisl in prospettiva?
«Nei prossimi mesi andrà messo in campo un Progetto-Paese da costruire insieme. È lo spirito con cui abbiamo presentato “L’Agenda Cisl per il nuovo Governo”. Servono dialogo e un confronto sulle cose da fare a partire da una nuova ed efficace politica dei redditi, fondata sulla valorizzazione della contrattazione e sulla triangolazione tra sindacato, governo e mondo dell’impresa. E bisogna arrivare subito a un accordo sulla riforma delle pensioni per scongiurare lo “scalone Fornero” nel 2023 e dare al sistema previdenziale maggiore flessibilità e inclusione per giovani e donne. E ancora: fisco, pensioni, difesa del lavoro e delle politiche attive, infrastrutture materiali e sociali, Mezzogiorno, rilancio della scuola e della sanità, sostegno alla non autosufficienza».
Le divisioni della maggioranza rischiano di rallentare il cammino?
«Ci auguriamo davvero di no. Speriamo che tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, si concentrino sui problemi reali, dimostrando senso di responsabilità e concretezza nelle scelte».
Dopo i tecnici, tocca di nuovo alla politica. Una buona notizia o in questa fase sarebbe stato preferibile continuare con un profilo alla Draghi?
«Ci confronteremo con il nuovo governo con lo spirito e il pragmatismo con cui abbiamo dialogato, con ottimi risultati, con l’esecutivo Draghi. Mi pare che la stessa Meloni abbia usato la parola “pragmatismo”, ribadendo anche la volontà di proseguire nel solco del dialogo con i corpi intermedi. È un fatto molto positivo, ma naturalmente l’aspettiamo alla prova dei fatti».
A Trieste c’è la questione aperta della Wärtsilä.Vede uno spiraglio per la continuità della produzione?
«Non ci rassegniamo al disimpegno annunciato dalla multinazionale. Trieste, il Friuli, ma io aggiungo tutto il Paese, meritano rispetto. Dopo la giusta decisione del Tribunale di riazzerare le procedure, l’azienda non può pensare di presentare ora un piano fotocopia del precedente. Chiediamo quindi subito un incontro aperto per disegnare e condividere il futuro industriale e occupazionale in modo da dare prospettive ai 450 lavoratori in gioco. Non vogliamo accontentarci di piani sociali o di ammortizzatori. Vogliamo negoziare un futuro industriale vero».
I costi dell’energia sono un problema grave non solo per le famiglie, ma anche per l’industria. Teme altre crisi?
«Siamo stati i primi a chiedere ammortizzatori scontati per le aziende che non licenziano. È un accordo che si può fare subito. Ma bisogna favorire anche la crescita, sbloccando gli investimenti pubblici e privati a partire dai rigassificatori, attuare il Pnrr, puntare su innovazione, digitale, fonti alternative».
Sabato avete manifestato contro le morti bianche.
«Abbiamo unito le bandiere a Roma per chiedere una svolta su un piano nazionale dedicato alla sicurezza nei luoghi di lavoro. L’Italia è l’unica nazione europea che non l’ha ancora elaborato. Una strategia, che indichi le linee e le risorse che il nuovo governo intende impegnare. Non si può morire di lavoro».
Quali le sue proposte all’incontro di Pordenone?
«Penso a iniziative comuni, a partire dall’inserimento lavorativo dei giovani fino alle strategie di attrattività dei sistemi manifatturieri. Bisogna investire risorse nel sistema duale e nei percorsi di istruzione e formazione professionale. E va promosso l’apprendistato, facendone una via privilegiata per preparare professionalità di difficile reperimento e per accedere in modo stabile al mercato del lavoro». —
