La “saga” dei Beghetto, dall’oro alle Olimpiadi nel ciclismo al Venezia Calcio
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foto da Quotidiani locali
Con il Cittadella ha già “assaggiato” il terreno del Penzo, anche se solo per una manciata di minuti nel finale di gara.
Andrea Beghetto, difensore classe 1994, arrivato in settimana dal Pisa, è uno dei giocatori su cui il Venezia punta per la salvezza. In attesa di vederlo all’opera, per lui parlano le 136 presenze finora collezionate in B e le 30 in A, quest’ultime con Frosinone e Genoa.
Ma Beghetto si porta sulla spalle anche l’eredità di appartenere a una famiglia che lo sport ce l’ha nel sangue, sempre ad altissimi livelli.
Il papà di Andrea è Massimo Beghetto, classe 1968, che ha vissuto i momenti più esaltanti della sua carriera a Perugia, dov’è diventato una bandiera, portando i grifoni dalla C alla conquista della A nella stagione ’95-’96, per poi passare al Vicenza dove ha vinto la Coppa Italia con Guidolin in panchina.
Andrea, veneto doc e cresciuto calcisticamente tra Montebelluna e Padova, è nato a Perugia nel 1994, proprio durante il periodo umbro della carriera del padre. Andrea è anche cugino di Luigi Beghetto, ex attaccante classe 1973, con trascorsi al Cagliari, Chievo Verona (con cui esordì in A) e Piacenza. Ma Luigi Beghetto è ricordato, soprattutto, per la lunga militanza nel Treviso, di cui è stato una bandiera.
Capostipite della dinastia, però, è Giuseppe Beghetto, che di Andrea è il nonno. Per tutti “Bepi”, classe 1939, da Tombolo, nell’alta padovana.
Anche Giuseppe è stato uno sportivo ad altissimi livelli, anzi forse il più grande dei Beghetto. Curiosamente, però, con il calcio ha avuto poco a che fare. “Bepi” è stato un grandissimo ciclista professionista su strada, ma soprattutto su pista. Alle Olimpiadi di Roma nel 1960 vinse la medaglia d’oro nel tandem in coppia con Sergio Bianchetto.
Nella sua carriera brillano, tra i tanti allori, anche tre maglie iridate di campione del mondo, vinte nella velocità ai Mondiali di San Sebastian nel 1965, Francoforte nel 1966 e Roma nel 1968.
Oggi Giuseppe Beghetto ha 83 anni e, dalla sua casa di Tombolo, scruta con affetto la carriera sportiva del nipote Andrea. Si sono sentiti per telefono anche poche ore dopo il suo passaggio al Venezia.
«Andrea è contentissimo di venire a giocare al Venezia», rivela Giuseppe Beghetto, «gli ho detto che si deve impegnare al massimo e lui mi ha assicurato di sì, perché a Venezia ha trovato l’ambiente giusto. Se sta bene fisicamente, penso che Andrea nel suo ruolo sia uno dei giocatori più forti al momento».
Peraltro da un paio di anni Andrea Beghetto ha preso casa a Jesolo. Per lui venire al Venezia è stato un ritorno a casa.
«È vicino a casa, per questo deve impegnarsi a fondo. In questi giorni Andrea ha il morale alto, perché è riuscito a venire al Venezia, dove tanti anni fa aveva giocato anche suo padre Massimo. È felice di essersi avvicinato a casa. Lui è veneto e come tutti, quando ti trovi a giocare nella tua regione, senti di più la partita. In campo metti sempre più grinta. E il morale incide tanto in una prestazione».
Giuseppe Beghetto assicura che presto verrà a vedere una partita del nipote al Penzo.
«Ora speriamo che il Venezia vada meglio. Siamo una famiglia che ha lo sport nel sangue. In famiglia tutti lo fanno, anche i nipoti. D’altra parte praticare sport è la migliore cosa possibile».
Ma perché in famiglia nessuno ha seguito le sue orme, diventando ciclista?
«Si vede che sono nati per fare calcio, fanno meno fatica a giocare a pallone», scherza “Bepi”, «Il ciclismo è uno sport difficile, molto duro, più faticoso, che richiede tanto sacrificio e passione. Io comunque sono molto contento che abbiano intrapreso questa strada».
«Anche io da bambino ho giocato a pallone, fino a 15 anni. Poi ho iniziato a correre in bicicletta e sono contentissimo della mia carriera. Come sono molto felice dei miei ragazzi. Se sono arrivati a certi livelli, vuol dire che la professione da calciatore era quella giusta per loro».