Il centrodestra sbanca alle Regionali: in Lombardia Fontana sfonda quota 50%. Ma l’astensionismo è da record
Il centrodestra sbanca alle Regionali, rafforzando, di fatto, «l’azione del governo» come s’affretta a commentare subito la premier Giorgia Meloni. Nel Lazio e in Lombardia i rispettivi candidati, Francesco Rocca e Attilio Fontana, sfondano quota 50%. La loro vittoria appare netta già dalle prime proiezioni.
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Ma il dato più clamoroso che emerge da queste consultazioni riguarda l’astensionismo, perché ha votato appena il 40% degli elettori. In Lombardia si è presentato alle urne il 41,67% degli aventi diritto – nella provincia di Mantova il 36,75 – nel Lazio pure meno: il 37%.
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Nel centrodestra i singoli partiti di maggioranza incassano complessivamente un buon risultato in entrambi le regioni. La Lega tiene in Lombardia, anche se non è più il primo partito: la forza politica guidata da Matteo Salvini, che continua ad esprimere la figura del presidente Fontana, riconfermato al Pirellone, porta a casa un 17% che, seppur in netto calo rispetto al 29,6% di cinque anni fa, è pur sempre in crescita rispetto alle politiche di settembre, quando il Carroccio incassò il 13%.
Ora la prima forza politica nella regione, da sempre a trazione leghista, è Fratelli d’Italia, che mantiene le posizioni con il 26% , senza sfondare però la linea conquistata a settembre: così come si temeva all’interno della coalizione di centrodestra. Mentre Forza Italia, pur avendo dimezzato i voti, dal 14% del 2018 all’attuale 8%, tutto sommato tiene, se si pensa che alle ultime politiche aveva preso il 6,8%, e a questo giro ha pure perso un “pezzo” del calibro di Letizia Moratti.
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Storia, questa, che invece ha avuto tutt’altro sviluppo: già vice di Fontana e candidata del Terzo Polo, Moratti non solo non riesce a erodere alcun voto al centrodestra, ma nel complesso registra un flop, fermandosi a quota 10%.
Un risultato che porta il leader di Azione Carlo Calenda a dire che «il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti», e che Moratti «è stata coraggiosa e si è spesa moltissimo, ma fuori dal bacino di voti del Terzo Polo non siamo riusciti ad attrarre consensi». La sua lista ottiene comunque un 6% contro il 4% di Azione-Italia Viva. Sconfitta anche per Pierfrancesco Majorino (centrosinistra-M5s) che raggiunge il 33,3%.
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Analogo il risultato elettorale nel Lazio dove i partiti della maggioranza riescono a scippare al Pd la guida della Regione che aveva visto Nicola Zingaretti confermato per due mandati. Fratelli d’Italia incassa oltre il 34%, confermandosi primo partito e superando il risultato delle politiche (31,44%).
Il Pd, tutto sommato, resiste ottenendo un 21% in linea con il 21,25% del 2018, e migliorando rispetto al 18,32% delle ultime politiche. Non riesce, invece, l’exploit a Donatella Bianchi, la giornalista Rai scelta da Giuseppe Conte per competere con Alessio D’Amato.
Lei si ferma al 12%, ma i pentastellati crollano passando dal 27% di 5 anni fa a poco più del 9%. D’Amato porta a casa il 34%. Il segretario del Pd Enrico Letta punta il dito contro il M5s e il Terzo Polo dicendo che «l’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata», mentre rivendica il fatto di essere ora «il secondo partito del Paese».
Salvini esulta e fa sapere di aver sentito al telefono sia Giorgia Meloni sia Silvio Berlusconi: «Siamo tutti reciprocamente contenti della vittoria della squadra. Il gioco di squadra con loro funziona».