Svizzera, si tuffa nel lago ghiacciato di Taney per ammirare i giochi di luce: morto italiano di 48 anni
L'uomo partecipava a un’uscita organizzata da un circolo di appassionati. Dopo l’immersione ha però perso i sensi e da allora non si è più ripreso
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Un cittadino italiano di 48 anni è morto dopo essersi tuffato in un lago alpino in Svizzera. La vittima, che era residente nel canton Ticino, voleva ammirare i giochi di luce del lago di Taney, ghiacciato, e partecipava a un’uscita organizzata da un circolo di appassionati. Dopo l’immersione ha però perso i sensi e da allora non si è più ripreso. Domenica sono stati i sanitari dell’ospedale universitario di Losanna a dichiararne la morte. “Da solo non usciva più dal foro di ingresso. È stato estratto rapidamente dagli altri partecipanti, che erano una quindicina in tutto, ma era già privo di conoscenza “, ha spiegato un portavoce della polizia del canton Vallese. Le sue condizioni sono apparse da subito critiche. Dopo il primo soccorso effettuato sul posto, è stato trasferito, a bordo di un elicottero di Air-Glaciers, al centro ospedaliero dove è morto domenica sera. Sull’accaduto indaga la magistratura svizzera.
Il lago ghiacciato di Taney si trova a 1.400 metri di quota, nel canton Vallese, al confine con l’Alta Savoia. Incastonato tra le montagne, vanta una superficie di 17 ettari e d’inverno diventa un paradiso per gli appassionati di immersioni ‘sottozero’. “Il mio gruppo è stato lì più volte, non ci sono rischi specifici se si seguono le regole”, racconta Pascal Christin, presidente del Club Subaquatique D’Onex. “Ciò che è interessante – spiega l’esperto – è restare poco sotto il livello del ghiaccio. Non c’è alcun interesse a scendere in profondità, è appassionante invece assistere ai giochi di luce in superficie”. Infatti “quel lago sarà profondo 10-12 metri e di solito si scende a 5-6 metri quando si fa immersione nel ghiaccio“.
Il lago “non è molto frequentato per via dell’accesso difficile: non si può raggiungere in auto, ma solo a piedi, e occorre organizzarsi con le autorizzazioni”. Normalmente il sub “si immerge con la bombola d’ossigeno a disposizione e in modo da essere sempre legato a chi sta all’esterno”. L’acqua è gelida, “intorno a 1 o 2 gradi circa” e, a quelle condizioni, il fisico è messo a dura prova, spiega Nicola Brischigiaro, ideatore e precursore delle apnee estreme sotto i ghiacci in alta quota. “La temperatura dell’acqua – sottoIinea l’esperto – induce l’organismo ad una fisiologica vasocostrizione e altre modificazioni importanti sull’apparato cardiaco e respiratorio. Il cuore in particolare è sottoposto ad uno stress estremo e deve essere in perfetta efficienza in quanto, in condizioni estreme come quelle che si trovano sotto il ghiaccio, non sono rari flutter atriali (battiti irregolari) e altri aspetti che potrebbero dare problematiche importanti”.
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