Regionali, Fabio Zucca prevale nel duello tra sindaci in casa democratica
PAVIA. Alla fine la spunta Fabio Zucca per 200 voti circa su Marcello Infurna nel testa e testa tra sindaci del Pd per aggiudicarsi quello che dovrebbe essere l’unico seggio in Consiglio regionale per il partito. Nel quadro di un risultato delle regionali disastroso per il centrosinistra, anche in provincia di Pavia, l’attenzione si è spostata sul duello tra i primi cittadini.
«In Consiglio regionale anche dall’opposizione ci sarà un lavoro importante da svolgere per tentare di promuovere iniziative a favore di una provincia dimenticata come la nostra – dice Zucca, sindaco di Belgioioso – sul dato generale inutile nascondersi, è del tutto insoddisfacente per il centrosinistra pur avendo un ottimo candidato come Majorino. Credo che sia dovuto a una campagna elettorale di basso livello, con pochissimi contenuti e proposte concrete e tempi ristrettissimi voluti dal presidente Fontana per sfruttare l’onda della politiche. Questo ha penalizzato il centrosinistra che non è riuscito a spiegare quello che andava spiegato. Io ci ho provato organizzando incontri su vari temi, non riducendo la campagna elettorale a una ricerca spasmodica di voti e penso che questo abbia aiutato. Bisognerà ora lavorare anche per ridare vita al Pd provinciale. Il mio invito è a creare una rete di associazioni, anche fuori dal partito, per fare quello che pochi abbiamo fatto in campagna elettorale. Bisogna lavorare su proposte concrete per dare risposte alla gente». Sul fatto che la coalizione con i 5Stelle ha dato pochi frutti, più che altro non scaldando l’elettorato del Movimento, Zucca resta convinto che serve «un’alleanza la più ampia possibile con 5Stelle e Terzo polo. Sono contrario alle pregiudiziali, serve lavorare sulle proposte».
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Infurna: «Serve una ricostruzione»
Marcello Infurna, primo cittadino di Certosa, sottolinea l’apporto dei sindaci: «Io e Zucca abbiamo portato un contributo importante in termini di voti. A Pavia città e nell’alto Pavese il Pd è il primo partito. A livello provinciale il risultato è scadente, scontiamo anche il commissariamento - bisogna al più presto eleggere il nuovo segretario - e lo scollamento del rapporto con i circoli. C’è un lavoro di ricostruzione da fare, soprattutto in Oltrepo e Lomellina. L’astensionismo? Si era percepito in campagna elettorale un alto tasso di disinteresse e di stanchezza verso la politica, inoltre c’è stata una scarsa copertura da parte dei media, anche se c’è da dire che questa volta non c’era il traino delle politiche». Per Infurna al centrosinistra «è mancata una coalizione più larga: la Moratti dopo avere speso vagonate di soldi è rimasta schiacciata tra i due poli, come previsto. Fontana resta comunque il peggior presidente della storia della Regione, non si è mai visto sul territorio. È stato però trascinato dal vento di Fratelli d’Italia».
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Lissia: «Competitivi in città»
Michele Lissia, segretario cittadino del Pd, si consola con il dato della città: «A Pavia siamo competitivi e questo ci conforta in prospettiva per le comunali del prossimo anno: siamo oltre il 25% confermandoci primo partito, ma voglio sottolineare il risultato della coalizione, che supera il 40%, con Azione e Italia Viva che prendono l’11%. A livello generale il risultato è negativo e spiace molto perché ci abbiamo messo il cuore per Majorino, che a nostro avviso era un ottimo candidato, è venuto a Pavia dove c’è stato anche un exploit di partecipazione. È difficile spiegare un Fontana che va oltre il 55% dopo il malgoverno in Regione».
Anche Lissia non si aspettava un astensionismo così alto: «Non c’era il traino delle politiche come nelle regionali precedenti, ma è un segnale da non sottovalutare». Il segretario cittadino difende l’alleanza con i 5Stelle: «È necessaria una coalizione la più ampia possibile, magari da costruire per tempo e non solo qualche mese prima, in modo da realizzare un progetto politico».
Silvia Grossi era capolista del Pd, oltre che componente dell’assemblea nazionale e dell’ultima segreteria provinciale: «Ho contribuito a scrivere la piattaforma programmatica con Majorino, con il quale da quindici anni condivido un percorso nell'associazione Casa comune. E con lui resterò: non si scappa quando si perde. Lui a differenza di altri candidati presidente che si sono dimessi dopo le elezioni resterà a Milano e sarà consigliere di opposizione. Purtroppo per avere un risultato diverso non sono bastati i danni fatti da Fontana, ad esempio sulla sanità pubblica, ridotta a struttura di potere». Poi, sul suo risultato personale: «Le preferenze garantiscono una referenza territoriale e il loro scarso numero in queste elezioni sono un segnale di scollamento tra politica e società. C’è ormai una disabitudine a indicarle nella scheda. La mia campagna, in ogni caso, era centrata sul partito più che su di me. Con gli altri tre candidati del Pd ho avuto un ottimo rapporto, per me erano colleghi di partito e non concorrenti».