Gp Arabia Saudita F1 2024, le pagelle: Bearman fenomenale, Magnussen team player
Back-to-back in archivio per aprire il mondiale di Formula 1, che nella notte di Jeddah ritrova l’ennesimo dominio di Max Verstappen e della sua Red Bull, semplicemente inarrivabili e inavvicinabili. Anche il suo compagno di squadra, Sergio Perez, fa il suo dovere e confeziona la seconda doppietta consecutiva. Ancora un podio per la Ferrari, stavolta con Charles Leclerc, autore anche del giro veloce della gara all’ultimo giro, a dimostrazione di una SF-24 superiore alla concorrenza ma non al livello del team austriaco. La palma di migliore, però, va a Ollie Bearman, settimo al traguardo al culmine di una gara da antologia. Menzione anche per Magnussen, determinante per il decimo posto del suo compagno Nico Hulkenberg. Mentre finisce ancora dietro la lavagna Lance Stroll, fuori per un ingenuo incidente a inizio gara. Questo e molto altro nelle pagelle del Gran Premio d’Arabia Saudita.
VOTO 10 A BEARMAN, DEBUTTANTE DA SOGNO
Forse solo Quentin Tarantino avrebbe potuto scrivere un film migliore di quello di Ollie Bearman nel week-end saudita. La defezione last minute di Carlos Sainz gli consegna il sedile della Ferrari, e lui confeziona la prestazione della vita: qualifiche al cardiopalma, a un passo addirittura dal Q3 e dallo scalpo di Lewis Hamilton, e soprattutto gara di lettura, intelligenza, freddezza e incisività. Raccolte in unico aggettivo: fenomenale. Cattivo senza strafare, gentile con le gomme, coriaceo contro i dolori del suo collo. Risultato: settimo posto. Davanti a gente come Lando Norris e Sir Lewis Hamilton. Un nuovo Predestinato a Maranello? Chi vivrà vedrà…
VOTO 9 A VERSTAPPEN, LA RED BULL È LUI
Più dell’ennesimo dominio in pista, più della vittoria n.56, a ipotecare dopo due gare il quarto mondiale della sua carriera. In Arabia Saudita, Max Verstappen ha dimostrato di essere lui la Red Bull. Estraneo alle macerie attorno a lui, frutto di guerre fratricide le cui conseguenze sono tutte da vedere. Estraneo alle voci di un addio a quel mondo fatato in cui si trova, in direzione di altri lidi. Corpo avulso dalla Formula 1 versione 2024: chiusa la visiera, si erge a padrone assoluto del Circus, alla ricerca di vittorie, successi e record da battere. Campioni si nasce, non si diventa.
VOTO 8 A MAGNUSSEN, IL PERFETTO TEAM PLAYER
È vero, interpreta la gara un po’ in stile videogiochi, tra sorpassi fuori pista e incidenti da gaming. Eppure, nel decimo posto di Nico Hulkenberg, che vale il primo punto stagionale della Haas, c’è tantissimo di Kevin Magnussen. Il pilota danese, penalizzato di 20″ in gara, non stacca la spina e si trasforma nell’uomo-squadra perfetto: si mette alle spalle un trenino di macchine che impazziscono ogni qualvolta tentano un sorpasso. Adottando un ritmo utile per consentire una sosta tranquilla al compagno di squadra. Team player.
VOTO 7 A PIASTRI, SUPERIORE A NORRIS
Per tutto il fine settimana, Oscar Piastri ha messo alle sue spalle Lando Norris. Impensabile dirlo fino a un anno fa. Eppure, il talento australiano ha dimostrato di avere le qualità necessarie per un Team storico come la McLaren. Vedere per credere la gara di Jeddah: impazzisce alle spalle di Lewis Hamilton per oltre metà gara, ma concretizza l’ottima partenza e chiude con enorme merito ai piedi del podio, battendo Fernando Alonso e George Russell. Concreto.
VOTO 6 AD ALONSO, PIU’ INCISIVO IN QUALIFICA
Strano a dirsi, ma tanto del 5° posto finale di Fernando Alonso a Jeddah passa dalla strepitosa qualifica chiusa in seconda fila, in quarta posizione. Una cosa insolita, per un pilota storicamente non eccezionale sul giro secco. Ma in questa circostanza, proprio la qualifica consente allo spagnolo di condurre, poi, una gara d’esperienza e lontana dai guai, a differenza dello sciagurato compagno di squadra. Riesce a portare l’Aston Martin davanti alla Mercedes, cosa non da poco. Solito vecchio leone indomito.
VOTO 5 ALLA RACING BULLS, FAVOLA SOLO NEI TEST
Due gare emettono una sentenza sostanzialmente netta: la Racing Bulls è tutto fuorché la fotocopia della RB19. Tsunoda e Ricciardo si trovano in mezzo al gruppo, lottando con Haas, Williams, Alpine e Sauber, tutte macchine su cui nei test sembrava avere un comodo vantaggio. Eppure, poi in gara la storia è sempre destinata a cambiare. E stavolta, l’epilogo non sarà come quello Racing Point-Mercedes del 2020. Grosso ridimensionamento.
VOTO 4 A SAUBER, QUANDO IMPARANO A FARE UNA SOSTA?
Nella Formula 1 moderna sono due le certezze: l’inno olandese alla fine di ogni gara, e almeno una sosta sbagliata a gara da parte della Sauber. Stavolta la vittima è Guanyu Zhou, costretto a una decina di secondi di pit stop per un problema all’anteriore destra. Una triste consuetudine, che compromette in modo irrimediabile la corsa del cinese, tristemente ultimo dietro al suo compagno di squadra. Quando impareranno la lezione?
VOTO 3 A STROLL, ENNESIMO ERRORE GRAVE
La lista di orrori di Lance Stroll si allunga in modo tanto triste quanto costante. La sua gara dura 7 giri, per via di un incidente frutto di un contatto con le barriere con l’anteriore sinistra, che distrugge il braccetto. L’errore, per altro, è recidivo: anche nelle prove libere, nello stesso punto, e con uguale dinamica, aveva toccato duramente il muro. Insomma, errori di lettura che non accennano a diminuire, nel mentre che il suo compagno di squadra continua a portare oltre il limite l’Aston Martin. Ma banalmente, basta leggere i nomi: da una parte Fernando Alonso, dall’altra Lance Stroll. Basta questo.
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