L’ultimo viaggio dell’Ursus di Trieste: anticipata la messa a terra per evitare il rischio affondamento
Perdite nello scafo: anticipata a lunedì la maxi-operazione per portare a terra il gigante ed evitare che affondi
TRIESTE È cominciato all’Arsenale San Marco l’intervento di salvataggio dell’Ursus e lunedì mattina ci sarà la fase clou con lo spostamento verso la banchina del ciclopico pontone galleggiante: un’operazione tanto complessa quanto scenografica, con il colosso da 70 metri d’altezza e oltre 2.500 tonnellate che sarà trascinato dai rimorchiatori verso la banchina e poi, utilizzando enormi rulli, andrà sulla terra ferma sopra il basamento in cemento armato appositamente realizzato per reggerne l’immensa mole.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14126237]]
Intervento non rinviabile
Un intervento urgente di messa in sicurezza che ormai non era più rinviabile, viste le condizioni di inesorabile deterioramento dello scafo nel quale sono state individuate anche le prime perdite: l’aggressività dell’ambiente marino e gli agenti atmosferici hanno contribuito a causare un processo di corrosione irreversibile. Il rischio era che colasse a picco, soprattutto a fronte di un’eventuale ondata di maltempo che avrebbe esposto lo scafo a sollecitazioni dall’esito non prevedibile.
Icona triestina
Il gigante, divenuto non solo simbolo della storia portuale della città, ma vera e propria icona triestina, va preservato e non bisogna dimenticare che si tratta di un bene vincolato dalla Soprintendenza.
[[ge:gnn:ilpiccolo:12939250]]
E così l’Authority, proprietaria dell’Ursus, ha accelerato l’iter per passare alla fase operativa: da domani pomeriggio il pontone galleggiante non sarà più galleggiante, ma almeno sarà al sicuro, sulla terra ferma. L’Autorità di sistema portuale aveva avviato lo scorso anno la procedura da 1,1 milioni di euro per l’affidamento dell’operazione di spostamento e dei lavori edili necessari per la messa a dimora sulla terra ferma: se ne occupano la Cartubi e la Pertot, che ha realizzato il basamento con rinforzo strutturale in cemento armato sul quale sarà sistemato l’Ursus, manufatto in grado di sostenere le oltre 2.500 tonnellate di arrugginito metallo.
Una sfida difficile
Movimentare l’enorme struttura, ovviamente, è una sfida non da poco dal punto di vista tecnico. Il lavoro propedeutico allo spostamento via mare verso la banchina è cominciato con l’impiego di una chiatta semisommergibile di Fincantieri, chiamata “Ant” (formica), che consente di sollevare pesi enormi. Con la chiatta l’Ursus è stato spostato nel vicino bacino numero 4, dal quale poi è stato tolto l’acqua.
La breve fase a secco si concluderà lunedì mattina quando il bacino verrà di nuovo progressivamente allagato. Raggiunto il livello previsto, verrà aperto il collegamento tra il bacino e il mare: due rimorchiatori agganceranno l’Ursus e lo trascineranno per la breve navigazione fino alla banchina individuata dall’Authority.
Il destino dopo la messa a terra
Infine, si aprirà la fase della messa a terra: attraverso una maxi-rampa il pontone sarà caricato su speciali carrelloni semoventi Spmt (Self-propelled modular transporter) che lo trasporteranno sopra il basamento dove sarà eseguito il rizzaggio con l’uso dei tiranti.
E una volta a terra quale sarà il destino dell’Ursus? Premesso che sarà possibile, intanto, eseguire dei lavori di pre-restauro, sul suo futuro ci sono ancora troppe incertezze come è emerso anche dall’incontro di Italia Nostra che si è svolto proprio ieri e del quale riferiamo nell’articolo in basso. «Quantomeno adesso, nel cantiere navale, sarà ben protetto e custodito, ma noi come Autorità portuale non possiamo entrare nel merito delle scelte su utilizzo e collocazione finale, che spettano anzitutto a Comune e Soprintendenza» osserva il segretario generale del Porto Vittorio Torbianelli.
Musealizzazione costosa
Inevitabilmente la questione economica incide. Il preventivo dell’intervento di musealizzazione dell’Ursus, per renderlo fruibile al pubblico, ha raggiunto i 15 milioni, cifra astronomica, e in questi anni tutti i bandi per l’affidamento dei lavori di restauro dopo l’accordo operativo tra ministero, Regione, Comune e Authority sono andati deserti. Il progetto di restauro, pensato per consentire di effettuare visite del ponte e sottocoperta, prevede la realizzazione di un ascensore panoramico per salire in cima alla gru con vista aperta su golfo e città: una piccola torre Eiffel sul mare. Per la sede di ormeggio definitiva si era parlato anche di individuare una banchina del Porto vecchio, di cui in futuro l’Ursus potrebbe diventare una delle attrazioni, ma al momento l’unica certezza è che sarà portato a terra e lì resterà.
RIPRODUZIONE RISERVATA