Vertice Ue, nulla di fatto sul mercato unico dei capitali. Meloni: “Vogliamo gli eurobond”, i frugali: “Non ci pensiamo nemmeno”
Quello che a cui sta faticosamente lavorando l’Unione europea è un concetto di mercato unico dei capitali in versione minimale. In sostanza niente più di una maggiore uniformazione dei controlli e della vigilanza per facilitare investimenti transfrontalieri all’interno dell’Unione. Per ora non è dunque sul tavolo l’idea degli eurobond, ossia titoli garantiti congiuntamente dai paesi membri. Questo sì elemento che darebbe forma ad un mercato unico. Tuttavia anche nella sua versione minimal la riforma fatica. Se ne è discusso oggi al Consiglio europeo, dove intervengono i capi di stato e di governo, il vero organo decisionale dell’Ue. Quello che ne è uscito è per ora piuttosto fumoso, pare il solito elenco di buoni propositi a cui non seguono mai fatti concreti.
“La supervisione europea sui mercati dei capitali deve essere rafforzata, daremo mandato alla Commissione di esplorare questo tema“, ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine del vertice Ue. Vertice caratterizzato da un lungo stallo con paesi come Irlanda, Cipro e Lussemburgo, che hanno giurisdizioni molto favorevoli per i capitali che approdano nei loro confini e che si oppongono ad una armonizzazione delle regole. Comunque “L’idea dell’unione dei capitali c’è da 10 anni ma oggi abbiamo fatto progressi sostanziali“, dice Michel. Quella che è passata è una proposta di compromesso avanzata da Francia e Germania che punta a mettere d’accordo i 27 con l’idea di “migliorare la convergenza ed efficienza” della “supervisione” dei mercati dei capitali, invitando “la Commissione a lavorare alle condizioni per mettere in condizione le autorità europee” di esercitare effettivamente una supervisione dei capitali sistemici più rilevanti e gli attori dei mercati finanziari.
“L’Ue dispone di 33mila miliardi di euro di risparmi privati. Dobbiamo trovare il modo di incanalarli nelle nostre aziende. Le start-up dell’Ue ricevono meno della metà dei finanziamenti delle start-up statunitensi. Questa situazione deve cambiare. La risposta è: Unione dei Mercati dei Capitali. È la nostra IRA europea (l’Inflation Reduction Act, varato dalla presidenza Biden, ndr)“, ha scritto poi Michel su X.
“L’Unione dei mercati dei capitali è un tema centrale per il futuro dell’Europa, al momento è negoziato dagli esperti ma deve essere messo in cima all’agenda politica”, ha detto, finita la riunione, il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “In Europa abbiamo discusso senza fine dell’unione dei mercati e non abbiamo visto progressi. Il fatto che non sia sufficientemente sviluppata è uno dei principali motivi per cui la crescita dell’Ue è inferiore a quella degli Usa”, ha aggiunto Scholz. “Se vogliamo riuscire nelle sfide della transizione verde e tecnologica, della competitività”, nei settori “strategici” e “nell’allargamento, c’è bisogno di investimenti pubblici europei. Ma è necessario anche mobilitare i finanziamenti privati“, ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron evidenziando così l’importanza di avanzare nell’Unione dei mercati capitali e nell’Unione bancaria.
“Dobbiamo compiere una serie di passi decisivi. In primo luogo proprio per abbassare i costi per le aziende per i mercati dei capitali e per gli investitori, in secondo luogo per rafforzare e allineare la supervisione degli attori più importanti e in terzo luogo per dare prevedibilità agli investitori”, afferma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aggiungendo che “Nelle conclusioni di oggi c’è una forte spinta da parte dei leader per andare avanti su questi” aspetti.
Giorgia Meloni spinge per gli eurobond e afferma a fine riunione “Possiamo avere le strategie migliori ma allora c’è bisogno delle risorse. Si sa qual è il dibattito nell’Ue sul debito comune, proposta sostenuta dal governo italiano. Letta propone il tema della capacità di mobilitare investimenti privati per fare in modo che tali capitali restino”. Prima dell’inizio del vertice però il cancelliere austriaco Karl Nehammer era stato chiaro sul punto. “La linea austriaca è molto chiara. Ma non solo in Austria, bensì in altri Stati cosiddetti frugali: condividere il debito significa sempre condividere insieme il peso degli interessi. Abbiamo dovuto farlo una volta a causa della pandemia. Stiamo ancora pagando alti interessi sul debito. Questo a sua volta limita la capacità di agire. Dobbiamo pensare diversamente”.
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