“In questo momento esiste un problema rispetto alla libertà di stampa e più in generale al diritto di critica e rispetto a questo bisogna reagire. Se io non voglio scioperare non sciopero, così come è legittimo che se la maggioranza di una platea di lavoratrici e lavoratori non condivide la linea del sindacato e decide […]
“In questo momento esiste un problema rispetto alla libertà di stampa e più in generale al diritto di critica e rispetto a questo bisogna reagire. Se io non voglio scioperare non sciopero, così come è legittimo che se la maggioranza di una platea di lavoratrici e lavoratori non condivide la linea del sindacato e decide di andare a lavorare, i prodotti si mandano in onda, quello che è meno legittimo, anzi non lo è, è che una minoranza si organizza con cambi di turno, spostando i giorni di riposo e si mette a disposizione di una dirigenza aziendale per tentare di far fallire uno sciopero. È una minoranza e questo non è legittimo”. Vittorio di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, commenta così quanto sta accadendo in Rai nel giorno dello sciopero indetto dai giornalisti iscritti ad Usigrai. Tg1 e Tg2, infatti, sono andati comunque in onda con servizi e collegamenti in diretta nonostante lo sciopero “grazie” al sindacato di destra dei giornalisti della tv pubblica, in neonato Unirai che vanta circa 350 iscritti, contro gli oltre 1.600 dell’Usigrai.
“Per noi oggi inizia un percorso” dichiara Daniele Macheda, segretario Usigrai. Sul ruolo di Unirai, il neo-sindacato dei giornalisti di area di centrodestra, Di Trapani aggiunge: “Se una minoranza delle redazioni si organizza e organizza il lavoro, ripeto, anche con cambi turno o rinuncia ai giorni di riposo per tentare di dimostrare che si può andare comunque in onda, magari ottenendo una durata di un telegiornale più o meno normale, ma saltando interi argomenti, io non so se è consapevole o no questa scelta. Ma se si va in onda con una minoranza si sta dimostrando che la maggioranza è in esubero e, di conseguenza, quando domani mattina una qualunque azienda verrà a dichiarare l’esubero di dipendenti, e magari perché no, proporre dei licenziamenti collettivi, io credo che i colleghi sapranno a chi citofonare. Questo è l’errore che si sta commettendo, non dissentire o meno rispetto a una linea sindacale. Il problema è come tu esprimi questo dissenso e come metti in campo il dissenso: fare una chiamata, come è stata fatta, a tanti colleghi e dire ‘rinunciate ai riposi per tornare al lavoro e dimostriamo che in minoranza si può andare in onda’ – conclude Di Trapani – non si sta facendo un danno alla sigla sindacale, in realtà si sta facendo un danno alla maggioranza delle giornaliste e giornalisti che hanno sostenuto la scelta dei comitati redazione di sostenere lo sciopero preposto all’Usigrai”.
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