Il Nautico di Trieste compie 270 anni: la festa e i ricordi degli ex
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Dalle sei di pomeriggio la piccola piazza in via Punta del Forno si affolla lentamente di persone. I presenti si salutano, all’inizio, con indecisione, senza avere la certezza che di fronte a loro ci siano davvero i compagni di scuola con cui, chi prima chi dopo, hanno condiviso cinque anni di vita. Poi, sciolto ogni dubbio, l’esitazione si trasforma in gioia: presto si formano dei gruppi che restituiscono fedelmente le classi d’un tempo. Dietro di loro, uno striscione affisso qualche ora prima recita: «Nautico, nautico, olé, olé».
I festeggiamenti per i 270 anni dell’Istituto Nautico di Trieste – il cui anniversario cade esattamente oggi, 13 maggio, e verrà celebrato con una cerimonia al Magazzino 26 – non potevano che iniziare così: con la stessa atmosfera che si respira ogni giorno nelle aule e nei corridoi. Il raduno degli ex allievi di ieri pomeriggio è stato ideato meticolosamente alcuni mesi fa da un gruppo di Facebook, che ha preso al volo l’occasione offerta dalla ricorrenza. All’invito hanno aderito in più di duecento, permettendo di coprire un arco temporale vastissimo che dai diplomati degli anni Cinquanta arriva fino a quelli del nuovo millennio.
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A tenere assieme le storie di tutti è «l’amore verso anni irripetibili», nei quali, oltre all’educazione, «crescono delle radici di vera amicizia che non possono essere estirpate», come racconta Pierpaolo Bagato, organizzatore del raduno.
Fra i primi ad arrivare c’è Salvatore Emmanuele, nato nel 1930 e diplomato nel 1950. Emmanuele all’Istituto Nautico ha trascorso in tutto otto anni, inclusi quelli «difficilissimi» della guerra, poiché all’epoca la formazione copriva anche il periodo delle medie. Imbarcatosi nel 1952, ha navigato per sedici anni ininterrotti, decidendo di ritornare a terra per «restare vicino alla famiglia». «La navigazione è un mestiere molto duro – osserva Emmanuele – ma capace di regalare molto». Tanto che, a partire dai suoi ricordi, ha composto anni fa una poesia che continua a custodire come «una delle cose più preziose».
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Dello stesso tenore sono anche le memorie di Cornelio Comelli, classe 1933, diplomato nel 1952. Nonostante una lunga carriera passata a bordo che lo ha portato a diventare capitano, Comelli degli anni di scuola ricorda soprattutto il suo professore di italiano, «una materia difficilissima insegnata come fossimo al liceo». A testimonianza del fatto che, a imprimersi maggiormente nella memoria, sono sempre i rapporti personali, in particolare quelli fra docenti e allievi.
Non è un caso, allora, se fra i volti più ricercati al raduno ci sono i professori più temuti, per i quali qualcuno sembra serbare la stessa apprensione di quando sedeva fra i banchi. Un nome su tutti è sicuramente quello di Sergio Nigido, insegnante dal 1967 al 2004 di Astronomia e navigazione. «I miei giovani hanno combinato di tutto e di più», scherza Nigido. «Negli anni Settanta mi hanno portato una gallina in classe, un cane e persino un senzatetto», racconta Nigido, considerato unanimemente «il docente più severo della scuola».
«Ma era anche la garanzia di una preparazione eccellente», si appresta subito a chiarire uno dei suoi ex allievi, seduto accanto a lui.
Alla storia dell’Istituto Nautico non può che intrecciarsi la storia vera e propria, vista la longevità di cui gode la scuola. Perciò Giorgio Favretto, nato nel 1951, rammenta la sua partecipazione a una delle contestazioni studentesche del Sessantotto, «iniziate a Trieste proprio dal Nautico». E, allo stesso modo, andrebbero citati anche i tanti contributi che gli ex allievi hanno saputo offrire alla città di Trieste, in forme e modi diversi ma sempre legati al mare.
Un esempio è senza dubbio quello di Aligi Montanelli che, da responsabile di Msc, ha incentivato la compagnia negli anni Novanta a investire nel porto di Trieste: «Il Nautico ha qualcosa di speciale – osserva – che continua a mantenere tuttora».
«La forza dell’Istituto Nautico è nella capacità di non essere prigioniero del passato ma, restando saldo nelle sue radici, guardare al futuro», chiosa quindi Bruno Zvech, ex preside al Nautico e oggi direttore dell’Accademia Nautica dell’Adriatico. —
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