Pugni al posto di blocco, due carabinieri nei guai
Due carabinieri in servizio al comando provinciale di Treviso, il vice-brigadiere Gioacchino Ingrassia e l’appuntato scelto Michele Montesano, sono stati rinviati a giudizio dal gup Piera De Stefani per omissione in atti d’ufficio, falso materiale in atti pubblici e falso ideologico. Il primo è anche accusato di lesioni personali. Tutto ruota attorno a un controllo di due giovani, uno dei quali accusa un militare di avergli ingiustificatamente rotto un timpano.
La vicenda risale alla notte del 15 ottobre del 2020 quando i due militari del Radiomobile di Treviso si trovavano in un posto di controllo sul Terraglio a Preganziol. A un certo punto notarono una macchina, che stava sopraggiungendo, svoltare poco prima verso via Schiavonia. Il fatto insospettì i militari che si misero subito sulle loro tracce e li trovarono nei pressi del parcheggio delle piscine a Preganziol.
Quel che successe poi sarà al centro del processo, fissato dal gup per l’11 settembre del 2025. I due giovani sostengono che il controllo dei militari dell’Arma andò oltre quello che avrebbe dovuto essere. Uno dei due ragazzi, I.M., 22 anni di Mogliano, denunciò infatti di essere stato preso a pugni e sbattuto con violenza contro il parabrezza dell’auto di servizio, tanto da subire la perforazione del timpano e crepare con la testa il vetro. Il tutto, mentre l’altro amico, P.B., 19 anni di Mogliano, si trovava ammanettato all’interno della macchina dell’Arma.
L’arrivo di una seconda pattuglia dei carabinieri della stazione di Mogliano avrebbe contribuito a calmare gli animi. Nel frattempo sul posto sopraggiunsero altre tre pattuglie della polizia e una dei carabinieri. Agenti e militari, per quasi due ore, perlustrarono con l’ausilio di torce elettriche la zona vicina alle piscine comunali ipotizzando che i due ragazzi potessero aver nascosto droga. Ma non fu trovato nulla. Così i giovani furono rilasciati e tornarono a casa.
Ma la loro successiva denuncia ha innescato un procedimento che è culminato ieri mattina con un rinvio a giudizio dei due carabinieri. I due giovani si sono costituiti parte civile e sono pronti a chiedere un cospicuo risarcimento dei danni.
Oltre alle lesioni, ai due militari si contesta il reato di omissione in atti d’ufficio perché avrebbero omesso di redigere il verbale di perquisizione eseguita quella notte nei confronti dei due ragazzi e di falso materiale e ideologico perché dopo aver sottoscritto l’ordine di servizio annotando il controllo della notte a carico dei due giovani di Mogliano avrebbero attestato falsamente di non aver eseguito alcuna perquisizione.
I legali di questi ultimi, gli avvocati Matteo Scussat e Antonio Alessandri del foro di Venezia, esprimono soddisfazione per l’esito dell’udienza preliminare. «L’udienza di oggi - sottolinea l’avvocato Scussat - ha segnato un passo importante verso l’accertamento della verità. L’accusa ha superato il vaglio dell’udienza preliminare e dunque possiamo formulare una ragionevole previsione di condanna. Aspettiamo il processo per far piena luce su un fatto grave e sconcertante».
«Non posso che essere soddisfatto - aggiunge l’avvocato Alessandri - visto che la procura ha avvallato la denuncia delle parti offese. Ora ci aspettiamo giustizia».
Il legale dei due militari dell’Arma, l’avvocato Stefania Monica Bertoldi, ribatte: «Il controllo effettuato dai due militari era stato determinato da un forte sospetto che i due giovani detenessero della sostanza stupefacente. Del resto le manovre repentine fatte in auto per evitare il controllo non potevano che destare sospetti. In ogni caso nel corso del processo siamo sicuri che verrà ristabilita la verità».