La Eco Energy accelera sul progetto al Lisert: la parola al territorio
MONFALCONE Entra nel vivo l’iter, tecnicamente si tratta della procedura del Paur, finalizzato a ottenere tutte le autorizzazioni necessarie alla costruzione e all’esercizio dell’impianto per il recupero di rifiuti non pericolosi, non fermentabili e non putrescibili, da convertire poi in css, cioè combustibile solido secondario, al Lisert.
Un progetto avanzato dalla società Eco Energy Monfalcone srl, che verso la fine del 2023 aveva acquisito dagli istituti di credito l’ex Eurogroup. Un’area dismessa dal 2013 di 50.970 metri quadrati, di cui 22.960 coperti, al civico 100 di via Timavo e a mezzo chilometro di distanza dal polo termale. Un sito già edificato, dunque, e valutato con «caratteristiche strutturali idonee allo svolgimento dell’attività»
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Un avviso pubblico è stato infatti affisso all’albo pretorio del Comune, per l’eventuale presentazione di osservazioni. Atti, questi, da depositare entro 30 giorni dalla pubblicazione (il documento reca la data del 17 maggio) al Servizio disciplina gestione rifiuti e siti inquinati della Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, in via Carducci 6 a Trieste. L’istanza per il rilascio del Paur, provvedimento autorizzatorio unico regionale, era stata promossa il 18 novembre da Eco Energy, “gemella” di un’altra società dal 2019 attiva a Bolzano e inserita nella PA holding, gruppo con fatturato di 70 milioni di euro.
L’impianto al Lisert prevede una capacità massima di trattamento di 130.000 tonnellate l’anno, da sottoporre a operazioni di selezione e trattamento meccanico. La lavorazione è prevista su tre linee produttive e immagina l’impiego di 35-40 risorse su 3 turni, dal lunedì al venerdì. Tutte le operazioni, che comprendono lo scarico o il carico mezzi e lo stoccaggio, sono previste all’interno del capannone. Nei trattamenti non si ipotizza l’utilizzo di acque di processo. E, pur non necessario, è invece programmato un sistema di contenimento degli odori. Presenti inoltre, nel progetto, gli opportuni sistemi di trattamento delle emissioni e delle acque di prima pioggia.
La procedura del Paur è tesa in particolare a strappare la Via, valutazione d’impatto ambientale, e l’Aia, autorizzazione integrata ambientale. La Vinca, valutazione di incidenza, e l’autorizzazione paesaggistica risultano già ottenute a conclusione del precedente iter di screening di Via. Tra i restanti nove titoli abilitativi da conseguire, tre sono di pertinenza comunale: il nulla osta sulle emissioni sonore, la comunicazione per l’attivazione di industria insalubre e la Scia. Gli altri pertengono a Regione, Irisacqua e dipartimento provinciale dei Vigili del fuoco, questi ultimi coinvolti per il parere di conformità alla normativa di prevenzione incendi.
I principali impatti ambientali, nove, sono stati enumerati nell’avviso e riassunti. Vengono perlopiù trascritti come «scarsamente rilevanti». Per quanto riguarda l’impatto sull’atmosfera si legge che «la valutazione modellistica effettuata sia per gli inquinanti che per le emissioni odorigene evidenza il rispetto dei limiti di legge e degli standard di qualità»; per quello su suolo e sottosuolo non sussiste «consumo ulteriore» e «tutte le attività saranno svolte all’interno del capannone»; relativamente all’ambiente idrico «l’impianto non prevede scarichi industriali», ci sono «due soli scarichi in corpo idrico provenienti dalle acque meteoriche di seconda pioggia» e «i piazzali sono dedicati unicamente al transito dei mezzi». Quanto all’impatto su flora, fauna ed ecosistemi: la zona del progetto «non è interessata dalla presenza di aree con particolare valore naturalistico o caratterizzate da vincoli di natura ambientale»; sul paesaggio: la struttura attuale del capannone «non sarà modificata»; sul clima acustico: si «rileva il pieno rispetto dei limiti di legge e del Pcca del Comune di Monfalcone»; su viabilità e traffico: l’attività di gestione rifiuti «provocherà indubbiamente un incremento» sulla circolazione veicolare, ma alla luce delle «misure e delle valutazioni effettuate», si può ritenere «l’impatto molto limitato»; pure sulla salute pubblica i riverberi sono definiti «scarsamente rilevanti» poiché il sito produttivo si colloca in un comparto industriale».
Infine rispetto ai rifiuti l’impatto viene qui valutato come «positivo» poiché l’attività «permette la produzione di css e quindi diventa un servizio di pubblica utilità nell’ambito del ciclo integrato della gestione» degli scarti. La trasformazione da rifiuto a nuovo prodotto consente cioè la chiusura del ciclo.
Il progetto è consultabile sul sito web della Regione.